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L’Ucraina rischia di dover scegliere tra “la perdita della dignità” e “il rischio di perdere un partner chiave”, ovvero gli Stati Uniti. Il monito arriva dal leader ucraino Volodymyr Zelensky, e si riferisce alla pressione crescente esercitata su Kyiv da Washington affinché accetti un nuovo piano di pace negoziato direttamente con Mosca che infrange molte delle linee rosse ucraine: cessione di ampie porzioni di territorio sotto controllo di Kyiv; riconoscimento de facto della sovranità russa su Crimea, Luhansk e Donetsk; rinuncia formale e costituzionalizzata alla Nato; drastica riduzione delle forze armate; divieto di presenza di truppe alleate sul territorio ucraino. A quanto pare, gli Usa hanno segnalato che l’accesso alle forniture militari e all’intelligence potrebbe essere sospeso se gli ucraini non accettassero il piano.

La reazione europea è stata immediata. In una telefonata con Zelensky, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer hanno respinto i cardini del piano Usa-Russia. I tre leader hanno concordato che la linea del fronte attuale debba essere il punto di partenza per qualsiasi discussione e che le forze armate ucraine debbano restare in grado di difendere efficacemente la sovranità del Paese. La dichiarazione congiunta, che secondo fonti europee contraddice parti significative della proposta americana, riafferma che il futuro dell’Ucraina deve rimanere nelle mani dell’Ucraina stessa. Starmer ha ribadito che “la sovranità ucraina è un principio fondamentale”, mentre il vertice europeo ha espresso l’intenzione di salvaguardare gli interessi vitali europei e ucraini nel lungo termine.

Fonti diplomatiche hanno descritto il piano come “una capitolazione”, osservando come la tempistica della proposta (arrivata mentre il governo ucraino è travolto da uno scandalo di corruzione che ne mina la solidità) appaia “particolarmente significativa”. Funzionari europei hanno sottolineato di non essere stati coinvolti nelle discussioni tra Stati Uniti e Russia, evocando un ritorno ai timori di inizio anno, quando si temeva che l’amministrazione Trump imponesse a Kyiv una pace alle condizioni di Mosca. L’Ue, parallelamente, continua a faticare nel trovare un accordo per sbloccare circa 140 miliardi di euro necessari a sostenere lo sforzo bellico ucraino, mentre cresce il timore di essere stata marginalizzata nei negoziati che riguardano direttamente la sicurezza del continente.

Il piano di pace prevederebbe anche il graduale rientro della Russia nel G8 (ora G7), la rimozione progressiva delle sanzioni e l’impiego di 100 miliardi di beni sovrani russi congelati in progetti di ricostruzione che avvantaggerebbero aziende statunitensi. Washington riceverebbe inoltre una quota significativa dei profitti generati dalla ricostruzione, come parte delle garanzie di sicurezza offerte a Kyiv.

Secondo fonti europee, il testo assomiglia alle richieste avanzate dalla Russia in fasi precedenti della guerra e aumenta il rischio di future operazioni ibride o provocazioni, che Mosca potrebbe utilizzare per accusare l’Ucraina di aver violato gli accordi e giustificare una nuova invasione. I leader europei intendono ora riunirsi a margine del G20 in Sudafrica per definire una strategia comune. Alla riunione dovrebbe partecipare anche il presidente finlandese Alexander Stubb, considerato uno dei pochi leader europei con una linea di comunicazione privilegiata con Trump. Nel frattempo, Zelensky ha dichiarato di voler continuare a lavorare sul documento proposto dagli Stati Uniti, in attesa di un confronto diretto con il presidente americano. All’interno dell’Europa, tuttavia, cresce la convinzione che il piano, così come formulato, sia politicamente e strategicamente inaccettabile, e che imporlo a Kyiv rischierebbe di destabilizzare ulteriormente il continente.

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