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Cosa potrebbe dimostrare l’emergenza del coronavirus sulla sicurezza nazionale? Prima di tutto una qualche impreparazione di chi formalmente ci rappresenta, che da un lato utilizza anche questa seria emergenza per polemiche politiche e dall’altro dimostra inadeguatezza nei compiti istituzionali.

Inoltre, evidenzia una superficialità di chi scrive per mestiere, dove emergono incompetenze nella cultura scientifica e superficialità nell’affrontare il problema, diffondendo confusione più che corretta informazione, in modo da alimentare sia panico che sottovalutazione.

Peraltro va rilevato che la dimensione contemporanea è quella del rischio, come aveva compreso Ulrick Beck, già prima della caduta del muro di Berlino. Da questo punto di vista, il coronavirus mette tutti con i piedi per terra, perchè dimostra che è tutto in gran parte fuori controllo: i processi economici, le tendenze sociali, le nostre stesse vite. Si potrà dire che è sempre stato così: verissimo ma solo che negli ultimi decenni stiamo dimenticando sempre più spesso che epidemie e guerre hanno da sempre scandito la storia dell’umanità.

Infine, va rilevato che il web è più virale del coronavirus, poiché probabilmente sta provocando più danni. Quest’ultimo aspetto individua, infatti, un tema fondamentale delle democrazie contemporanee, poiché accentua da un lato la tendenza delle opinioni che si equivalgono con la conseguente scomparsa della verità (Hanna Arendt) e dall’altro che il web dà spazio a legioni di imbecilli (Umberto Eco).

Dal primo momento si sono agitate le comode teorie del complotto, facilmente spendibili soprattutto in una nazione come la nostra dove il 26,9% è analfabeta funzionale, cioè non sa leggere, scrivere e far di conto. Questo pone un problema di fondo sulla sicurezza nazionale, dove la maggiore forma di difesa dovrebbe essere rappresentata da una cittadinanza istruita.

Quindi è complesso tutelare la sicurezza nazionale, con governanti in evidente difficoltà e cittadini inconsapevoli, entrambi condizionabili a livello emotivo prescindendo dalla realtà dei fatti.

Secondo uno dei più autorevoli virologi italiani, Giulio Tarro, che nel 1979 scoprì le cause del virus sinciziale a Napoli salvando migliaia di bambini, il coronavirus è una forma benigna e molto più mite rispetto alla Sars e benché più trasmissibile è meno letale, poiché presenta finora una mortalità del 2% a fronte del 10% della precedente epidemia. Lo scienziato inoltre afferma che il picco dell’infezione dovrebbe terminare in primavera, ricordando inoltre che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità occorreranno 18 mesi per predisporre il vaccino, mentre secondo Bill Gates, ma va approfondito, già entro novembre questo potrebbe essere disponile.

Essendo il mondo globalizzato, le stime del Pil mondiale sono al ribasso, compreso quello italiano, rappresentando da noi un elemento che può accentuare ancora di più il disagio sociale, che, dal mio punto di vista, come ho avuto modo di scrivere su Formiche.net  può a breve rappresentare un problema di sicurezza nazionale per la tenuta delle istituzioni repubblicane.

Infatti, in un mondo interconnesso che ci siano ricadute è inevitabile. Dalla Cina il messaggio è stato chiarissimo: il medico che per primo ha lanciato l’allarme è stato arrestato e poi dopo qualche settimana è morto a causa del coronavirus. Questo qualche interrogativo dovrebbe pur porlo.

Il coronavirus e la sicurezza nazionale. La riflessione di Caligiuri

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