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Le crescenti tensioni al confine tra Thailandia e Cambogia sono deflagrate nel corso delle ultime ore, all’interno di un’escalation militare che ha già provocato la morte di almeno 12 persone, di cui 11 civili, mentre almeno 35 civili sono rimasti feriti.

Gli scontri sono iniziati giovedì mattina nei pressi del tempio khmer di Ta Muen Thom, al confine tra la provincia thailandese di Surin e quella cambogiana di Oddar Meanchey. Non è chiaro quale delle due fazioni abbia per prima aperto il fuoco, con la Thailandia che sostiene che le truppe cambogiane abbiano utilizzato droni da sorveglianza e razzi prima di invadere il territorio, mentre dal canto suo il ministero della Difesa cambogiano afferma che si sia trattato di una risposta a un’aggressione “non provocata” da parte dell’esercito thailandese.

Le tensioni erano già elevate da giorni, dopo che una mina aveva ferito cinque soldati thailandesi lungo una zona che doveva essere demilitarizzata. Bangkok ha subito espulso l’ambasciatore cambogiano e ritirato il proprio ambasciatore da Phnom Penh. La Cambogia ha risposto con misure speculari, riducendo i rapporti diplomatici al minimo e denunciando le azioni thailandesi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come “attacchi premeditati e deliberati”.

Le tensioni tra i due Paesi trovano però origine nel passato, e in particolare in una contesa storica su un tratto di oltre 800 chilometri di confine, il cui tracciato è basato su una mappa del 1907 redatta sotto amministrazione coloniale francese. La Cambogia utilizza tale mappa per rivendicare parte del territorio, mentre la Thailandia ne contesta la validità. Uno dei luoghi simbolici del conflitto è il tempio di Preah Vihear, che nel 1962 la Corte Internazionale di Giustizia ha assegnato alla Cambogia. La sentenza è stata confermata nel 2013 dopo l’esplosione di scontri simili a quelli recenti che avevano causato almeno 20 morti.

Poche ore dopo l’inizio degli scontri, la Thailandia ha impiegato uno dei sei jet F-16 che nei giorni scorsi erano stati schierati in stato di allerta lungo il confine, colpendo obiettivi militari cambogiani. “Abbiamo usato la potenza aerea contro obiettivi militari, come da piano”, ha dichiarato il portavoce dell’esercito, Richa Suksuwanon.

Il conflitto si ricollega anche alla politica interna thailandese. La premier Paetongtarn Shinawatra, esponente di una delle principali dinastie politiche thailandesi, è stata sospesa all’inizio del mese dopo la diffusione di una telefonata in cui si riferiva all’ex premier cambogiano Hun Sen come “zio” e criticava i vertici militari thailandesi. Le sue parole, interpretate come una forma di compiacenza verso Phnom Penh, hanno provocato tanto proteste di piazza quanto la crisi della coalizione di governo in parlamento. Al suo posto è stato nominato premier ad interim Phumtham Wechayachai, che nelle scorse ore ha affermato che “non vi è stata alcuna dichiarazione di guerra” ma che “prima di negoziare, è necessario fermare i combattimenti”.

 

 

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