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Dallo Spazio alla Cina, passando per il Mediterraneo orientale e il Medio Oriente. È una Nato attiva e vitale quella che esce dal vertice tra i ministri della Difesa, costretti a ritrovarsi in forma virtuale a causa della perdurante emergenza pandemia. Per Lorenzo Guerini e colleghi, il segretario generale Jens Stoltenberg aveva preparato un’agenda fitta, comprensiva di un delicato punto sugli obiettivi di spesa e degli impegni tra Afghanistan e Iraq.

VIA LIBERA AL CENTRO SPAZIALE

Come preannunciato, è arrivato il via libera al nuovo Centro spaziale dell’Alleanza Atlantica. Sarà inserito all’interno dell’Allied Air Command di Ramstein, in Germania, e getterà le basi per l’istituzione di un Comando spaziale a tutti gli effetti. “Aiuterà a coordinare le attività spaziali degli alleati – ha spiegato Stoltenberg – supporterà le missioni e le operazioni della Nato nello Spazio, comprese immagini e comunicazioni satellitari, e proteggerà i sistemi spaziali degli alleati attraverso la condivisione delle informazioni su minacce potenziali”. Non ci sono ancora i numeri sul personale di cui il centro sarà fornito, ma l’obiettivo “potenziarne” le varie capacità già nei prossimi mesi. Stoltenberg ha escluso ancora obiettivi offensivi, imputando la nascita del nuovo centro all’accresciuta preoccupazione per le minacce (soprattutto di Cina e Russia) alle preziose infrastrutture orbitanti.

IL BURDEN SHARING…

Primo punto dell’agenda era comunque il fatidico 2% del Pil da destinare alla Difesa, rientrante nel concetto di “burden sharing” tra le due sponde dell’Atlantico. “Il 2020 – ha ricordato Stoltenberg a margine del vertice di ieri – sarà il sesto anno consecutivo di aumento per la spesa degli alleati europei e del Canada, con un incremento annuale del 4,3% in termini reali”. Bene anche i progressi sul fronte delle “capability” (il secondo target definito in Galles nel 2014): “La maggioranza dei Paesi membri ora investono il 20% o più dei budget per la Difesa in nuove capacità”. Note positive ribadite anche da Mark Esper, segretario Usa al Pentagono, spesso portatore delle pressioni dell’amministrazione Trump agli alleati europei sul fronte della spesa. “Dieci Paesi ora rispettano l’obiettivo del 2%; il doppio di quelli che lo facevano nel 2016”, ha detto sottolineando la variazione ottenuta durante l’amministrazione Trump (evidenti qui le finalità elettorali).

…E LA POSIZIONE ITALIANA

L’Italia resta in posizione scomoda a riguardo, con un livello attestato dalla Nato pari all’1,43% del Pil rispetto all’1,18% dello scorso anno. Variazione imputabile soprattutto alle stime in negativo sul prodotto interno lordo per l’anno in corso, sebbene l’Italia abbia comunque mostrato l’intenzione di investire di più nel settore. Lorenzo Guerini è intervenuto al vertice a poche ore dalla presentazione del Documento programmatico pluriennale (Dpp) per la Difesa 2020-2022. Conferma per l’anno in corso un budget da 22,9 miliardi di euro (rispetto ai 21,4 dello scorso anno), ma soprattutto l’incremento nella funzione Difesa per la voce “investimenti” (pari a 2,8 miliardi, +50%).

“Siamo riusciti, nonostante la crisi, a mantenere invariate le spese per la Difesa nel 2020 e confermiamo il nostro impegno a tendere verso l’allineamento del nostro budget alla media della spesa dei Paesi europei”, ha spiegato ai colleghi il ministro italiano. In ogni caso, sottolinea palazzo Baracchini nella sua nota, “l’Italia conferma il suo ruolo in seno all’Alleanza rimanendo stabilmente tra i primi contributori nelle operazioni e missioni”. L’obiettivo in tal senso è spingere la Nato a una maggiore considerazione (oltre al “cash”) proprio al “contribution”, su cui l’Italia è seconda solo agli Usa.

DETERRENZA…

Sul fronte della deterrenza, i ministri hanno affrontato ieri soprattutto il “crescente arsenale di missili nucleari della Russia”. La sfida, ha spiegato Stoltenberg, “è seria e cresce in scala e complessità”. E così i titolari della Difesa hanno confermato il pacchetto di misure politiche e militari già definito nella precedente ministeriale. “Gli alleati – ha ricordato il segretario generale – stanno acquisendo nuovi sistemi di difesa aerea e missilistica, comprese le batterie Patriot e Samp/T”. Inoltre, “stanno investendo in nuove piattaforme, inclusi aerei da combattimento di quinta generazione”, altro tema su cui l’Italia vanta un primato in ambito Nato. Attenzione poi al trattato New Start, in scadenza a febbraio. L’Alleanza resta fortemente schierata per un rinnovo.

…E FRONTE SUD

Sul tema della difesa e deterrenza, Guerini ha portato avanti lo sforzo italiano per una Nato più attenta al fronte meridionale, altresì noto come Mediterraneo allargato. Come spiega il dicastero, il ministro ha richiamato l’esigenza, non più rinviabile, di uno sviluppo di piani dell’Alleanza congruenti con la sempre maggiore rilevanza, in termini di sicurezza, del fianco sud dell’Alleanza: “Ritengo fondamentale, sia da un punto di vista militare sia da un punto di vista politico, rendere operativo questo elemento di assoluto rilievo per un concreto adattamento a Sud”.

IL MEDITERRANEO ORIENTALE

E nel fianco sud rientra anche il dossier legato al Mediterraneo orientale, relativo per la Nato soprattutto al rischio di escalation tra due Paesi membri: Grecia e Turchia. Per Guerini “il mediterraneo non deve divenire un’area di contrapposizione tra alleati, le divisioni interne possono fornire opportunità ai nostri competitor in termini di influenza su di un’area di importanza strategica”. E così, “l’Italia è sempre disponibile a facilitare il dialogo come fatto finora”. Linea sposata da subito dalla Nato, chiaramente intenzionata a evitare qualsiasi rottura con la Turchia. Stoltenberg ha per questo ricordato il meccanismo di de-confliction già attivatosi in seno all’Alleanza (tutt’altro che in “morte cerebrale”, come descritta dai francesi), con tanto di linea rossa diretta tra Ankara e Atene per evitare pericolosi incidenti. “Chiaramente non risolve le dispute esistenti – ha spiegato – ma può fornire spazio per i colloqui politici”. E infatti, ha aggiunto nella conferenza stampa di chiusura, entrambi i Paesi hanno accettato di cancellare le rispettive esercitazioni in mare previste per la prossima settimana.

INTERFERENZE CINESI

Il tema si lega al concetto di “resilienza”, sempre più stressato in ambito Nato anche nel contesto dell’avviata riflessione strategica #Nato2030. “I ministri – ha detto Stoltenberg – hanno ricevuto un rapporto completo sullo stato delle infrastrutture critiche, compresi porti e aeroporti, linee di fornitura per carburante, cibo e attrezzature mediche, e telecomunicazioni, incluso il 5G”. Nonostante qualche progresso, ha aggiunto, “ci sono ancora vulnerabilità”. A preoccupare l’Alleanza è il “controllo straniero delle infrastrutture critiche su cui fanno affidamento le nostre società e le nostre Forze armate”, sottolineatura che per l’Italia richiama gli investimenti cinesi nel porto di Taranto. Lo dice chiaramente Stoltenberg: “Paesi come la Cina stanno investendo in modo aggressivo nei porti e negli aeroporti e le nostre reti di telecomunicazioni rimangono vulnerabili agli attacchi dall’esterno e dall’interno”. Obiettivo “rafforzare la resilienza”, rimandato anche al prossimo summit tra capi di Stato e di governo.

GLI ALTRI PUNTI

Intanto, oggi il vertice si è concluso con un aggiornamento sugli impegni per Afghanistan e Iraq. Sul primo teatro si è confermata la linea dell’unità nel progressivo ritiro di 12mila militari impegnati nella missione Resolute Support. Ritiro “condizionato” al rispetto da parte di talebani delle condizioni sancite già a Doga, dove sono in corso i negoziati di pace intra-afghani. Per l’Iraq, si è confermato il potenziamento della Nato Training Mission, destinata anche a ereditare parte degli impegni della Coalizione globale anti-Isis a fronte di una situazione di sicurezza che “resta complessa”. L’Italia ha confermato il proprio impegno, comprensivo della candidatura al comando della missione al termine del mandato danese.

Nel mezzo del vertice, anche una nuova iniziativa di cooperazione per lo sviluppo di capacità di difesa terra-aria a corto e medio raggio (Gbad). Ha il carattere “multinazionale” grazie alla firma sulla lettera d’intenti di dieci ministri di, tra gli altri, Italia, Germania, Spagna e Regno Unito. “Il progetto – spiega la Nato – implementerà un approccio modulare sistematico e fornirà agli alleati partecipanti soluzioni versatili e scalabili, consentendo loro di creare pacchetti di forza Gbad personalizzati per le minacce”.

Dallo Spazio alla Cina. Ecco le novità per la Nato (con Guerini)

Via libera al nuovo Centro spaziale, focus sui livelli di spesa e aggiornamento della deterrenza sulla Russia. E mentre l’Italia continua a chiedere più attenzione per il fianco sud, Jens Stoltenberg pone l’accento sulle mire della Cina per i porti europei. Ecco cosa hanno deciso i ministri della Difesa della Nato

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