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Inutile stampare carta per illustrare grandi programmi elettorali. La nuova creatura politica di Gianluigi Paragone, giornalista, già senatore del Movimento Cinque Stelle, ha un solo, grande programma e si traduce tutto nel titolo: Italexit. Nomen omen.

Paragone, ma non eravate contro i partitini?

Questo è molto più di un partitino. È una realtà che mancava dal panorama politico italiano, l’unico partito con un’idea chiara, cristallina: gli italiani devono poter scegliere di uscire dall’Ue e dall’Eurozona. La ragione è dalla nostra.

I sondaggi pure?

Abbiamo in mano quelli di Piepoli, ci danno al 5%.

Neanche siete nati e già sorpassate Renzi.

Sondaggi a parte, è la politica che ci darà ragione.

Non trova curioso presentare Italexit il giorno in cui tutti festeggiano il successo dell’Europa?

Successo? A casa mia un successo è quando ti vengono accreditati i soldi sul conto corrente, sono un tipo molto pratico. Quest’Europa non dà risposte all’economia reale, timeo Bruxelles et dona ferentes. L’atterraggio dei soldi sarà a lungo termine. Nel frattempo gli italiani devono fare i conti con una crisi drammatica, -12% del Pil per l’anno prossimo. Se vuole una storia di successo, le racconto come funziona a Londra.

Prego.

A Londra gli italiani residenti, quando sono stati lasciati a casa per via del Covid, hanno ricevuto direttamente sui loro conti correnti i soldi. Di più: oltre ai sussidi, hanno beneficiato delle spese medico-sanitarie, dal dentista al cardiologo.

A proposito di Londra, il primo alleato è il papà della Brexit Nigel Farage. I prossimi?

Questo esperimento parte dalla Gran Bretagna, e da lì non possiamo che partire noi. Se la rete avrà successo in Italia, si estenderà in altri Paesi europei. Senza il se: sono sicuro che accadrà. La gente ha bisogno di proposte forti, non di mezze idee.

Siete di centro, destra, sinistra?

Siamo per uscire dall’Europa, punto e a capo. Chiunque può venire a bussare alla mia porta, purché abbia ben chiaro che la nostra è una proposta radicale, senza compromessi. Detto fra noi, è difficile che si crei la fila di europeisti.

Altri ci hanno provato prima a dare il ben servito all’Ue. Due nomi: Lega e Movimento Cinque Stelle. Poi hanno abbandonato. Perché?

Il Movimento Cinque Stelle, perché non ha una tesi politica d’appoggio. È leggero, e, appena nato, ha accarezzato una suggestione, rimasta tale. La Lega vive al suo interno una dicotomia, fra chi la pensa come me e chi, per fare un esempio, non è un fan della linea Bagnai.

Dica la verità: qualcuno un pensiero lo sta facendo.

Ma no, non sono proprio interessato a infilarmi nella dialettica interna di altri partiti. Questa rivoluzione parte dal basso, dalle famiglie. Purtroppo il peccato originale della politica italiana è pensare che la soluzione al -12% di Pil parta dai corridoi dei palazzi.

Neanche con Di Battista vi siete sentiti?

Con lui quando ci sentiamo non parliamo di politica. Tanto più ora che diventa papà per la seconda volta. Ad Alessandro solo i miei auguri sinceri.

Come primo gesto annunciate la candidatura alle comunali di Roma. Che c’entra con l’uscita dall’Europa?

C’entra perché Roma è la capitale, da qui inizierà tutto, con il nostro candidato civico Monica Lozzi. Non corriamo alle amministrative, Italexit è una grande sfida politica, e farà il suo grande debutto alle politiche.

Ovvero quando?

Difficile dirlo. Questo è un governo gommoso, può durare a oltranza, fino a fine legislatura. Io fossi in loro non sarei così sereno, e mi preoccuperei di quel che arriverà a settembre.

Sblocco dei licenziamenti, regionali, legge di bilancio. La tempesta perfetta.

Più semplicemente, l’epilogo di una crisi che questo governo non ha saputo affrontare. Sento parlare di “grande vittoria dell’Europa”, di “tanti soldi”, un po’ di prudenza non farebbe male. Se questo sbandierato fiume di soldi non si scarica sull’economia reale non serve a niente. Altro che innovazione, digitale, green e grandi programmi.

Paragone, si fa un gran parlare di alleanza organica fra Pd e Cinque Stelle. Lei ci crede al matrimonio?

Possono anche non sposarsi. Ma il bacio alla francese se lo danno alla grande.

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