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Sì al Recovery Fund, sì al Mes formato light (niente condizioni per gli aiuti alla sanità) e una piccola vittoria politica per l’Italia. Non è magro il bottino del tanto atteso Consiglio europeo di questa sera, che ha approvato le misure concordate dieci giorni fa dai ministri delle Finanze Ue, nell’ultimo Eurogruppo. La sensazione è che si sia ritrovata una certa compattezza in Europa, seppur in piccole dosi (le divisioni non mancano) e che alla fine il Vecchio continente abbia dato risposte vere a problemi altrettanto veri.

Il messaggio arrivato dalla videoconferenza dei leader Ue è questo: sì al Recovery Fund, con annessi i Recovery bond, i nuovi titoli di debito garantiti dal bilancio settennale dell’Ue 2021-2027 con cui finanziare la ripresa. La prima vera forma di debito europeo. Rimane però da definirne la potenza di fuoco. E spetterà alla Commissione Ue deciderlo. Nel mentre, il premier Conte è riuscito a trasferire ai leader dell’Ue una certa fretta a fare presto, senza perdersi in litigi. A conti fatti, spiegherà più avanti l’economista della Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffè, una bella pagina di storia europea.

OK AL RECOVERY FUND 

Si parte con le misure decise: il Recovery fund da 1.500 miliardi si farà nei tempi previsti (presentazione entro il 6 maggio) ma resta da capire l’ammontare delle munizioni del fondo con cui sostenere la ripresa dell’intera Eurozona. “I capi di Stato e di governo hanno dato mandato alla Commissione di analizzare con precisione quale sia il fabbisogno del Fondo europeo di rilancio post crisi pandemica che hanno concordato di creare e di formulare un proposta in tal senso” ha annunciato il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.

Persino Angela Merkel, l’acerrima nemica (insieme all’Olanda) degli eurobond, si è detta convinta della bontà di accelerare sul Recovery Fund. “Per la ripresa dalla crisi economica acuta, tutti hanno concordato sul fatto che serva un piano congiunturale, o come viene chiamato anche Recovery plan o Recovery fund: voglio dire in modo molto chiaro che una risposta comune del genere è anche nell’interesse tedesco. La Germania sta bene solo se l’Europa sta bene”.

ANCORA DIVISIONI?

La cancelliera non ha tuttavia nascosto le persistenti divisioni in seno al Consiglio, nonostante l’accordo politico sul Recovery Fund. “I leader europei non hanno concordato su ogni punto, ma sono stati d’accordo nel lavorare insieme”, ha spiegato Merkel parlando di “un’atmosfera positiva”.

IL PACCHETTO DA 500 MILIARDI

Oltre al Recovery Fund, l’altro risultato è il sì al pacchetto da 500 miliardi già avallato dall’Eurogruppo: ovvero le linee di credito del Mes senza condizioni (ma solo per la sanità), i finanziamenti della Bei e il piano Sure per la disoccupazione. Stando dunque alle decisioni del Consiglio europeo c’è dunque l’approvazione alle misure stabilite dall’Eurogruppo con condivisa proposta di renderle operative dal 1 giugno.

LA VITTORIA DI CONTE

Fin qui le misure, i numeri. Poi c’è la politica e qui l’Italia ha portato a casa una piccola vittoria. Il premier Giuseppe Conte ha infatti chiesto e ottenuto di poter inserire nella dichiarazione finale del Consiglio “l’urgenza e la necessarietà” del Recovery Fund. La soddisfazione del premier si è manifestata anche su Facebook, dove Conte in un post ha parlato apertamente di “grandi progressi, impensabili fino a poche settimane fa. Un lungo percorso, avviato con la nostra iniziativa e con la lettera dei 9 Paesi Membri, oggi segna una tappa importante: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per proteggere le nostre economie e assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno, preservando, per questa via, il mercato unico”.

“La Commissione”, ha spiegato Conte, “lavorerà in questi giorni per presentare già il prossimo 6 maggio un Recovery Fund che dovrà essere di ampiezza adeguata e dovrà consentire soprattutto ai Paesi più colpiti di proteggere il proprio tessuto socio-economico”.

Concetto sostanzialmente condiviso da Emmanuel Macron: “ipiani di rilancio dopo questa crisi dovranno essere finanziati e dovranno essere massicci. Bisogna essere all’altezza di questa risposta e decidere il più presto possibile le risposte più forti possibili”.

IL PARERE DI MAFFÉ

Formiche.net ha chiesto un parere a Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista della Bocconi. Per il quale oggi è stata scritta una pagina importante. “Per l’emergenza è ancora un piccolo passo, ma è il massimo di ciò che si poteva attendere dal Consiglio di oggi. Tali misure saranno congiunturali e mirate a obiettivi specifici, secondo la Germania, quindi non strutturale, altrimenti sarebbe un mezzo passo verso gli eurobond”, spiega Maffè.

“Ma, in prospettiva storica, questo piccolo passo per il Consiglio è un enorme balzo per il progetto europeo, perché nasce la prima forma ufficiale di debito emesso da un’istituzione federale. Forse non siamo ancora al “momento Hamilton” che vide la nascita del modello federale Usa, ma certo è un bel giorno per chi crede in un futuro comune delle genti d’Europa”.

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