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La politica è sempre più donna. Ma non nel senso che voleva Machiavelli, che sicuramente oggi qualcuno accuserebbe di “sessismo” ed eliminerebbe, con grave nocumento per tutti, dagli studi di politilogia. Per il Segretario fiorentino, la politica, come la fortuna, era infatti “femmina” e perciò andava “presa e battuta” (sic!). Oggi la politica è femmina in un altro e più nobile senso, perché in Parlamento ci sono tante donne che fanno valere la loro leadership.

Se ne è avuta oggi una prova al Senato, ove, sotto la presidenza di Maria Elisabetta Alberti Casellati (prima donna presidente della camera alta da quando l’Italia è unita), due donne di primo piano si sono pizzicate in modo non certo indolore: una leader dell’opposizione, Giorgia Meloni, che è segretario donna di un partito attualmente in forte crescita, e Maria Elena Boschi, già ministro di primo piano e sottosegretario alla presidenza del Consiglio in precedenti governi e al momento esponente di punta di quello strano “partito di lotta e di governo” che si è chiamato “Italia Viva”. L’oggetto del contendere: le lacrime, manco a dirlo,  di una terza donna, quella Teresa Bellanova, che in Consiglio dei ministri ha portato e fatto approvare la cosiddetta “sanatoria” per gli emigranti clandestini.

E già questa delle lacrime è una storia che si ripete (le più celebri restano quella della ex ministro Elsa Fornero), e che aprirebbe spazi infiniti a dotte elucubrazioni che qui non possiamo concederci. Fatto sta, che in politica esse abbiano sempre più un valore performativo, oltre che attestativo: entrano a far parte del gioco politico piuttosto che testimoniare semplicemente di uno stato d’animo momentaneo. Il fatto che poi esse assumano un valore positivo agli occhi dei più, significa forse che non solo le donne sono sempre più protagoniste della politica ma che la stessa politica si è in qualche modo femminilizzata con l’esaltazione e la “messa in scena” del simbolico e del sentimentale. Non ha quindi tutti i torti l’onorevole Meloni nel parlare di “teatralità” e addirittura di “sceneggiata”.

Piccata, Boschi ha però risposto che “da donna a donna” non si sarebbe aspettato che la leader di FdI deridesse il ministro per le lacrime e non le portasse il rispetto dovuto anche alla sua storia di bracciante e sindacalista. Chi ha ragione fra duellanti di quello che a sua volta è stato un “siparietto” istruttivo? Può dirlo chi, come me, appartiene all’altro sesso e ha sue idee politiche ben precise, pur cercando di essere rispettoso con tutti? La mia opinione è che abbia ragione la segretaria di Fratelli d’Italia, donna e anche “mamma” come lei stessa ama spesso aggiungere. Era chiaro che il riferimento alle lacrime di Bellanova era inserito di un contesto del tutto politico, ove esse venivano a far parte di una “sceneggiatura” in cui tutto, a suo dire, era teatrale e funzionale all’accorta regia di Conte/Casalino.
Il dire poi “da donna a donna” è, secondo me, sbagliato in sé.

Penso che la vera “parità” fra i generi si avrà solo il giorno in cui in una discussione politica, o un’occasione qualunque, si verrà giudicati, e perché no? anche derisi, per le proprie idee e non per l’appartenenza di genere. La quale non deve essere fattore di discriminazione palese, ma neanche di quella più sottile discriminazione che è la tutela e la salvaguardia dal “negativo”.

Cosa penso del botta e risposta fra Giorgia Meloni e Maria Elena Boschi

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