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Mes sì, Mes no, Mes chissà. L’Italia continua a non trovare la quadra sul Meccanismo europeo di stabilità, che garantirebbe a chi ne fa richiesta una linea di credito pandemica da 37 miliardi, a tassi agevolati rispetto ai normali costi di mercato. Peccato che l’orologio faccia tic-tac e si avvicini quell’Ecofin di fine mese che dovrà sancire (o forse no) la riforma del trattato che sta alla base del Meccanismo. E cioè consentire l’apertura in ultima istanza del paracadute che altro non è che il prestito per sostenere la sanità degli Stati membri. Ma proprio qui sta il problema. A sei giorni dalla riunione dei ministri dell’Economia, l’Italia non ha ancora una posizione unitaria.

CONTE CERCA LA QUADRA

Per cercare di andare a dama, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha riunito nel pomeriggio capi delegazione della maggioranza, presente il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per fare un punto. Nel governo come è noto ci sono posizioni ben distinte tra chi come Pd e Iv è favorevole e spinge per l’utilizzo di queste risorse europee per la sanità e chi, come i 5 Stelle, continua ad essere contrario. Ma c’è un passaggio a monte che è quello della riforma: non è tanto se utilizzare i 37 miliardi, ma se consentire al Meccanismo di diventare una ciambella di salvataggio in caso di sistemi sanitari al collasso. E forse, visto che la riforma del Trattato non implica un’automatica richiesta del prestito, allora alla fine un’intesa si troverà.

UN PARACADUTE FORMATO COVID

Perché, è il punto, in sostanza si tratta di trovare una nuova funzione per il Mes, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico (Single Resolution Fund, Srf) nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. Poiché la riunione del 30 novembre dell’Ecofin è decisiva per procedere nella riforma in questione, occorre da parte del governo trovare una formula per non bloccare i lavori in Europa pur nella consapevolezza che l’Italia, almeno fino ad oggi, non intende avvalersi di queste risorse. Insomma, sì alla riforma del Mes, ma no al prestito pandemico. Una sintesi che potrebbe sanare le divergenze.

LA CARTA GUALTIERI

Toccherà molto probabilmente al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, tentare di sbrogliare la matassa. Prima con un passaggio alle commissioni di Camera e Senato, venerdì, per informare sullo stato dei lavori in merito alla riforma. Poi, lunedì, la riunione dell’Ecofin per l’accordo politico in sede europea alla riforma. D’altronde, in Italia, invece, fa fede una mozione di maggioranza approvata nel dicembre 2019 che impegnava il governo ad acquisire una serie di condizioni e, tra queste, una clausola che impegnava il governo a non fare alcun passaggio in sede europea senza prima aver consultato il Parlamento. Di qui la necessità, per Gualtieri, di presentarsi alle Commissioni delle Camere. Probabilmente a quel passaggio non seguirà un voto, anche perché a dicembre – a poco più di un mese dal 27 gennaio, data della firma del trattato di riforma – il premier Conte, andrà in Parlamento prima di partecipare al Consiglio europeo e potrebbe essere quella l’occasione giusta per chiamare il Parlamento ad esprimersi.

Mes, Conte cerca la quadra e gioca la carta Gualtieri

Ancora distanze nella maggioranza sulla riforma del Meccanismo che sancirebbe la sua trasformazione in paracadute pandemico. Ma forse si può dire sì alla riforma del Trattato a monte del Mes e no al prestito. Gualtieri, comunque, andrà in Parlamento. Perché all’Ecofin decisivo mancano sei giorni

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