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Quali opportunità si celano dietro la possibile penetrazione italiana nella rete greca di Depa? L’Italgas, la più grande società di distribuzione di gas in Italia e la terza in Europa, prenderà in considerazione la possibilità di presentare un’offerta vincolante per la greca Depa, come dichiarato dall’amministratore delegato Paolo Gallo. Sullo sfondo il dossier energetico del Mediterraneo orientale, su cui si sta distendendo la geopolitica di tutti i maggiori players del settore.

I DETTAGLI SUL CONSORZIO

Il consorzio, ha spiegato Gallo, può essere formato entro maggio. “Il nostro obiettivo è quello di essere più competitivi unendo le forze con attori industriali o finanziari”. Lo scorso febbraio l’agenzia dedicata ai processi di privatizzazione in Grecia aveva dichiarato di aver ricevuto nove manifestazioni di interesse per la vendita dell’infrastruttura Depa. È chiaro che il tempismo dell’operazione è inevitabilmente legato all’evoluzione della pandemia, ma ci sono tutte le premesse perché un’offerta vincolante sia prossima, con l’obiettivo di chiudere la partita entro dicembre.

LA STRATEGIA GRECA DI ITALGAS

Da un biennio si ragiona sul possibile ingresso di Italgas, con Eni Gas e luce, nella rete di distribuzione di gas in Grecia. Eni Gas e luce, una sussidiaria del colosso petrolifero Eni, è già attiva in Grecia nella vendita al dettaglio di gas ed elettricità attraverso ZeniTH e nel campo della distribuzione di gas naturale tramite Eda Thess, a cui partecipa con una percentuale del 49%. Il 51% nella società di distribuzione del gas è controllata dalla Depa. L’interesse dell’Italia per Eda Thess è collegato a un piano strategico per il pieno controllo delle reti di distribuzione del gas in Grecia, un’opportunità data dallo smembramento di Depa.

IL NODO GEOPOLITICO

Perché Depa? Riavvolgiamo il nastro. La Grecia sta assumendo lo status di gas-hub del Mediterraneo, per la contemporanea presenza sul proprio suolo dei gasdotti Tap, Tanap e (a breve) anche dell’Eastmed. Ragion per cui anche la geopolitica sta giocando un ruolo, accanto all’economia. Dal gennaio scorso inoltre Depa, in collaborazione con la Cypriot Navigas ltd, sta lanciando una gara d’appalto per la costruzione delle prime mega navi gasiere per il gas naturale liquefatto, mentre le navi italiane (molto più piccole di quelle greche) sono in costruzione in un cantiere di Ravenna.

Il filo energetico che unisce Italia e Grecia è dimostrato anche dal fatto che nel momento in cui gli italiani hanno annunciato l’inizio dei lavori per Poseidon Med, sul sito inglese di Depa è stato pubblicato l’annuncio per la competizione greco-cipriota per la prima nave bunker greca.

Poseidon Med II permetterà di adottare il nuovo combustibile in quanto alternativo, sicuro, ecologico e sostenibile, spingendo così il trasporto marittimo nel Mediterraneo orientale verso un futuro più verde. Il programma è cofinanziato dall’Unione Europea, ed è in corso di attuazione in tre paesi (Grecia, Italia e Cipro), coinvolgendi sei porti europei (Pireo, Patrasso, Heraklion, Igoumenitsa, Limassol e Venezia) oltre al terminal ellenico di Revythousa.

LA SCOMMESSA EASTMED

La questione abbraccia inevitabilmente tutti i riverberi relativi alla costruzione del gasdotto Eastmed, una scommessa che la Grecia (e chi la sostiene, Washington su tutti) vuole vincere nonostante la Turchia, dopo che Ankara pensa di usare il lockdown del Covid per mettere in stand by le politiche energetiche nel Mediterraneo orientale. “Non saremo noi a arrenderci ai turchi” ha detto il ministro greco dell’Energia Kostis Hatzidakis intervenendo in parlamento durante un dibattito sulla ratifica dell’accordo intergovernativo sul gasdotto Eastmed.

L’OMBRA DI ERDOGAN

Il riferimento è ad una doppia condotta: da un lato la coda del progetto infrastrutturale, con la decisione di Atene di mantenere aperte tutte le opzioni per il percorso finale del gasdotto, nonché la possibilità di partecipazione di altri paesi, come l’Egitto, dal momento che ormai la Grecia fa parte di quell’alleanza euromediterranea che comprende Israele e Cipro; dall’altro la postura da adottare contro le reiterate provocazioni di Erdogan nel Mediterraneo orientale, concretizzate sia nell’invio della nave Yavuz nella Zee di Cipro, sia nell’accordo di delimitazione marittima raggiunto da Ankara con il presidente del Consiglio del Governo libico di Accordo Nazionale, Fayez al-Serraj, che esclude l’isola di Creta, e che ha provocato la reazione di Washington e Bruxelles.

Anche per questa ragione i ministri degli Esteri di Francia, Grecia, Cipro, Egitto ed Emirati Arabi Uniti si sono incontrati in una web conference inviando un messaggio preciso ad Ankara: rispettare pienamente la sovranità e i diritti sovrani di tutti gli stati nelle loro zone marittime nel Mediterraneo orientale.

twitter@FDepalo

 

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