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È iniziata la nuova èra dell’esplorazione spaziale. Tra stazioni commerciali, lander lunari e nuovi satelliti per osservare la Terra, l’Italia ha le capacità per essere ancora protagonista? Lo abbiamo chiesto a Massimo Claudio Comparini, che da inizio aprile è deputy ceo, senior executive vice president Osservazione, esplorazione e navigazione di Thales Alenia Space e amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia.

Ingegnere, partiamo da Copernicus. L’Esa ha definito i ruoli industriali per le future sentinelle. Quale è il vostro?

Thales Alenia Space partecipa a ben cinque delle sei nuove missioni Copernicus, guidandone tre come primo contraente, delle quali due in Italia e una in Francia. Abbiamo infatti il ruolo di primo contraente per Chime, per Cimr e per Rose L, a conferma di un ruolo-leader dal punto di vista tecnologico e sistemistico. Realizzeremo inoltre importanti strumenti anche per altre due sentinelle, ad esempio con il sofisticato strumento della missione Co2M. Un risultato che ci dice in modo oggettivo che dobbiamo essere semplicemente orgogliosi dell’Italia spaziale, della sua grande impresa e della sua filiera produttiva, Pmi, centri di ricerca e Università, e sostenuta dalle istituzioni, la presidenza del Consiglio e l’Asi: un sistema che fa squadra e semplicemente vince.

Cosa significa essere a bordo, da protagonisti, su un programma del genere?

Copernicus è un programma flagship dell’Europa, il più importante programma di osservazione della Terra mai concepito dall’uomo, per comprenderne le evoluzioni, capire i fenomeni e costruire un futuro sostenibile. Esserne parte con un tale ruolo rafforza la leadership indiscussa dell’Italia nel settore dell’osservazione radar che già dominiamo grazie alla costellazione Cosmo-SkyMed. Dimostra inoltre la competitività di Thales Alenia Space nel contesto internazionale e la grande responsabilità nel consentire il progresso delle tecnologie spaziali, nel gestire al meglio i programmi e i finanziamenti che le istituzioni europee e gli Stati membri dedicano allo Spazio.

C’è poi l’I-Hab, il modulo che l’Europa fornirà al Lunar gateway. Quale è l’ambizione per il programma lunare Usa?

Abbiamo l’ambizione di contribuire all’espansione delle frontiere della conoscenza, alle capacità e alle opportunità delle missioni di ritorno nell’orbita e sulla superficie lunare, aprendo al contempo la strada alle future missioni umane nello spazio profondo e su Marte. Partiamo dall’assegnazione nel 2018 da parte dell’Esa della responsabilità dello studio di due elementi della Lop-G (Lunar orbital platform – Gateway), ossia I-Hab, ed Esprit. Si tratta di successi importanti che confermano il ruolo chiave della nostra azienda in questa entusiasmante avventura, una storia che viene da lontano e che ha visto la nostra esperienza riconosciuta nella costruzione di più del 50% del volume abitativo della Iss, inclusa la cupola, l’ultimo elemento che, oltre a essere un concentrato di tecnologia, ha portato una grande rivoluzione nella vita degli astronauti a bordo della stazione: la possibilità di godere dallo spazio di una veduta eccezionale ed unica del nostro pianeta. Facendo leva proprio su questa significativa esperienza, sul know-how accumulato in decadi di lavoro nel dominio e capitalizzando l’evoluzione delle tecnologie abilitanti, dei processi costruttivi e della nostra filiera, I-Hab rappresenterà l’evoluzione degli elementi della Iss per una nuova generazione di moduli destinati all’esplorazione dello Spazio.

Lavorate anche con Dynetics per il sistema di allunaggio.

Siamo orgogliosi e onorati di essere al fianco dell’azienda americana Dynetics in questo momento decisivo per le missioni spaziali che ci riporteranno a orbitare e operare sulla Luna. Questa missione, tra le più ardue e sfidanti mai previste, sarà in grado di trasmettere nuovamente l’intensità delle emozioni vissute dalle generazioni passate nella esplorazione della Luna. I requisiti tecnici e la pianificazione definiti dalla Nasa necessitano della più sofisticata capacità industriale; abbiamo il privilegio e le capacità per poter contribuire a questa grande avventura. Thales Alenia Space, concorrendo a rendere reali le ambizioni dell’Asi e delle principali agenzie spaziali internazionali, è stata da sempre pioniere dell’esplorazione spaziale e metterà in azione i quarant’anni di esperienza sul campo per sostenere e accompagnare in sicurezza la prima donna e il prossimo uomo a camminare sul terreno lunare. Thales Alenia Space è da sempre un partner fondamentale nelle missioni internazionali di esplorazione del Sistema solare, in pieno accordo con la sua filosofia “Space for life”.

Intanto, sarete con Axiom sulla prima stazione spaziale commerciale al mondo. Cosa cambia rispetto all’Iss?

È un passo davvero importante perché contribuisce al cambio di paradigma che stiamo vivendo oggi nel settore spaziale e che mette in evidenza il potenziale anche commerciale dell’esplorazione spaziale, l’ultimo dominio a entrare a pieno titolo nella Space economy, ovvero nel modello di investimento pubblico-privato e di ritorni legati all’utilizzo delle infrastrutture e al mondo dei servizi, anche in senso lato, come già accaduto nelle telecomunicazioni e nell’osservazione della Terra. Un progetto, questo con Axiom, che ci porta allo sfruttamento commerciale e alla promozione di leva e crescita economica legata all’utilizzo dell’orbita terrestre bassa, esprimendo un ruolo guida e alla frontiera in ambito europeo. Sono fiducioso che questa collaborazione aprirà nuovi orizzonti.

Cosa è per voi la New space economy?

Lo Spazio oggi appare affascinate non solo per le sfide tecnologiche, di conoscenza e come strumento per costruire un pianeta sostenibile, ma anche per essere un laboratorio di trasformazione industriale e di modelli di business. La Space economy combinata con la trasformazione digitale è probabilmente uno degli esempi più interessanti della quarta rivoluzione industriale. Il driver dei servizi non solo ha determinato una transizione, in via di compimento, da una industria puramente technology-push a un settore market-driven, ma ha pure abilitato la costruzione di nuovi modelli e piani di business che rendono possibili e favoriscono investimenti pubblico-privati per la costruzione delle infrastrutture abilitanti e rendere possibili le ricadute su tutta la catena del valore.

E voi come vi inserite in tutto ciò?

Penso che in questo contesto la Space Alliance (Thales Alenia Space e Telespazio con il supporto dei loro azionisti) stia trainando efficacemente l’evoluzione da un punto di vista tecnologico, dei modelli di servizio e nel cogliere le grandi opportunità che una maggiore integrazione tra upstream, mid e down-stream può aprire nel rispondere alle esigenze del mercato. In tale contesto, in particolare Thales Alenia Space Italia per la sua missione, in sinergia con Telespazio e Leonardo, si pone l’obiettivo di attivare un’azione di stimolo e coinvolgimento della filiera tecnologica con particolare attenzione alle componenti di sviluppo innovative, Pmi e start up. Un moltiplicatore dell’azione di traino e impatto che le attività spaziali generano nel Paese, un driver di crescita per l’Europa tutta che trova in Italia filiera e competenze qualificatissime. La vera forza dell’Italia è nella tradizione lontana e nelle competenze dell’intera filiera; nell’essere uno dei pochissimi Paesi a coprire tutta la catena del valore di una missione spaziale, dal concepimento all’accesso allo Spazio, ma anche nel riuscire a mobilitare e mettere a sistema al meglio le energie che la New space economy sta liberando.

spazio

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