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Libro della Genesi, capitolo 19. “I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. 2 E disse: ‘Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra strada’. Quelli risposero: ‘No, passeremo la notte sulla piazza’. 3 Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così mangiarono. 4 Non si erano ancora coricati, quand’ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. 5 Chiamarono Lot e gli dissero: ‘Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!’. 6 Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé, 7 disse: ‘No, fratelli miei, non fate del male! 8 Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto’. 9 Ma quelli risposero: ‘Tirati via! Quest’individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!’. E spingendosi violentemente contro quell’uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta”.

In questo testo trova fondamento la condanna inappellabile dell’omosessualità o la condanna inappellabile della negazione dell’ospitalità verso lo straniero? A dire il vero a me sembra del tutto evidente che non c’è alcuna accettazione dello stupro, ma l’indicazione di quanto sia grave negare ospitalità. Per me Lot non dice “stuprate pure le mie figlie”, Lot dice “accetto pure di soddisfare le vostre brame, ma non negando ospitalità allo straniero”.

Purtroppo il grande vespaio sollevato dalle dichiarazioni di Francesco sugli omosessuali dimostra ancora la vitalità del pregiudizio, non verso atti, ma verso persone. Le parole del papa toccano due punti: i figli omosessuali che se scoperti vengono cacciati dai loro genitori e la necessità di unioni civili, come è già in Italia. Il papa è contro le nozze gay? Sì, chiaramente è contro. Il gesuita Juan Carlos Scannone, ha detto in merito alla visione di Bergoglio ancora arcivescovo di Buenos Aires: “Credo che Jorge intendesse davvero dare diritti alle coppie omosessuali, era la sua idea. Ma non era favorevole al matrimonio poiché è un sacramento. La Curia romana, invece, era ostile alle unioni civili”.

Chiaro, ma non è questo il punto. Il punto è quello che dice in queste ore il cardinale Gerhard Ludwig Müller: tra matrimonio e unione civile qual è, alla fine dei conti, la differenza? Per uno a digiuno di teologia come chi scrive rispetto all’ex prefetto per la Dottrina della Fede, è possibile solo qualche suggerimento: ad esempio che il matrimonio per il cardinal Müller sarà certamente un sacramento, l’unione civile non lo è. Il matrimonio prevede i doveri di fedeltà e collaborazione, l’unione civile no. Per il matrimonio sono previste le pubblicazioni, per le unioni civili no. Tutto questo non solo è noto, ma per una Chiesa che pensa agli uomini e vive nelle nostre società, con tutti, questo è fondamentale per tutelare i diritti delle persone e salvaguardare lo stesso matrimonio sacramentale.

Queste parole del cardinale Müller sembrano infatti non considerare che in 68 Paesi oggi essere omosessuali è un reato, che in sette di questi (da poche settimane non è più così in Sudan, altrimenti erano otto) è prevista la pena di morte. In altri due, Egitto e Iraq, la persecuzione esiste anche se non è esplicitamente prevista dai codici. La Chiesa è nel mondo, o un giudice al di là della storia? E se lo Stato laico deve seguire, come afferma il cardinale, il diritto naturale, allora come la mettiamo con gli Ogm, al cui uso – contro la fame nel mondo – da tanti anni il Vaticano ha aperto? E allargando il discorso e così tornare al testo biblico sarebbe bene domandarsi in quanti Paesi l’ospitalità verso lo straniero sia sacra: chi pensa che arriveranno a 68?

Ma la discussione a cui assistiamo preferisce non ascoltare cosa ci dice la realtà degli uomini che vivono oggi nel nostro mondo, si è preferito domandarsi se Francesco cambi la dottrina, o addirittura se nelle sue parole ci sia apertura all’idea di genitorialità omosessuale. Tutti teologi, o forse tutti pm; Francesco invece rimane un pastore, che sa ascoltare e non segue i criteri di “opportunità”. E allora oltre a lagnarsi che di un documentario sul papa rimanga solo una frase – forse tagliata non bene, ma chi ha visto tutto il documentario assicura che non è così -, al punto da far sparire anche l’incontro con una vittima di abusi, si deve prendere atto che anche questa banalità ha dimostrato l’urgenza di abbattere muri in questo mondo sempre più impaurito da tutto ciò che è “altro”.

Quanta omofobia rimane se non si accetta di dire, come faccio io qui, “ok, si riferiva a cose assurde, come cacciare di casa un figlio perché omosessuale, non lo avevamo capito e ce ne dispiace. Ma si riferiva anche al bisogno di riconoscere l’importanza del rispetto per ogni essere umano in un mondo dove per omosessualità si viene ancora impiccati e questo ci riguarda, per tanti motivi”. Ci riguarda non perché lo condividiamo ma perché lo rimuoviamo.

La Chiesa, la legge naturale e 70 Paesi (da non ignorare). La riflessione di Cristiano

Si è preferito domandarsi se Bergoglio cambi la dottrina, o addirittura se nelle sue parole ci sia apertura all’idea di genitorialità omosessuale. Tutti teologi, o forse tutti pm; Francesco invece rimane un pastore, che sa ascoltare e non segue i criteri di “opportunità”. La riflessione di Riccardo Cristiano

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