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L’attività dei nostri 007 è naturalmente “segreta”. Ogni anno però gli apparati per la sicurezza nazionale presentano in Parlamento una relazione pubblica per descrivere, senza dettagli classificati, quanto svolto nel corso dell’anno. Poche settimane fa il direttore generale del Dis, il prefetto Gennaro Vecchione, ha presentato il documento relativo alle attività del 2019. Rileggendolo, possiamo scoprire come la liberazione di Silvia Romano non sia stato un fatto frutto di improvvisazione. Nella premessa era scritto: “L’intelligence si è dovuta misurare con sfide eterogenee, ma tutte di rilevante impatto sulla sicurezza: il terrorismo jihadista, quella di maggior momento, che vede tanto Daesh quanto al Qaida porsi quali sigle di riferimento per adepti e simpatizzanti sui cinque continenti; la tutela dei nostri assetti dispiegati in aree di crisi e l’impegno per i nostri connazionali sequestrati o scomparsi all’estero (Padre Pierluigi Maccalli, Silvia Costanza Romano, Luca Tacchetto)”.

Nell’esaminare poi le differenti aree geografiche e le relative minacce oggetto di attenzione da parte dei nostri servizi, si può leggere in modo chiaro l’attenzione rivolto al gruppo terroristico jihadista al Shabaab. “L’intelligence – si legge nella relazione – ha guardato in primo luogo alla Somalia, realtà centrale rispetto agli sviluppi dell’intera regione, segnata da contrapposizioni clanico-tribali, da una marcata rivalità tra Autorità centrale e Stati regionali e, soprattutto, da una grave, persistente minaccia terroristica. Le ripetute azioni di contrasto condotte da quelle Forze Armate e dalle truppe dell’African Union Mission in Somalia-AMISOM non hanno intaccato il portato offensivo della qaidista al Shabaab-AS, che nel 2019 ha sferrato numerosi attacchi, colpendo importanti obiettivi a Mogadiscio: il 28 febbraio, il centralissimo Maka al Mukarramah Hotel; il 24 luglio, il Municipio, in un’azione in cui è rimasto ucciso lo stesso Sindaco della città; il 30 settembre, un convoglio della European Union Training Mission, di cui facevano parte anche militari italiani, rimasti illesi; il 28 dicembre, un affollato crocevia, in un attentato che è costato la vita a circa 80 persone”.

I servizi italiani non hanno dubbi e scrivono: “Punto di forza di AS è stata l’acquisita capacità di fungere anche – recuperando la “tradizione” delle corti islamiche che rappresentarono, in passato, il primo veicolo per l’innesto nel Paese di narrative e pratiche dell’islamismo radicale – da entità “para-statale”, fornendo servizi essenziali nelle aree rurali e assicurandosi così il sostegno della popolazione, nonché un florido bacino di reclutamento (secondo dati AMISOM, solo nel 2019 AS avrebbe arruolato 1.700 nuovi militanti). Non è poi mancato, anche nel teatro somalo, l’attivismo della locale componente affiliata a Daesh che, seppur contenuta nei numeri e confinata nel Nord, è stata in grado di ingaggiare scontri diretti con AS e operare sporadicamente nella Capitale e in altre parti del Paese.

Dall’epicentro somalo, AS ha continuato a proiettarsi verso quelle aree che nella sua propaganda costituiscono il territorio della cd. “Grande Somalia”. Il Kenya si è confermato il principale obiettivo oltreconfine della formazione qaidista, che qui si è avvalsa altresì di consolidati rapporti con le locali reti criminali ed è stata in grado di colpire obiettivi sensibili anche nella Capitale, come dimostrato dal cruento attacco al Dusit D2 Hotel (15 gennaio). Un’azione complessa di cui vanno evidenziati – poiché confermano le aspirazioni globaliste di AS, tratteggiandone la presa su contesti non somali – l’impiego di un commando interamente kenyota (incluso l’attentatore suicida) e la rivendicazione, che ha ascritto l’operazione alle direttive impartite dallo stesso al Zawahiri per rispondere alla “giudeizzazione della Palestina”.

Ecco, questi sono i signori che hanno rapito la nostra connazionale Silvia Romano. Per i nostri 007 Al Shabaab è un gruppo tutt’altro che sconosciuto.

Perché Al Shabaab è una minaccia alla sicurezza. L’analisi degli 007 italiani

L’attività dei nostri 007 è naturalmente “segreta”. Ogni anno però gli apparati per la sicurezza nazionale presentano in Parlamento una relazione pubblica per descrivere, senza dettagli classificati, quanto svolto nel corso dell’anno. Poche settimane fa il direttore generale del Dis, il prefetto Gennaro Vecchione, ha presentato il documento relativo alle attività del 2019. Rileggendolo, possiamo scoprire come la liberazione di…

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