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Due ministeri al posto di uno. La classica idea che avrebbe scatenato l’ira furibonda dei pentastellati che furono, mentre ora plaudono soddisfatti dopo avere maledetto il loro stesso ministro.

Nominare uno studente all’istruzione e un malato alla sanità potrebbe sembrare ardito, ma il sano corporativismo di un dirigente scolastico in Viale Trastevere e un rettore all’indirizzo da destinarsi è sembrato solco più tradizionale e rassicurante. In ogni caso tutto ciò dimostra che dopo morta la politica la forma vale più della sostanza, il metodo surclassa il risultato.

Nelle scuole primarie e secondarie spendiamo, per ciascuno studente, pochi punti percentuali meno della media Ocse, ma produciamo risultati largamente inferiori. Significa che spendiamo male. Alla spesa pubblica va sommata quella privata, ad esempio immolando quattrini in quella falsa editoria dei libri di testo, sconosciuti in larga parte delle scuole moderne. Il ministro precedente se ne è andato perché voleva poter spendere più soldi. Aveva le idee chiare su dove prenderli, tassando merendine e bibite, sicché facendo pagare agli studenti, ma non ci ha fatto sapere dove e come contava di indirizzarli. Non lo sapremo mai. Né la cosa ci turba più di tanto.

Nel settore universitario invece spendiamo meno della media Ocse, ma prima di correre a concludere che sarebbe bene spendere di più sarà opportuno considerare la seguente realtà: abbiamo la più bassa percentuale di laureati fra i Paesi sviluppati, senza però disporre di una università meritocratica e selettiva. Detto in modo diverso: i giovani ci vanno poco e male, all’università.

Sia nelle scuole che nelle università abbiamo bravi studenti, come ottimi esempi di funzionamento e insegnanti che fanno bene il loro mestiere, ma li trattiamo allo stesso modo di chi non fa nulla, a scuola tende ad andarci il meno possibile e arriva in cattedra grazie a cordate che non hanno nulla di culturale. Continuiamo a dire che si faranno i concorsi, ma non smettiamo di assumere da graduatorie ad esaurimento che la sola cosa che hanno esaurito è il senso del ridicolo e l’orrore per la violazione della Costituzione. Oltre che a moltiplicare l’ignoranza in cattedra e diffonderla fra i banchi. Tutto questo per dire che il primo problema non è spendere di più, ma riorganizzare il tutto, spesa compresa. Ma ciò, appunto, è noioso, niente affatto spettacolare e in questo genere di vele non soffia il vento di alcun interesse organizzato. Detto in modo più semplice: chi se ne frega.

Il terreno, dunque, è perfetto perché mostri le sue virtù il presidente del Consiglio, un democristiano nel metodo senza contenuto di cattolicesimo popolare, un cultore della mediazione senza attenzione ai contenuti, un primatista dell’equilibrio senza movimento, un virtuoso del parlare senza dire. Ricordate il grande Paolo Ferrari e il Carosello illogico che, proprio per questo, era chiarissimo nel contenuto? Signora, vuole due fustini di detersivo al posto di uno? Conte non avrebbe esitato un attimo. Anche senza lavatrice.

Due ministeri al posto di uno. Ecco il Conte equilibrista raccontato da Giacalone

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