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È Donald Trump a tracciare la strada: “Battere la Cina e accelerare il progresso tecnologico negli Stati Uniti”. È il duplice obiettivo che si è posto con l’America’s AI Action Plan, presentato ieri dal presidente alla corte dei pesi massimi del mondo tecnologico durante un evento a Washington in cui ha firmato anche diversi ordini esecutivi. “L’America deve tornare a essere un paese in cui gli innovatori vengono premiati con il via libera, non strangolati dalla burocrazia”, aggiunge il tycoon.

Il mantra per vincere la corsa all’intelligenza artificiale si basa su tre pilastri: riduzione delle regole, accelerazione dell’innovazione (leggasi soprattutto nuovi data center) e promozione del know-how tecnologico americano. Tutto questo per costruire una IA libera dalle teorie woke che, per il governo americano, stanno intossicando la società.

Pertanto, l’ordine affidato alla Federal Trade Commission, alla Federal Communications Commission e ad altre agenzie federali è quello di scovare le norme che ostacolano il progresso. Anche i limiti ambientali, se necessario per la costruzione di data center. Inoltre, qualsiasi legge statale che la Casa Bianca valuterà in conflitto con gli standard federali contenuti nel Communications Act potrebbe vedersi negare l’erogazione di fondi. Così come verranno modificate le regole di appalto per l’IA che vengono considerati come una degenerazione liberale, mentre saranno cancellati i riferimenti ai programmi per la diversità, equità e inclusione (DEI) dal quadro della gestione del rischio. L’obiettivo è avere degli strumenti “oggettivi e liberi da pregiudizi ideologici dall’alto verso il basso”. Le aziende e le start-up verranno comunque aiutate e supportate dal governo centrale, affinché si realizzino modelli open-source ma anche tecnologie emergenti che Washington ritiene cruciali per il momento in cui viviamo, dai droni alle auto a guida autonoma. Le aziende saranno anche spinte alla promozione di programmi di IA per i propri dipendenti, così da aumentare l’alfabetizzazione tecnologica. Inoltre, chiunque voglia entrare a far parte di quella che il piano chiama “l’alleanza americana per l’IA” potrà ricevere “l’intero stack tecnologico” a stelle e strisce. E quindi hardware, software, modelli, applicazioni, regole di ingaggio.

D’altronde il preambolo dell’AI Action Plan parla chiaro. “Gli Stati Uniti – si legge – sono in una corsa per ottenere un predominio mondiale nell’intelligenza artificiale. Chi disporrà del più grande ecosistema stabilirà gli standard globali e conseguirà ampi benefici economici e militari. Così come abbiamo vinto la corsa allo spazio, è imperativo che gli Stati Uniti e i suoi alleati vincano questa competizione”. Un approccio tipico del pensiero trumpiano, che utilizza il bastone con gli avversari – su tutti, la Cina – mentre agli alleati si presenta con la carota in mano – purché comprino americano, così da non essere dipendenti da tecnologie altrui

Con l’AI Action Plan, dunque, Trump viene incontro alle sollecitazioni delle aziende. A loro dà tutto il materiale necessario per competere (e vincere) la sfida con la Cina. Come, ad esempio, la possibilità di addestrare modelli linguistici sotto copyright senza dover compensare chi li ha creati, come fanno le società cinesi. “Dobbiamo consentire all’intelligenza artificiale di utilizzare quel bacino di conoscenze senza dover affrontare la complessità delle negoziazioni contrattuali”, spiega il presidente. Parole, seguite da azioni concrete, che marcano una differenza netta rispetto all’amministrazione precedente guidata da Joe Biden, che si era soffermata molto più sul contenimento dei rischi dell’intelligenza artificiale.

Trump invece concede una sorta di liberi tutti. Ma è Axios ad avvertire di una “bomba ad orologeria” che si intravede all’orizzonte. Addestrare i modelli a rispondere in un certo modo sulle questioni politiche più spinose potrebbe essere preso d’esempio da governi autoritari che cercano di reprimere il dissenso. Solo il tempo dirà se sarà davvero così. Nel frattempo l’America ha il suo piano d’azione per vincere una delle partite più importanti.

AI Action Plan. Ovvero come l'America vuole battere la Cina

I tre pilastri contenuti nel documento sono: la riduzione delle regole, l’accelerazione dell’innovazione (soprattutto per i nuovi data center) e la promozione del know-how tecnologico americano con maggiori esportazioni verso i Paesi che intendono far parte dell’alleanza. Oltre a una tecnologia libera dalle teorie woke. Un approccio tipico di Donald Trump, sicuro che in questo modo Washington trionferà su Pechino

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