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Allora, 67 anni or sono, una folla enorme segnò una svolta nella lotta dei neri per i diritti civili. Ieri, nonostante i numeri ridotti causa pandemia, il movimento Black Lives Matter puntava a recuperare lo “spirito del ‘63”, per spingere gli Stati Uniti verso la resa dei conti con una questione razziale mai completamente risolta.

“Quando è troppo è troppo”, ha scandito Martin Luther King III, figlio maggiore di MLK, parlando dopo il reverendo Al Sharpton. E dalla folla s’è levato ancora un grido di rabbia e di frustrazione, per le troppe vite di afro-americani recise da una polizia ormai sotto processo in tutta America.

Donald Trump, che giovedì notte aveva chiuso la convention repubblicana, denunciando le violenze dei manifestanti, ma non i soprusi della polizia, non era alla Casa Bianca: era nel New Hampshire, per fare campagna.

In testa al corteo c’era il padre di Jacob Blake, il giovane afro-americano rimasto paralizzato dopo che a Kenosha, in Wisconsin, domenica scorsa, un poliziotto gli ha sparato alla schiena sette colpi di pistola: “Mio figlio è in un letto di ospedale e lo tengono ammanettato”, racconta l’uomo.

Quando la marcia parte dal Lincoln Memorial verso il vicino Martin Luther King Memorial, ci sono anche familiari di George Floyd, il nero ucciso da poliziotti a Minneapolis; di Breonna Taylor, la giovane infermiera afro-americana uccisa dalla polizia in casa mentre dormiva a Louisville, in Kentucky; e di Eric Garner, soffocato da una presa al collo degli agenti a New York.

Lo slogan è “Get your knees off our necks”, via le vostre ginocchia dal nostro collo, con riferimento alla pratica spesso usata dagli agenti per immobilizzare le persone fermate, come accaduto a Floyd, morto soffocato. “I can’t breath”, non posso respirare, le ultime parole di George, è l’altro slogan che risuona più spesso.

In un tweet, Michelle Obama si dice “stanca e frustrata”, descrivendo il suo stato d’animo di fronte al caso Blake e accusando l’amministrazione Trump di alimentare un “razzismo sistematico”. “Quante volte ormai i nostri ragazzi hanno visto la mancanza di empatia, le divisioni… A volte, lo hanno visto nelle notizie. A volte, dal Rose Garden della Casa Bianca. A volte, dai sedili posteriori di un’auto”, riferendosi ai figli di Jacob, che hanno assistito al ferimento del padre.

Intanto, i casi di coronavirus negli Stati Uniti hanno superato i 5,9 milioni: è quanto emerge dai dati della Johns Hopkins University, che sabato hanno registrato oltre 44 mila nuovi contagi – il totale, alla mezzanotte sulla East Coast, superava i 5.918.000 – e quasi 900 decessi – per un totale di quasi 181.800 -.

Due partecipanti e due volontari della convention repubblicana a Charlotte sono risultati positivi. Nella città, si era radunata una rappresentanza ridotta dei delegati (336, un decimo circa del totale) per l’attribuzione ufficiale a Trump della nomination repubblicana e il presidente aveva assistito alla conta e pronunciato un breve discorso.

GpnewsUsa2020

 

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