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In futuro, un’emergenza sanitaria come il Covid-19 potrà essere affrontata meglio grazie alla tecnologia 5G. È quanto emerge da un recente report del Centro studi internazionali (CeSI), a firma dell’analista Paolo Crippa, dal titolo emblematico: “Le potenzialità della tecnologia 5G per gestire le emergenze sanitarie del futuro”. Tra tracciamento dei contagiati, analisi dei dati tramite intelligenza artificiale e nuovi dispositivi di monitoraggio, l’emergenza coronavirus sta difatti mostrando al mondo quanto le innovazioni tecnologiche possano (mai da sole) fare la differenza. È però solo un assaggio di ciò che potrebbe accadere in futuro.

LA SPINTA CINESE

Già prima che il Covid-19 venisse dichiarato pandemia dall’Oms, Pechino ha dato “enorme impulso all’estensione dell’infrastruttura telematica 5G, promuovendo la sua applicazione al settore sanitario, nonché la sperimentazione su larga scala degli applicativi ad essa connessi”. Lo ha fatto proprio dalla provincia di Hubei, epicentro del contagio, spiega il Centro presieduto da Andrea Margelletti. Antenne e stazioni sono state poste nel Wuhan Vulcan Mountain Hospital, il “noto ospedale costruito in soli sette giorni”, accompagnate da “dei team di protezione speciale, in grado di monitorare sul campo la sicurezza delle reti e il corretto funzionamento in tempo reale di tutta l’architettura digitale”. Una scelta studiata tavolino dal governo centrale, nota Crippa, con l’obiettivo di “collegare in rete tutti gli strumenti digitali del sistema sanitario locale e tutto il personale medico, fornendo una connettività estesa ad altissima velocità”.

IL VALORE DEL5G

È questa la chiave di volta della tecnologia di quinta generazione: “consente di godere di una connessione dati molto più estesa (rispetto al 4G, ndr), affidabile, in grado di ospitare un numero incredibilmente maggiore di dispositivi con una velocità e una capacità di trasmissione senza precedenti”. È questo, spiega ancora l’analista, ad aprire le porte “a una applicazione sempre più pervasiva della tecnologia a diversi ambiti della vita quotidiana”, partendo proprio dalla gestione emergenziale. Difatti, “la farraginosità e i ritardi che affliggono la gestione della crisi derivano in larga misura anche dalla difficoltà riscontrata nel reperire, condividere ed elaborare le informazioni, preziosissime per pianificare e mettere in atto le strategie di contrasto”. In un contesto simile, “ottenere una situational awareness completa è spesso un obiettivo irrealistico”.

UN CONTRIBUTO NELL’EMERGENZA

La situazione cambierebbe con “una rete 5G estesa a livello nazionale”, accompagnata chiaramente da dispositivi in grado di essere connessi nel noto Internet of Things. “Sarebbe immaginabile – spiega Crippa – monitorare i propri parametri vitali proprio dal luogo stesso di residenza e trasmettere i dati in tempo reale alle strutture sanitarie competenti; potrebbe essere inoltre possibile interagire da remoto con il personale medico attraverso lo streaming di immagini ad altissima risoluzione (4K o superiore), così da consentire a quest’ultimo di effettuare un primo screening, individuando celermente i potenziali infetti e distinguendo i casi più gravi e compromessi da quelli meno gravi”. Ciò varrebbe anche nelle fasi più acute dell’emergenza. La rete 5G permetterebbe “di scambiare in tempo reale, sempre tramite cloud, i dati sulle condizioni dei propri pazienti; dal numero dei posti letto disponibili (per ottimizzare lo smistamento degli arrivi) al numero dei decessi, dai parametri vitali alle storie cliniche pregresse, dai giorni di decorso della malattia alle risposte a diverse tipologie di trattamento”, il tutto con evidenti ricadute in termini di efficienza e per l’analisi del contagio.

LA MOBILITÀ…

C’è poi il tema della mobilità, a parte dalle “ambulanze smart”. Difatti, rimarca l’analista del CeSI, “connettendo l’ambulanza e i dispositivi IoT a bordo con l’ospedale, sarebbe possibile informare già durante il tragitto la struttura ricevente circa le condizioni del paziente, accorciando così i tempi utili a predisporre le attività di ricezione e di trattamento”. Un modello di riferimento arriva dagli Stati Uniti: “in Florida è stato recentemente sperimentato l’uso di veicoli autonomi per il trasporto dei test per il Covid-19 da e verso gli ospedali”. La quinta generazione “potrebbe consentire di mettere a sistema tali tecnologie, attualmente operanti tramite rete 4G+, creando architetture logistiche interamente basate su veicoli autonomi, riducendo drasticamente i rischi di esposizione per il personale”.

…E LA RIPRESA

Un aiuto lo potrebbe dare anche nella fase post-emergenziale, tra telecamere termiche e altri dispositivi per la misurazione di dati biometrici a distanza utili a evitare nuovi picchi. “Tali sensori vengono posizionati all’interno dei principali punti di passaggio e assembramento, come possono essere stazioni della metro, centri commerciali o aeroporti, al fine di isolare immediatamente potenziali nuovi contagi; anche in questo caso, la possibilità di condividere, incrociare ed analizzare enormi quantità di rilevamenti in tempo reale e senza latenza è garantita da un’infrastruttura 5G dedicata”.

IL FUTURO?

Scenari da tenere in considerazione insieme a tutti i risvolti che una simile impiego tecnologico comporta. Risvolti, nell’eterno dibattito tra privacy e sicurezza, che un regime come la Cina può permettersi di non valutare. Difatti, spiega Crippa, “A fronte di tali indifferibili domande, ogni singolo Stato sarà chiamato a rispondere secondo il proprio terreno valoriale di riferimento”. In ogni caso, “risulta difficile non intuire i dirompenti benefici che l’applicazione di tecnologie IoT, intelligenza artificiale e di Big Data analytics possono apportare al comparto sanità pubblica”. In tal senso, conclude l’analista, “la rete 5G risulterà il prerequisito fondamentale per qualsiasi opera di informatizzazione, in quanto infrastruttura telematica in grado di moltiplicare le possibilità di impiego di device e servizi tecnologici ad un ampio spettro di attività mediche e gestionali”.

Il 5G ci salverà, anche dal Covid-19. Ecco a quali condizioni. Report Cesi

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