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“La cooperazione italo-francese ha spesso aiutato l’Europa a progredire. Continuiamo a mantenerla viva”. A scrivere sono Vincenzo Amendola e Clement Beaune, rispettivamente sottosegretario di Stato italiano per gli Affari europei e segretario di Stato francese con delega per gli Affari europei.

I due, che si sono incontri pochi giorni fa a Roma e assieme hanno anche vistato Sant’Egidio incontrato il presidente Marco Impagliazzo e alcuni responsabili della Comunità, hanno pubblicato oggi – in occasione dei 64 anni del Trattato di Roma – un intervento a quattro mani sul quotidiano La Stampa. Come fare per rilanciare l’asse Roma-Parigi? “Lavorando insieme su progetti concreti, saremo in grado di moltiplicare l’efficacia e la portata del nostro rilancio”, scrivono. “Con questo obiettivo in mente stiamo lavorando congiuntamente su un trattato italo-francese che ci consenta di strutturare in maniera più continuativa il dialogo e la cooperazione necessari per affrontare insieme le sfide comuni”, aggiungono.

Faccio un passo indietro di due settimane. La visita romana di Beaune è stato “un chiaro segno dell’attenzione francese nei confronti dell’Italia”, notava Jean-Pierre Darnis, professore all’Université Côte d’Azur e consigliere scientifico dell’Istituto affari internazionali, su Formiche.net. Erano i giorni in cui Enrico Letta si preparava a lasciare la direzione della Scuola di Affari internazionali dell’Università Sciences Po di Parigi per rientrare in Italia come nuovo segretario del Partito democratico. Lo stesso di cui è membro il sottosegretario Amendola. Scriveva Darnis che “la comunicazione fra i due Paesi potrà a breve trarre un vantaggio indiretto della profonda conoscenza politica e umana sviluppata nel periodo trascorso a Parigi da un Enrico Letta che, tornando a un ruolo politico di primo piano in Italia, inciderà da questo punto di vista”.

E sempre Darnis notava come il rilancio del Trattato del Quirinale incroci la priorità data ai rapporti con Germania e Francia annunciata dal presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo discorso programmatico al Senato. “La volontà di replicare fra Italia e Francia una forma di meccanismo che dà buoni risultati nel contesto franco-tedesco ben corrisponde al disegno di triangolazione annunciato dall’esecutivo italiano”, notava l’esperto.

Molti gli incontri recenti sull’asse Roma-Parigi che hanno visto sul tavolo le questioni di politica estera e quelle economiche-industriali.

Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di Limes, spiegava pochi giorni fa a Formiche.net che tra Roma e Parigi si registra “un allineamento sulle questioni fondamentali A cominciare dall’euro: da tempo Mario Draghi, prima come presidente della Bce e ora come premier, lavora in raccordo con francesi e americani per una gestione dell’euro non austera e politiche fiscali e monetarie di tipo keynesiano. Con lui l’Italia può ora esibire sulla scena internazionale una personalità di peso e guardare dritto negli occhi i suoi interlocutori”.

È utile recuperare anche quanto diceva, intervistato da Formiche.net, Carlo Pelanda, docente di Geopolitica economica all’Università Guglielmo Marconi ed esperto di Studi strategici. “L’Italia ha importato la reputazione di Draghi e questo ha cambiato il posizionamento geopolitico del Paese”. I riflettori di Parigi e anche di Berlino sono dunque puntati su Roma dopo l’arrivo di un nuovo governo molto atlantista e in sintonia con la nuova amministrazione democratica di Joe Biden: un “cuneo atlantista nell’Unione europea”, diceva il professore. “È cambiato il gioco: l’Italia ora è di fatto nella triarchia europea. E il presidente Draghi, in maniera molto pragmatica, sta rassicurando Francia e Germania”.

Cosa rivela dell’asse Roma-Parigi la lettera di Amendola e Beaune

Dopo l’incontro a Roma di due settimane fa, i titolari della delega agli Affari europei di Italia e Francia scrivono un articolo a quattro mani in occasione dei 64 anni del Trattato di Roma. Ecco perché è importante

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