Skip to main content

Per cercare di dare una spiegazione razionale ad una crisi che investe i massimi livelli istituzionali dello Stato, ovvero presidenza del parlamento e governo da una parte e presidenza della repubblica dall’altra, è necessario risalire alle cause, che distingueremo in cause remote e cause prossime, mettendo in risalto quello che è stato l’elemento scatenante, ovvero il rifiuto da parte del presidente della repubblica Kaïs Saïed, di ricevere per la cerimonia del giuramento, così come previsto dalla costituzione, alcuni degli undici nuovi ministri che sono stati nominati dal capo del governo in una operazione di rimpasto.

CAUSE PROSSIME: LA CRONOLOGIA

15 luglio 2020. Si dimette il governo di Elyes Fakhfakh dopo appena sei mesi dalla sua nascita (27 Febbraio 2020).
26 luglio 2020. Il presidente della Repubblica, dopo aver consultato a mezzo lettera raccomandata i rappresentanti delle forze politiche presenti in parlamento ai quali chiedeva di presentare una rosa di nomi delle personalità giudicate più idonee a ricoprire l’incarico, conferisce il mandato al nome meno presente nelle liste proposte dai partiti, ovvero quello di Hichem Mechichi, ministro degli Interni nel governo dimissionario, che era stato designato a tale incarico dallo stesso Saïed, del quale Mechichi era stato sino ad allora primo consigliere presso la presidenza della repubblica, incaricato degli affari legali.
2 settembre2020. Dopo un mese e mezzo di consultazioni, Mechichi riesce ad ottenere la fiducia da una coalizione di maggioranza nella quale sono presenti forze politiche distanti fra loro quali il partito islamista Nahdha, il laico Qalb Tounes e il radicale islamista Al Karama.
16 gennaio 2021. Mechichi procede ad un rimpasto nominando 11 nuovi ministri in sostituzione di quelli che, a suo giudizio, non erano riusciti a dare prova di efficienza.

CAUSE REMOTE

Le cause remote, invece, sono le seguenti: l’avversione di Kaïs Saïed per l’intero sistema dei partiti politici, da lui stesso in ripetute occasioni denunciati come i principali responsabili del degrado sociale ed economico del paese, del tradimento della rivoluzione del 2011, e della mancata lotta alla corruzione.
La forte inimicizia nei confronti di Mechichi, ritenuto responsabile di un vero e proprio tradimento dal momento che, per ottenere la fiducia in parlamento, ha accettato di scendere a compromessi con i partiti politici. In realtà Kaïs Saïed contava sul fallimento delle consultazioni di Mechichi: in tal caso, infatti avrebbe potuto sciogliere il parlamento e procedere ad un referendum per una riforma della costituzione in favore di una repubblica presidenziale per poi procedere ad elezioni con una nuova legge elettorale lasciando a Mechichi la guida di un governo di scopo e a termine.

L’ELEMENTO SCATENANTE

Ad accendere la miccia è stato il rimpasto che Saïed ha contestato per due motivi: l’incostituzionalità della procedura di riorganizzazione dei ministeri che è stata avviata senza che venisse discussa in seno al consiglio dei ministri, come previsto dalla costituzione; la presenza nel gruppo degli undici nuovi ministri, di alcuni non meglio precisati personaggi sospettati di corruzione e riciclaggio.

A rendere ancor più incandescente il clima di questi giorni sono i sondaggi di intenzione di voto che vedono alle stelle il partito Pdl di Abir Moussi, pasionaria del regime di Ben Alì, (il dittatore destituito nel gennaio 2011 e trasferito in Arabia Saudita, dove è deceduto il 19 Settembre 2019) feroce avversaria del partito islamista Nahdha e in particolare del suo presidente Rachid Ghannouchi, che fu eletto presidente dell’Arp (l’Assemblea dei rappresentanti del popolo, ovvero il parlamento monocamerale tunisino), nei confronti del quale sta preparando una seconda mozione di sfiducia dopo che la prima è andata a vuoto.

Questa volta Moussi tuttavia conta di avere dalla sua parte la fronda di un certo numero di deputati di Nahdha già in vista perché firmatari di una lettera con la quale invitano lo stesso Ghannouchi a rinunciare ad un terzo mandato di presidente del partito in occasione dell’undicesimo congresso che dovrebbe celebrarsi entro il 2021 dopo che è stato rimandato nel 2020 causa pandemia.
C’è da dire che Moussi è detestata dallo stesso Saïed non meno di quanto egli non detesta Ghannouchi e il suo partito.
Ghannouchi, dal canto suo ha invitato gli elettori di Nahdha a scendere in piazza il 27 febbraio ufficialmente per manifestare contro la situazione di stallo provocata da Saïed che rifiuta il giuramento dei nuovi ministri ma, di fatto, anche e soprattutto per mostrare i muscoli a Moussi e rispondere ad una vasta campagna che, a suo dire, la stampa sta organizzando contro di lui e contro il suo partito enfatizzando il successo dei sondaggi ai quali ha affermato di non credere lasciando intendere che si tratterebbe di una manipolazione orchestrata da parte di chi si oppone sulla transizione democratica della Tunisia.

Un tutti contro tutti, insomma, che rischia di far saltare per aria non solo il sistema, ma il Paese intero.

In Tunisia è tutti contro tutti. I rischi per la democrazia

Di Giacomo Fiaschi

In Tunisia è in atto, oltre alla crisi sanitaria ed economia, una crisi istituzionale che sta portando ad un progressivo indebolimento della democrazia. Un tutti contro tutti che rischia di rappresentare una miccia esplosiva non solo per il sistema ma per tutto il Paese. L’analisi di Giacomo Fiaschi

Così la Cina minaccia di bloccare l’export dei metalli strategici

Pechino valuta una stretta sulle terre rare. Le autorità cinesi hanno inoltre chiesto agli operatori del settore quale impatto potrebbe avere la misura sui contractor europei e americani. L’industria della Difesa l’obiettivo più sensibile

Salvini incontra Zingaretti. Ascia deposta, ma non seppellita

Il neogiorgettiano Matteo Salvini, nelle forme e nei modi, incontra il segretario del Pd Nicola Zingaretti per siglare un patto di non belligeranza (operazione da ripetere poi con i 5S) che consenta al nuovo corso politico di convergenza nazionale sui temi del Recovery e nello scenario della lotta alla pandemia

Dalla Thailandia alla Grecia. Tutte le fermate delle FS guidate da Gianfranco Battisti

Continuano le attività internazionali del Gruppo FS Italiane guidato da Gianfranco Battisti. Tutti gli incarichi nel mondo

Libia, ultima chiamata. L'analisi di Profazio

Di Umberto Profazio

Uno scenario di frozen conflict nel quale, capovolgendo la celebre frase del Generale Carl von Clausewitz, le attuali trattative e negoziati non rappresentano altro che la continuazione della guerra per altri mezzi. È questo il presente e il futuro della Libia? L’approfondimento dell’analista dell’International institute for strategic studies e della Nato Foundation sulla situazione in Libia a dieci anni dalla Rivoluzione

Moody's ora tifa Draghi e dimentica le paure del Conte bis

Improvviso dietrofront dell’agenzia di rating, non sempre tenera con l’Italia. Un mese fa l’allarme sulla tenuta dell’esecutivo Conte e i rischi per il Recovery Plan. Ora la sponda a Draghi, che può fare quelle riforme rimaste finora solo un sogno. Ma attenzione alle similitudini con il governo di Mario Monti…

Vi spiego perché la giustizia civile cammina come una lumaca

I problemi della giustizia civile hanno radici profonde e richiedono di essere affrontati con sofisticatezza teorica. I consigli di Massimo Balducci al neo ministro Cartabia

Airbus, Total e gli altri giganti francesi finiti nel mirino degli hacker russi

Gli 007 francesi rivelano un massiccio attacco informatico contro il software Centreon, utilizzato da colossi come ArcelorMittal, Airbus e Total ma anche dal ministero della Giustizia transalpino. Tutti gli indizi portano a Mosca

npl

La nuova vita di Mustier sarà con Arnault. In un settore che vale 100 miliardi

L’ex amministratore delegato di Unicredit e l’uomo più ricco d’Europa si sono alleati per la creazione di una Spac (Special Purpose Acquisition Company), un settore che vale oltre cento miliardi di dollari

Lavoro, vi racconto la sfida dell'Osservatorio Cida-Adapt. Scrive Mantovani

Le analisi sulle trasformazione del mercato del lavoro ad opera delle nuove tecnologie e del loro considerevole impatto sui diversi settori lavorativi attraverso un “Osservatorio” realizzato dalla Confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità in collaborazione con Adapt. Il commento di Mario Mantovani, presidente Cida

×

Iscriviti alla newsletter