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Non “piccoli” sabotaggi. Ma test per sabotaggi più grandi. Così l’agenzia Reuters ha definito gli attacchi avvenuti il 19, 20 e 21 luglio contro tre depositi a Lipsia, Varsavia e Birmingham. Due di essi hanno interessato strutture appartenenti a DHL, la nota azienda logistica tedesca con sede a Bonn.

Le esplosioni

Tutte le esplosioni sono state provocate da dispositivi incendiari improvvisati, nascosti all’interno di spedizioni commerciali. Le autorità europee avevano infatti inizialmente interpretato gli eventi come parte di una più ampia campagna di sabotaggio orchestrata dall’intelligence militare russa volta a disturbare i sistemi di trasporto e logistica dell’Europa occidentale. Secondo l’agenzia di stampa, sarebbero stati in realtà delle prove per valutare l’efficacia dei sistemi di sicurezza in vista di un’operazione di sabotaggio di maggior portata. L’idea era quella di far detonare dispositivi esplosivi in volo, a bordo dei voli cargo diretti verso Stati Uniti e Canada. E un quarto dispositivo, rinvenuto in un deposito di Varsavia, non è esploso e gli esperti antiesplosivi lo stanno attualmente esaminando. Basandosi su oltre una dozzina di interviste con funzionari europei della sicurezza, tra cui una fonte diretta dalla Polonia, Reuters ha fornito il quadro più dettagliato fino ad ora del presunto piano.

Gli esplosivi

L’indagine indica che i dispositivi incendiari erano nascosti in oggetti apparentemente innocui – tra cui cuscini, flaconi di cosmetici e giocattoli per adulti – e venivano attivati mediante timer a distanza provenienti da elettronica a basso costo di produzione cinese. Questi timer, una volta innescati, facevano scattare esplosioni grazie all’uso di cocktail infiammabili contenenti sostanze come il nitrometano, un composto chimico estremamente infiammabile usato in ambito industriale. Tutti i materiali impiegati nei dispositivi, compreso il nitrometano, sono facilmente reperibili e a basso costo.

Gli agenti “usa e getta”

Reuters sottolinea inoltre che le modalità operative adottate negli attacchi contro DHL sono analoghe a quelle impiegate in precedenti operazioni condotte negli ultimi anni dalla Direzione Principale di Intelligence del Gru, il servizio segreto militare russo. Tali operazioni prevedono il reclutamento di agenti “usa e getta”, molti dei quali non cittadini russi, per missioni una tantum. Nel caso specifico, gli agenti sarebbero stati contattati tramite la piattaforma di messaggistica criptata Telegram, con compensi corrisposti in criptovalute o in contanti. Tra i sospettati figura un uomo ucraino, identificato da Reuters come Vladyslav Dekravets, reclutato nel Sud della Polonia e attualmente in attesa di estradizione dalla Bosnia verso la Polonia. Un altro sospettato, Alexander Bezrukavyi, avrebbe infatti preparato pacchi contenenti scarpe da ginnastica da spedire negli Stati Uniti e in Canada, per consentire al Gru di raccogliere informazioni sui processi e sui tempi di gestione delle spedizioni. Durante l’operazione, entrambi sarebbero venuti in contatto con persone presumibilmente collegate al Gru, note con i nomi in codice WARRIOR e MARY.

Sabotaggi ad alta quota, i test russi per colpire il trasporto aereo

Le esplosioni nei depositi di spedizioni in Germania, Inghilterra e Polonia sarebbero state in realtà dei test per preparare un’operazione di sabotaggio su larga scala. L’agenzia Reuters rivela che il piano del Gru prevedeva l’impiego di timer a distanza e materiali facilmente reperibili per innescare esplosioni a bordo degli aerei

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