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Continuità del ruolo cardine nell’ambito della sicurezza nazionale, continuità nel condannare con durezza i comportamenti sbagliati, puntando sulla prevenzione prima che sulla repressione: i reati compiuti da alcuni carabinieri negli ultimi anni servano di lezione. È il filo che ha caratterizzato il cambio al vertice dell’Arma dei carabinieri tra i generali Giovanni Nistri e Teo Luzi, presenti il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri Lorenzo Guerini e Luciana Lamorgese.

NISTRI: CONTINUITÀ NEI VALORI

La continuità dei valori dell’Arma, e anche con quello che finora è stato il suo capo di Stato maggiore, è stata spiegata da un emozionato Nistri citando John Milton, letterato inglese del Seicento, il quale scrisse che “nella Sacra Scrittura la verità è paragonata a una fonte che scorre: se le sue acque non fluiscono in perpetua continuità, imputridiscono in uno stagno melmoso di conformismo e tradizione”. Dunque, ha detto Nistri, bisogna migliorarsi “senza mai uscire dall’alveo della nostra memoria” e se ogni carabiniere “è il nostro biglietto da visita”, chi compie “azioni esecrabili” è “indegno di vestire gli alamari”. I fatti di cronaca che hanno coinvolto l’Arma non sono una “recente novità, come in altri organismi”. Oggi però, ha proseguito Nistri, il clamore è maggiore sui media e nella pubblica opinione e quindi la risposta dev’essere “netta e chiara”, con una condanna che può arrivare fino alla rimozione dall’Arma, e ha ricordato la proposta di modifica del regolamento interno per apportare adeguati correttivi.

Concetti connessi a quelli sul comando, alla necessità di ascoltare il personale e al sapere assumersi responsabilità anche impopolari. In generale, Nistri ha ribadito che l’Arma resta fondamentale nell’assetto della sicurezza nazionale rimarcando il coordinamento delle varie componenti pur nella loro autonomia.

LUZI: L’ARMA “CASA DI VETRO”

Anche Luzi è stato chiaro. Nell’invitare a “trasmettere ai cittadini, con il nostro servizio esemplare, ottimismo sociale e fiducia nelle istituzioni”, alla vigilia dell’assunzione dell’incarico il generale ha detto di non ignorare “i gravi fatti causati negli ultimi anni dal comportamento scellerato di carabinieri infedeli” e che non bisogna guardare a queste vicende “con indifferenza, ma imparare dagli errori”. In tanti momenti si prova “profonda amarezza e dolore” e bisogna accettare anche le critiche pungenti, reprimendo “con rigore” e puntando sulla prevenzione. L’Arma dev’essere “una casa di vetro”.

Durante la pandemia non è stata chiusa nessuna stazione dei carabinieri che hanno pagato il prezzo di 20 caduti e di oltre 7.600 contagiati. Luzi, che tra le tante componenti dell’Arma ha citato espressamente quella forestale, ha anche mandato un messaggio alla rappresentanza militare “e in prospettiva ai sindacati” ai quali ha promesso e chiesto attenzione e collaborazione. Sarà un punto nevralgico del futuro, pur con i limiti imposti dalla Consulta ai sindacati militari.

L’APPREZZAMENTO DI GUERINI E VECCIARELLI

Il ministro Guerini ha esaltato la capacità operativa anche durante la pandemia sottolineando il modello di riferimento rappresentato dai carabinieri anche per le continue attestazioni di stima nelle missioni internazionali. Il capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, nel ribadire che il periodo eccezionale ha messo tutti i settori della Difesa a dura prova, ha confermato l’intenzione per il futuro di investire sempre di più in formazione.

L'Arma una casa di vetro. Il cambio da Nistri a Luzi nel segno della continuità

Il filo che ha caratterizzato il cambio al vertice dell’Arma dei Carabinieri tra i generali Giovanni Nistri e Teo Luzi, è stato la continuità del ruolo cardine nell’ambito della sicurezza nazionale, nel condannare con durezza i comportamenti sbagliati, puntando sulla prevenzione prima che sulla repressione: i reati compiuti da alcuni carabinieri negli ultimi anni servano di lezione

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