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Mentre la politica nazionale rincorre la suggestione di convergenze più ampie, senza che ancora una proposta concreta ne definisca i contorni per il governo del Paese, la spinta in direzione di nuove formule può avere riscontro nell’ambito delle comunità locali. Roma ne è un esempio evidente.

L’attuale dibattito sulle prospettive amministrative ruota attorno alla domanda di ricomposizione di antiche e recenti fratture. Chi rende visibile l’esigenza di novità è Carlo Calenda, il candidato a sindaco che più di altri ha saputo occupare il centro della scena pubblica. La sua figura, refrattaria ai vincoli del conformismo, esercita un’attrazione crescente su ampi strati della società. La vitalità di Roma non si rassegna al declino e non condivide, specialmente oggi, l’arrembaggio al potere. È cambiato il clima.

La richiesta di maggiore solidarietà e maggiore competenza si è fatta evidente ed è richiesta dalla opinione pubblica.

In questa fase eccezionale urge far lievitare una scelta coraggiosa che associ le energie disponibili, superi la nomenclatura del bipolarismo forzato, agevoli l’innesco di nuove articolazioni. Attorno alla leadership di Carlo Calenda potrebbe formarsi una “alleanza del cambiamento”, per larghi tratti inedita, grazie alla quale sia messa in azione la volontà ricostruttiva di tanti romani, come pure di tanti italiani.

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