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“Io e i miei colleghi lo diciamo da vent’anni. Ma oggi non mi va neanche di dire: ‘Vi avevo avvisato'”. Edward Lucas sfoglia corrucciato il nuovo report della Commissione Intelligence e Sicurezza del Parlamento britannico sulle interferenze russe. In fondo, fra i ringraziamenti, pochi nomi di autori “fuori” dal circuito degli 007, il suo è fra quelli.

Storica firma di punta dell’Economist e poi del Times, giornalista inglese da sempre esperto di spy-stories, oggi vicepresidente del think tank Cepa (Center for European Policy Affairs), si dice affatto stupito del duro, netto responso di un’indagine durata per mesi, e (volutamente) posticipata. L’intromissione del governo russo nella vita democratica inglese, recita in apertura il documento, è diventata “la nuova normalità”.

Lucas, sembra che il report ce l’abbia più con Downing Street che con il Cremlino.

Sono sorpreso dalla durezza del report. C’è una dura condanna del fallimento del governo ad ogni livello di policy, dell’incapacità di aprire gli occhi di fronte alla minaccia, di cooperare fra agenzie. E soprattutto dell’intenzione del governo di posticipare per mesi la pubblicazione di questo documento.

È un’accusa seria. Perché il governo avrebbe preso tempo?

Questo va chiesto al primo ministro. Gli autori hanno assolutamente ragione. Il governo rappresenta i cittadini, dovrebbe essere trasparente su temi così sensibili. Invece ne ha fatto una questione politica, ha dilazionato nel tempo un severo monito di questa commissione indipendente, che svolge un compito da watchdog. Sarebbe stato molto meglio permetterne la pubblicazione e poi rispondere apertamente alle raccomandazioni. Adesso, oltre all’inerzia, c’è il dubbio della collusione.

Il governo è l’unico imputato?

Credo che il documento suoni una sveglia per le agenzie di sicurezza e di intelligence inglesi. L’Mi5 avrebbe potuto fare di più. Quando gli è stato chiesto che informazioni avesse sulle interferenze russe, ha risposto con poche righe. Avrebbe potuto intervenire l’Mi6, ma risponde direttamente al ministro degli Esteri, che negli ultimi anni è stato l’attuale primo ministro, Boris Johnson. La verità è che, in Inghilterra, il dossier russo è una patata bollente, nessuno vuole averla in mano. Così all’inazione del governo si aggiunge la complicità di un intero sistema, finanziario, imprenditoriale, che permette agli oligarchi russi di riciclare il loro denaro nel mercato proprietario e nella City of London.

Lucas, veniamo al punto. Non ci sono prove di un’interferenza del governo russo nel referendum per la Brexit, pare.

Il responso è ancora più chiaro: semplicemente non abbiamo idea se ci siano o meno state interferenze, perché anche se vi fossero state non ce ne saremmo accorti. I segnali ci sono, evidenti.

Quali?

Il governo e le agenzie di intelligence russe hanno cercato di gettare discredito sulle elezioni, il referendum scozzese, il voto per la Brexit. Hanno alimentato teorie complottiste  su presunti brogli elettorali tramite schiere di youtuber, blogger, troll su Twitter. Al solito, l’obiettivo non è tanto assicurare un esito o un altro, quanto insinuare dubbi, far perdere la fiducia nei processi democratici.

Crede che la Brexit abbia indebolito il Regno Unito di fronte a questo tipo di interferenze?

Certo l’uscita dall’Unione europea non ha aiutato sotto il profilo della resilienza, da entrambe le parti. È vero, ora il Regno Unito non deve più chiedere il permesso a Paesi membri storicamente refrattari come l’Austria o l’Ungheria per assumere una posizione più assertiva nei confronti della Russia. Ma è anche vero che senza un approccio comune il rischio di abbassare la guardia è più alto.

La nuova svolta anticinese del governo Johnson rischia di mettere in penombra il tema delle interferenze russe?

C’è una questione di priorità. La Cina, oggi, è una minaccia più grande per il Regno Unito. Perché è un’economia più forte, e un attore molto più forte sullo scacchiere internazionale. Ma, come dimostra il report, il nostro sistema è permeabile tanto alle intromissioni dell’una quanto dell’altra potenza. La propaganda, il riciclaggio, la sovversione russa e cinese trovano un terreno fertile a Londra. Dobbiamo risolvere i problemi in casa, prima che sia troppo tardi.

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