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Il sistema bancario italiano è solido. E il Sud deve avere un motore del credito costruito su misura, che risponda al nome di Banca del Sud. Angelo De Mattia, ex dirigente di Bankitalia, oggi editorialista, legge per Formiche.net gli ultimi eventi inerenti la Popolare di Bari, l’istituto pugliese commissariato a fine 2019 e oggi destinatario di un delicato piano di salvataggio (a mezzo decreto) misto pubblico-privato (da una parte il Mediocredito centrale, dall’altra le banche del Fondo interbancario) che può arrivare fino a 1,4 miliardi. Senza considerare l’inchiesta della magistratura che sta celermente andando avanti. Il meccanismo, è la tesi di De Mattia, è troppo grande per essere fermato, il Sud ha bisogno di una sua banca, al netto di un lavoro della magistratura che deve andare su una corsia diversa.

De Mattia, una premessa. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto pochi giorni fa, da Davos, che il nostro sistema bancario è solido e sano. Ha ragione?

Condivido l’affermazione del ministro, ma aggiungerei un avverbio e cioè ‘complessivamente’. Il nostro sistema bancario è complessivamente solido. Poi, ci sono certo delle eccezioni ed è per questo che faccio questa precisazione. Per il resto, Gualtieri ha ragione.

Anche la Banca del Sud continua ad essere una scelta giusta? Nelle ultime ore il governo sembra orientato alla creazione di un soggetto nuovo, a capitale misto pubblico-privato, che raccolga sotto di sé non solo la Popolare di Bari ma anche altri istituti di credito di piccole dimensioni del Sud…

Giusto, un percorso che non va arrestato. Il progetto Banca del Sud ha una sua validità e deve andare avanti. Quanto accaduto con l’apertura dell’inchiesta giudiziaria e con il suo progredire, non deve fermare il meccanismo o addirittura ostacolarlo. La costituzione di un soggetto bancario solido che abbia un ruolo nel Sud deve comportare delle aggregazioni e anche su questo mi trovo d’accordo con il governo. Non dobbiamo essere ostaggio di campanilismi, localismi o interessi particolari.

Lei ha parlato di aggregazioni. Ma come dovrebbe materializzarsi, in concreto, questo progetto?

Per esempio scorporando alcune attività bancarie dalla Popolare di Bari e lasciando che quelle rimaste, magari più sane, vadano in capo a un nuovo soggetto. Ancora, allargando il discorso alle altre banche meridionali, si potrebbe pensare di dividerne la parte cooperativa da quella in spa e mettere tutte le attività in spa sotto un unico grande soggetto, che poi sarebbe la Banca del Sud. Qualunque sia la strada, io ne ho indicate due, è importante che si arrivi alla creazione di un grande veicolo per il Sud.

A dirsi sembra facile, ma a farsi?

Anche a farsi, lo sarebbe. A patto che ingredienti politici oltre a un buon piano su cui lavorare. E cioè la volontà delle autorità di controllo, del governo centrale ma, soprattutto, degli enti territoriali.

Problemi dall’Europa? Ci sono soldi pubblici in ballo e da qui all’aiuto di Stato il passo è breve…

Non dobbiamo aspettarci problemi dall’Unione europea in termini di aiuti di Stato: il metro di misura applicato dalla Commissione europea dovrebbe essere quello della tedesca NordeBank, che prevede interventi considerati di libero mercato.

De Mattia, ma la Puglia avrà ancora la sua banca?

Credo proprio di sì. La deve avere. La magistratura deve fare in fretta a fare luce sulle azioni del passato, perché prima fa e prima si potrà mettere in atto il rilancio industriale. Dobbiamo ricordare che stiamo parlando della banca più importante per il Meridione e che in ballo ci sono risparmiatori e imprenditori. Il governo deve dare segnali di fiducia al territorio e l’unico modo è restituire una banca. I commissari, prima finiranno il loro lavoro e prima ci sarà nuovamente una banca per un grande territorio. Su cui, poi, come abbiamo detto, costruire la Banca del Sud.

Pop Bari, la Banca del Sud deve andare avanti. I consigli di De Mattia

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