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Svezia, Finlandia e Norvegia hanno registrato durante questa settimana un aumento degli isotopi radioattivi attorno alla penisola scandinava. L’ipotesi che circola è che potrebbe essere dovuto a un guasto in qualche impianto russo, ma non ci sono conferme. Anzi: da Mosca arrivano smentite. “I radionuclidi sono artificiali, vale a dire che sono prodotti dall’uomo”, ha dichiarato venerdì l’Istituto nazionale per la sanità pubblica e l’ambiente nei Paesi Bassi: “La composizione dei nuclidi può indicare un danno a un elemento di combustibile in una centrale nucleare [ma] non è possibile identificare una posizione specifica della fonte a causa del numero limitato di misurazione”.

La Rosenergoatom, società che gestisce gli impianti nucleari russi (e che ha in mano contratti in Turchia, India e Iran), ha negato che ci siano problemi con le sue due centrali nel nord-ovest del paese — quelle più vicine al luogo delle misurazioni, a San Pietroburgo e a Murmansk. “Operiamo nella norma, con livelli di isotopi registrati nella norma”, dice una fonte dell’azienda anonimamente citata dall’agenzia di stampa statale TASS. Le concentrazioni registrate tuttavia sono basse, non problematiche per l’uomo, e non fanno supporre grossi incidenti. Resta il mistero però di cosa stia succedendo, visto che non si tratta di processi naturali.

Recentemente la Russia è stata coinvolta in incidenti ambientali. Per esempio, l’8 agosto 2019 presso la base militare di Nënoksa, nell’Oblast di Arcangelo, un motore a propellente liquido è esploso mentre veniva testato causando alcune vittime e la dispersione di materiale radioattivo. A inizio giugno c’è stato un versamento di gasolio nel mare Artico di Kara.

(Foto: rosatom.ru, l’Akademik Lomonosov, l’unica unità di potenza fluttuante al mondo (FPU), a Murmansk nel 2018)

Misurazioni nucleari anomale in Scandinavia. C’entra la Russia?

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