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Nulla sarà come prima. È questa l’unica certezza in un tempo governato da precarietà e da inconsuete modalità operative e abitudini di vita. L’emergenza coronavirus ha imposto diverse condizioni, ha evidenziato debolezze e criticità sistemiche, ha perimetrato e definito nuovi ambiti di necessità e opportunità. Ognuno, nella sua attività quotidiana, ha dovuto ritarare organizzazione e approccio: non facciamo quasi nulla come un mese fa.

La politica ha un ruolo molto difficile. Agisce in un contesto sociale e cognitivo differente, con una disintermediazione accentuata e una responsabilità doverosa non solo di comunicare ma di governare percezioni. Ha l’onere di assumere scelte con un impatto sulla vita dei cittadini con pochi precedenti, dovendo gestire due emergenze, sanitaria ed economica, mantenendo un clima di unità nazionale, non alimentato da propaganda e cecità ideologica. Deve garantire un contesto normativo coerente, per evitare stratificazioni controproducenti, in un’interlocuzione non sempre lineare e convergente con regioni e comuni.

Gli interessi privati e i cittadini sono anch’essi chiamati ad agire in uno scenario che richiede responsabilità, reciprocità e collaborazione. L’attività di lobbying e advocacy consente di avere un osservatorio privilegiato, capace di interpretare e comprendere processi decisionali e comunicativi e di coglierne novità ed esigenze. Il rapporto tra i diversi attori appare modificato e rinnovato e richiede un nuovo approccio strategico complessivo e una visione olistica della comunicazione – in questo caso istituzionale – che passa per alcune parole.

CHIAREZZA/SEMPLICITÀ

“Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di parlare e scrivere con chiarezza” (John Searle). I decisori devono occuparsi del linguaggio pubblico e della sua qualità e hanno il dovere di rendere, oggi più che mai, accessibili e comprensibili le scelte. L’emergenza è stata caratterizzata da un’ipertrofia legislativa che ha portato alla proliferazione di provvedimenti, annunciati spesso in conferenze notturne o anticipati dalla stampa. Il livello di attenzione e interesse dei cittadini è aumentato ed amplificato rispetto al passato, perché colgono l’impatto diretto sulla quotidianità. Ma quanti hanno gli strumenti e la conoscenza necessari per comprenderli? Quanti sapranno districarsi tra i rivoli di riferimenti normativi? Quanti sapranno interpretare circolari, ordinanze, decreti attuativi? La semplicità, che non è banalizzazione di questioni complesse, è un dovere e uno sforzo necessario.

CERTEZZA/ASSERTIVITÀ

Il lobbista spesso svolge il ruolo di “misuratore della meteorologia legislativa” (S. Cassese). Il tempo cambia quotidianamente, soprattutto in stato di emergenza. E non tutti hanno la possibilità di avvalersi di un supporto tecnico e professionale. In questi giorni abbiamo assistito ad un surplus informativo senza precedenti, ad una produzione non usuale di interventi e provvedimenti, resi necessari dalle troppe variabili in atto. L’incertezza del diritto, però, tende ad alimentare derive autonome e non competenti interpretative, e accresce la paura dell’ignoto. In questo caso forma è sostanza. È fondamentale evitare vuoti normativi, procedure farraginose, modifiche ricorrenti. È necessario comunicare “certezze”.

TEMPESTIVITÀ

La comunicazione efficace deve essere tempestiva ma non precipitosa. All’annuncio deve corrispondere l’azione. I vuoti temporali tra il dire e il fare, tra la dichiarazione e la pubblicazione del provvedimento, alimentano incertezze. A pagare i costi della decisione sospesa e non chiara spesso sono gli interessi privati.

DIGITALE

L’emergenza ci ha chiusi in un’unica echo chamber: virus e digitale. La percezione dei nuovi strumenti è cambiata: sono entrati nella quotidianità con forza e sono diventati una emanazione naturale e necessaria. Cambia il modo di comunicare, perché cambiano i percorsi della costruzione del consenso. E questo vale per i decisori ma in generale per tutti gli stakeholder. La rinnovata impostazione deve tener conto di dinamiche cognitive e di influenza sociale differenti, delle caratteristiche tecniche dei devices, dei valori e regole delle communities di riferimento dove virtuale e reale si sovrappongono e la percezione sovrasta la verità. Il digitale non rappresenta più uno strumento ma un approccio nuovo alla comunicazione e anche all’attività di lobbying.

Chi avrà la lungimiranza di capire e accettare il cambiamento, di riorganizzare e realizzare attività e visioni rinnovate, potrà superare con più consapevolezza questa drammatica esperienza e trarne addirittura insegnamenti e opportunità.

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