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Democristiani in calo di 5 punti all’11,5%, mentre AfD entra nel parlamentino e i Verdi raddoppiano. Si addensano altre nubi sulla GroKo di governo, con la cancelliera Angela Merkel che dopo il caso Turingia si vede costretta ad affrontare una nuova debacle del suo partito e dell’intero sistema partitico che ha governato il Paese negli ultimi decenni.

IL CROLLO DELLA CDU

Ad Amburgo dove si impone la Spd con il 39%, va in scena la replica delle ultime elezioni regionali, con i Verdi che fanno segnare un nuovo record (superando il 24%) e con la Cdu in caduta libera. La componente green si candida a recitare un ruolo su scala nazionale a questo punto, in considerazione del trend che da un anno a questa parte testimonia. Ma il principale nodo è tutto intestino alla Cdu, dove il passo indietro di Annegret Kramp-Karrembauer apre ad una serie di scenari. In primis quello che vedrebbe il liberale Friedrich Merz candidarsi alla presidenza del partito, dal momento che alle primarie venne sconfitto di un soffio, pur avendo dalla sua l’appoggio dell’ala più legata al mondo finanziario, bancario e industriale.

Merz intanto parla già da leader ed è al lavoro per il suo futuro in sella alla Cdu, di cui ha aspramente criticato la decisione di accordarsi con sinistra, i Verdi e il DOCUP. “La decisione della Cdu in Turingia di eleggere Ramelow come primo ministro danneggia la credibilità della Cdu in tutta la Germania – ha detto – Sin dall’inizio la Cdu in Turingia non avrebbe mai dovuto permettere all’AfD di trattare la nostra democrazia con disprezzo.”

NUOVO CORSO

Una speciale conferenza del partito dovrebbe essere convocata tra il 25 aprile e il 9 maggio a Berlino proprio per dipanare la matassa. Oltre a Merz, si fanno i nomi del primo ministro della Renania Settentrionale-Vestfalia Armin Laschet, del ministro della Sanità, Jens Spahn e dell’ ex ministro dell’Ambiente Norbert Röttgen. Secondo un sondaggio dell’istituto di ricerca d’opinione YouGov Merz avrebbe già il 18 percento dei consensi, seguito al 12% dal capo della Csu Markus Söder. Poi a seguire gli altri Röttgen (11 percento), Laschet (9 percento) e Spahn (7 percento). Il 43 percento non ha voluto optare per nessuno dei precedenti.

Inoltre solo un tedesco su cinque desidera che la cancelliera Angela Merkel sia nuovamente il principale candidato dell’Unione. In un sondaggio dell’istituto di ricerca d’opinione YouGov per conto dell’agenzia di stampa tedesca, solo il 21 per cento si è espresso a favore di una sua ricandidatura. Il 49 per cento vorrebbe che la grande coalizione sotto la guida di Merkel continuasse a lavorare normalmente fino alle elezioni del Bundestag nell’autunno del 2021. Al contrario, solo il 35% è a favore di elezioni anticipate.

E DOPO AMBURGO?

Cosa dice Amburgo allora? Che i socialdemocratici, pur in crisi su scala nazionale, prendono una boccata di ossigeno (ma perdendo 10mila elettori rispetto al 2015), mentre i Verdi rosicchiano più di 25mila voti proprio alla Spd, ottenendo un totale di 109.000 voti rispetto al febbraio del 2015. In particolare: 27.000 voti dall’Spd, 28.000 dal bacino degli astenuti, 9.000 dal Cdu, 4.000 da sinistra, 1.000 voti dall’AfD e 2.000 dagli altri partiti. I numeri dei centristi sono duri da metabolizzare: la Cdu ha perso 21.000 voti di cui 9.000 che hanno scelto i Verdi e 1.000 l’AfD. I sovranisti sono presenti nel parlamentino, senza dimenticare che la base dell’AfD si sta ampliando a est e a sud. Per il governo di Amburgo, spunta la possibile coalizione Spd-Verdi, che insieme hanno oltre il 60% dei voti.

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