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Il Pd resta in sella, Matteo Salvini vince ma forse non stravince, Giorgia Meloni insidia i Cinque Stelle e Giuseppe Conte resta in politica ma non crea un partito. Eccoli i protagonisti della politica italiana nel 2020, visti con gli occhi di Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di sondaggi. A lui Formiche.net ha chiesto un bilancio dell’anno in chiusura e qualche pronostico per quello che verrà.

Piepoli, l’evento politicamente più significativo del 2019?

Semplice, la creazione di due ministeri, uno per l’Istruzione e uno per la Scuola. Dobbiamo ringraziare Fioramonti che dimettendosi ha sollevato il problema e al contempo offerto una soluzione.

Davvero è questa la chiave di volta?

Non scherzo, è una rivoluzione copernicana, credo voluta anche dal Quirinale. Ristabilisce l’ordinamento del sapere, riguarda il futuro dell’intera nazione per i prossimi ottant’anni. Una scelta filosofica che la Francia fece più di cinquant’anni fa con De Gaulle e che oggi l’ha resa la più grande potenza d’Europa.

E se le chiedo il vero tornante elettorale di quest’anno?

Le elezioni europee. Il cambio del governo non è che una conseguenza. La radice è il voto di maggio. Salvini ha stravinto e ad agosto, volente o nolente, si è sacrificato dopo aver dato uno scossone al governo.

Diamo un’occhiata ai trend. È più stupito dal calo dei Cinque Stelle o dal boom di Giorgia Meloni?

Cartesio diceva sempre che i numeri hanno il loro peso. Due o tre punti guadagnati da Fratelli d’Italia non spostano molto, i quindici punti persi dai Cinque Stelle sì.

Dove sono finiti i loro voti?

Per due terzi a sinistra, un terzo a destra. In un certo senso sono tornati nell’alveo da cui si erano staccati in origine, quello dello scontento premiato dal voto del 4 marzo 2018. I continui calci che Salvini ha sferrato al suo stesso governo hanno provocato la loro dispersione.

Insomma, l’avanzata della destra italiana non è ancora così clamorosa.

I partiti devono essere giudicati in base al loro peso. Un partito è di massa se supera il 10% dei consensi. Il Pd, il partito egemone di questa prima parte di secolo, è un partito di massa, così come Lega e Cinque Stelle.

I sondaggi danno la Meloni molto vicina a quella soglia.

Sono curioso di vedere se riuscirà a superarla. Molto dipende dalla parte di destra, anzi di “destra-destra” che si può staccare a breve dall’elettorato dei Cinque Stelle. Se avverrà la destinazione più naturale è Fratelli d’Italia.

Arrivano le elezioni in Emilia-Romagna. Partita aperta?

È stata una campagna elettorale interessante. Il Pd ha puntato su una personalità dominante come Stefano Bonaccini, che ha difeso molto bene una rendita di posizione. Il suo è lo stesso motto dei re d’Orange dei Paesi Bassi: Je maintiendrai, “Io manterrò”.

Salvini ha una chance di scalare la roccaforte della sinistra italiana?

C’è un’idea archetipa dell’Emilia-Romagna che sarà difficile da vincere. Gli emiliani e soprattutto i romagnoli hanno vissuto a lungo sotto il dominio dell’antico Stato della Chiesa. Per secoli hanno mangiato un prete a colazione, uno a pranzo e uno a cena (ride, ndr). È un lascito storico che ancora oggi influisce molto sul sentimento dell’elettorato.

Le Sardine faranno o no la differenza?

A loro sarà imputato un vento positivo per il centrosinistra, ma la verità è che sono un semplice venticello, una brezza. Sicuramente un aiuto per chi governa e un ostacolo per chi è all’opposizione, a prescindere da una loro futura discesa nell’arena politica.

Piepoli, tutti parlano di un Partito di Conte in culla. Fantascienza?

Una finzione giuridica di cui Conte è un grande maestro. Affermare di voler rimanere in politica ma di non voler fare un proprio partito significa inviare un messaggio chiarissimo.

Salvini, Meloni e Fioramonti. I protagonisti del 2019 secondo Piepoli

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