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L’Unione europea deve impegnarsi per attenuare al massimo i rischi del 5G. È questa la conclusione della riunione del Consiglio dell’Ue delle Telecomunicazioni. Nel documento conclusivo si legge che occorre tenere in primo piano la provenienza dei paesi fornitori e le condizioni politiche e normative da cui vengono.

Non è difficile immaginare che il passaggio faccia riferimento anche ai colossi hi-tech cinesi, che sulla nuova tecnologia per i dati mobili sono tra i primi al mondo, ma che da tempo sono stati criticati per collegamenti ambigui con il governo comunista. Decine di inchieste giornalistiche e denunce di governi occidentali hanno portato alla luce questi contatti: sia tramite aiuti statali che falsano la concorrenza, sia soprattutto per le connessioni cui aziende come Huawei e Zte sono tenute a collaborare con gli apparati di intelligence e militari di Pechino. Complice una legge sulla sicurezza che impone alle organizzazioni, alle imprese e ai cittadini di “sostenere, cooperare e collaborare nel lavoro di intelligence”.

La riunione europea ha avuto un irrituale antipasto con un commento firmato dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, che dalle pagine di Politico (un media americano che ha una sede a Bruxelles ed è sempre informatissimo sull’Ue) ha lanciato un’accusa aperta contro le aziende cinesi delle telecomunicazioni. Citando Huawei e Zte, Pompeo ha messo in guardia gli europei sui rischi di far penetrare le proprie infrastrutture strategiche dalle società cinesi.

Il Consiglio dell’Ue enfatizza “l’importanza di salvaguardare la sicurezza e la resilienza delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica, in particolare per quel che riguarda il 5G, seguendo un approccio basato sul rischio”. La tecnologia ha potenzialità rivoluzionarie, sia sul piano privato che pubblico, in termini di confidenzialità dei dati e della privacy. A rischio è l’integrità delle reti. Per questo serve “prestare particolare attenzione per promuovere la cybersicurezza di queste reti e di tutti i servizi che dipendono dalle comunicazioni elettroniche”. Il Consiglio aggiunge che va data “particolare attenzione ai profili di rischio di fornitori individuali” e nel tenere conto dei “fattori non-tecnici come il quadro legale e politico a cui i fornitori potrebbero essere soggetti in paesi terzi”.

Conclusioni accolte e rinforzate dall’intervento del nuovo commissario Ue al mercato interno, il francese Thierry Breton, al suo esordio al Consiglio Ue. Eloquente il monito dell’ex ad di Athos e Órange sugli “attori non europei”, cui certo andrà garantita un’ “equa concorrenza” ma che potranno installare la banda larga “rispettando le nostre regole”. La Commissione, ha garantito Breton, assumerà “un ruolo di coordinamento in questa fase critica del dispiegamento della rete”.

Cina e 5G, così il Consiglio Ue vuole azzerare i rischi

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