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Scompare a 91 anni l’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, al potere per quasi tre decenni e “deposto” dalla Primavera araba. Per molti egiziani il suo nome era diventato plasticamente il simbolo dei mali del Paese. Ecco un profilo dell’ex pilota diventato Maresciallo e poi ai vertici del Paese.

AL POTERE

Repressione politica, corruzione diffusa e stagnazione economica: sono i tre dati che molti egiziani imputavano ai suoi governi. Molti di coloro che sono scesi in strada all’inizio del 2011 per protestare contro di lui e dare avvio alla stagione delle Primavere arabe, non erano ancora nati quando l’ex pilota militare diventò presidente.

Dopo l’Accademia militare egiziana, l’Accademia aeronautica e l’Accademia del personale generale Frunze dell’Unione Sovietica, Mubarak muove i primi passi militari come istruttore di volo nei primi anni ’50. Da lì è un crescendo che lo porta a diventare prima comandante in capo dell’aeronautica e poi vice ministro della difesa. Nel 1973, proprio sotto la sua guida, l’aviazione sostenne l’avanzata dell’esercito egiziano attraverso il canale di Suez per attaccare gli israeliani che occupavano la penisola del Sinai, segnando di fatto l’inizio della guerra dello Yom Kippur.

IL MARESCIALLO

Mubarak fu promosso maresciallo capo nel 1974 ma a differenza di Sadat, che sbalordì il mondo arabo firmando uno storico accordo di pace con Israele, Mubarak prese freddamente atto della protesta islamica che sfociò dinanzi ai suoi occhi il 6 ottobre 1981 all’assassinio di Sadat. In quella circostanza Mubarak assistette alla fine di un’era, con la stessa flemma con cui poi guardò, da protagonista, il tramonto della sua. Tutto ebbe inizio dalla repressione della polizia in occasione delle elezioni parlamentari del 2010, in cui Mubarak fu accusato di averle truccate. Dopo anni di lunghi processi è stato assolto con la maggior parte delle accuse. Ma va ricordato che sotto i suoi governi abbondavano leggi di emergenza che conferivano ampi poteri alle agenzie di sicurezza del paese. L’ex presidente è inoltre sopravvissuto a numerosi tentativi di omicidio, tra cui uno da parte di militanti islamisti nel 1995 nella capitale etiope di Addis Abeba.

IL TRAMONTO

Mubarak è stato rieletto nel 1987, nel 1993 e 1999 ma di fatto senza opposizione, poiché la costituzione egiziana consentiva ai candidati nominati dal Parlamento di candidarsi contro il presidente. Anche nel 2005 ha vinto le elezioni, ma gli fu contestato che la Fratellanza Musulmana fosse il gruppo di opposizione più popolare in Egitto all’epoca, ma il governo di Mubarak aveva vietato ai suoi membri della Fratellanza di partecipare alle elezioni.

Sono state sufficienti meno di tre settimane per rovesciarlo: rinfrancati dai moti in Tunisia, con la Rivoluzione dei Gelsomini, gli egiziani scesero in piazza marciando sul Cairo per chiedere la fine del governo autocratico di Mubarak. Era il 25 gennaio 2011, ricordato come il “Giorno della rabbia”.

DALLA PIAZZA AL CARCERE

In quei giorni la protesta divenne molto violenta, con l’esercito schierato in diverse città per reprimere la resistenza. Ma il dado era ormai tratto e nonostante la diffusione del messaggio rivoluzionario anche tramite i social network, centinaia furono gli attivisti massacrati. Mubarak è stato condannato all’ergastolo nel 2012, ma successivamente assolto da un tribunale inferiore. È stato quindi riaccusato tre anni dopo ma nel 2017 nuovamente assolto. Ha trascorso sei anni in prigione a seguito delle proteste della primavera araba, in seguito nel 2013 i militari hanno rimosso il presidente eletto e membro dei Fratelli Musulmani, Mohammed Morsi, morto poi in prigione nel 2019.

twitter@FDepalo

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