Skip to main content

Prove di dialogo sul fronte della guerra al petrolio. Secondo quanto hanno riferito fonti del Dipartimento dell’energia americano, Washington sarebbe pronta ad inviare in Arabia Saudita un incaricato speciale con l’obiettivo di negoziare con il Regno saudita al fine di stabilizzare il mercato del greggio.

La mossa della Casa Bianca è arrivata dopo che il bazooka produttivo saudita – che ormai raggiunge la quota di 12 milioni di barili al giorno – rischia di mettere in ginocchio la potente industria petrolifera americana e ridurre, per la prima volta in cinquant’anni, la produzione di greggio del Texas, il principale stato petrolifero americano.

Una scelta appoggiata anche da Ryan Sitton, presidente della Texas Railroad Commission – l’ente federale regolatorio dell’industria estrattiva texana – secondo cui il presidente americano Trump deve sedersi al tavolo con Russia e Arabia Saudita per convincere i due Paesi ad ulteriori tagli dell’output. Ma nel mondo politico americano c’è anche chi pensa che occorra battere i pugni sul tavolo e avere una linea negoziale più aggressiva.

Un gruppo di nove senatori repubblicani hanno interpellato il Segretario al commercio, Wilbur Ross, per dare una nuova stretta alle sanzioni commerciali contro la Russia e contro Riad, accusando i due Stati di dumping sui mercati energetici. Del resto, l’amministrazione Trump sta continuando ad usare l’arma delle sanzioni per ridurre l’offerta petrolifera, soprattutto nei confronti di quei Paesi, come l’Iran e il Venezuela, che Foggy Bottom considera come Stati petroliferi “canaglia”.

Ancora mercoledì scorso, il Dipartimento di stato americano ha sanzionato sette compagnie con base in Cina, Hong Kong e Sud Africa coinvolte nel commercio di prodotti petrolchimici con la Repubblica islamica. Stesso discorso nei confronti del Venezuela, dove gli americani hanno colpito una sussidiaria del colosso petrolifero russo Rosneft, la Tnk Trading International, accusata di commerciare illegalmente con Caracas. Nonostante le tensioni sui mercati, alcuni segnali di distensione sono arrivati anche da Mosca.

Intervistato dall’agenzia Ria, Igor Sechin, il capo azienda di Rosneft, ha auspicato che Mosca e Riad mantengano aperti i propri canali di comunicazione per arrivare ad un accordo in grado di stabilizzare il mercato. Secondo Sechin, i prezzi del greggio potrebbero ritornare sui 60 dollari al barile per la fine del 2020, a patto che alcune fonti di offerta, come lo shale gas americano, siano spinti ad uscire fuori dal mercato.

Insomma, per il capo di Rosneft, in assenza di una cooperazione anche da parte di attori esterni al perimetro dell’Opec – il principale cartello dei Paesi produttori di greggio – come gli Usa, l’attuale guerra dei prezzi è inevitabile. Una guerra che sta mietendo vittime illustri. Tra queste la Exxon Mobil che ha annunciato tagli dei costi operativi e posposto alcuni dei progetti strategici prioritari, come quello relativo al giacimento di gas di Rovuma, nelle acque del Mozambico.

Anche la francese Total, per bocca del suo amministratore delegato Patrick Pouyanne, ha fatto sapere di un taglio ai programmi di investimento del 20 per cento e una riduzione dei costi di circa 400 milioni di dollari. La brasiliana Petrobras, invece, ha annunciato una revisione del proprio piano quinquennale, portando da 20 a 30 milioni di dollari la riduzione dei propri costi operativi. Un altro indicatore particolarmente significativo dello scenario è, infine, legato al numero di pozzi attivi negli Stati Uniti, monitorati mensilmente da Baker Huges, una delle principali compagnie di servizi estrattivi al mondo.

Secondo i dati raccolti, quella appena conclusasi è la settimana con il numero maggiore di pozzi chiusi dai produttori indipendenti americani da inizio anno. Il numero di pozzi attivi nelle principali zone estrattive americane (il bacino permiano in Texas e la zona del nuovo Messico), solitamente un valido indicatore predittivo dell’andamento dell’offerta futura di greggio, è calato del 19 per cento, un chiaro segnale ad agire per il presidente Trump e per il mantenimento della strategia americana di dominanza energetica.

La tempesta del cheap oil. Ecco come si muove la diplomazia del petrolio

Di Gabriele Moccia

Prove di dialogo sul fronte della guerra al petrolio. Secondo quanto hanno riferito fonti del Dipartimento dell’energia americano, Washington sarebbe pronta ad inviare in Arabia Saudita un incaricato speciale con l’obiettivo di negoziare con il Regno saudita al fine di stabilizzare il mercato del greggio. La mossa della Casa Bianca è arrivata dopo che il bazooka produttivo saudita – che…

Cosa farà la task force di Palazzo Chigi per il tracciamento digitale

Meglio tardi che mai. Palazzo Chigi è pronta a mettere in campo una task force che cercherà di utilizzare i Big Data per mappare e tracciare i casi di Covid-19 nel nostro Paese. La struttura sarà coordinata dal professor Walter Ricciardi insieme ad esperti del ministero dell’Innovazione e della Sanità. Una task force che nasce proprio per dare seguito all’articolo…

Anche la propaganda è virale. Washington risponde a Cina, Russia e Iran

Cina, Russia, Iran. Il governo americano traccia un perimetro chiaro: l'emergenza coronavirus ha dato vita a una guerra informativa, e c'è chi è pronto a farne un'arma per farsi spazio fra le maglie degli alleati in Europa. "C'è una disinformazione che proviene da attori random, ma anche da entità come il Partito comunista cinese (Pcc), la Russia, l'Iran – ha…

Pechino mente sui morti? Quei 21 milioni di cellulari spenti...

Sono ormai diversi giorni che l’Italia ha superato la Cina, epicentro del coronavirus, per numero di vittime (non di contagi). Ma possiamo davvero fidarci dei numeri del regime di Pechino? Ce lo eravamo chiesti su Formiche.net dopo che perfino il presidente statunitense Donald Trump era sembrato molto scettico e che alcuni media asiatici avevano raccontato di cifre “manipolate in tempo per…

Pmi a rischio, perché il golden power per i giganti non basta. L'appello di Porchietto (FI)

Di Claudia Porchietto

Non basta parlare di rafforzare lo strumento Golden power per fermare la razzia di asset strategici da parte fondi sovrani, fondi di investimento stranieri, grandi colossi esteri, o di altri Paesi europei che parlano di europeismo ma poi praticano il più acceso nazionalismo quando si tratta di cedere il timone di comando delle loro imprese ad imprenditori italiani (Francia docet).…

Il nuovo bazooka della Fed non basta. Borse fredde (aspettando Mes ed Ecofin)

Non basta il balzo anti Covid della Fed: Wall Street reagisce negativamente come le borse Ue. E mentre l'oro torna in auge, il menù europeo dirà molto sul futuro di Mes ed eurobond. Dal Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, infatti potrebbero partire le linee di credito speciali oppure un fondo straordinario per programmi legati al contrasto al coronavirus che coinvolgerebbe tutti…

Vi racconto Carlo Casini, profeta e saggio. Parla Mario Mauro

Quante volte ce lo hai ricordato, Carlo? “La società tutta intera, in particolare il "popolo della vita" devono essere accoglienti anche verso coloro che hanno abortito. È anche colpa della società e nostra se non siamo riusciti a restituire loro il coraggio e la libertà di accogliere la vita. Perciò non è bene usare la parola "omicidio" pur sapendo che…

Covid-19, tutti gli errori dell'Italia (col senno di poi). L'analisi di Luigi Di Gregorio

Col senno di poi è tutto più facile, lo sappiamo. È un errore di ragionamento retrospettivo che commettiamo tutti, si chiama hindsight bias. In italiano, esattamente “bias del senno di poi”. In breve, è quello che ci fa pensare di aver saputo o capito sempre tutto prima degli altri: “Lo sapevo, ve l’avevo detto!”, ma solo una volta che gli…

Supercomputer contro il Covid-19? La Casa Bianca chiama Ibm

Da quanto si apprende da fonti dell’amministrazione Trump, la Casa Bianca ha dato il via a una collaborazione strategica con Ibm per rendere disponibile un supercomputer di potenza inaudita per aiutare i ricercatori a fermare la diffusione della pandemia di coronavirus. La big tech avrebbe collaborato con il Dipartimento scienza e tecnologia della Casa Bianca e il ministero dell’energia americano…

Coronavirus, la Pasqua chiama alla preghiera interiore. Parla monsignor Tani

È una Pasqua del tutto anomala e sottotono, quella che si andrà a celebrare al tempo del Coronavirus. Quest'anno, infatti, le liturgie per la festa più importante della cristianità verranno celebrate a porte chiuse, senza battesimi, lavanda dei piedi o processione del Venerdì Santo, come stabilito dal decreto promulgato dalla Congregazione per il culto divino guidata dal cardinale Robert Sarah. La data del…

×

Iscriviti alla newsletter