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Quanto costa l’Opa di Haftar sui pozzi libici? L’allarme è circostanziato dall’autorità competente che lo sta lanciando. “Entro pochi giorni la produzione di greggio in Libia precipiterà ai livelli più bassi dalla caduta di Muammar Gheddafi nel 2011”. Lo ha detto al Financial Times il numero uno della Noc (la compagnia di Stato libica), Mustafa Sanalla, aprendo a conseguenze gravissime non solo per l’economia. Così il feldmaresciallo della Libia orientale fa un’Opa sul controllo del dossier energetico.

GREGGIO

La Noc annuncia che il trend imboccato nel Paese porterà al collasso della produzione di petrolio. Il blocco dei terminal petroliferi nell’est libico ordinato dal Generale Khalifa Haftar avrà nell’immediato come conseguenza diretta una produzione giornaliera di “72mila barili al giorno”. E ha aggiunto: “La situazione peggiora di giorno in giorno, i blocchi sono illegali e vanno rimossi”. Già da alcuni giorni Sanalla aveva richiamato l’attenzione su come fosse deleterio mescolare la crisi politica e sistemica in Libia alla funzionalità dei pozzi.

Campi petroliferi e porti “non sono carte da giocare per risolvere questioni politiche”, aveva osservato, aggiungendo che un eventuale blocco “sarebbe stato come dare fuoco a casa tua”. Parole che il vertice di Noc aveva pronunciato in riferimento ad un luogo niente affatto casuale, come la regione orientale della Libia, dove vengono prodotti circa due terzi degli idrocarburi del Paese.

SCENARI

I prezzi del greggio sono aumentati di oltre l’1% durante le prime negoziazioni dello scorso lunedì con l’arresto della produzione e delle esportazioni dalla Libia, come frutto del blocco imposto a terminal petrolifero di El Sharara e al porto chiave di Zawiya. Il danno complessivo è stato quantificato da Noc in 800 mila barili al giorno non prodotti pari a perdite finanziarie di circa 70 milioni al giorno.

Fino a due settimane fa il Paese ha prodotto 1,14 milioni di barili di greggio, secondo il rapporto mensile del mercato petrolifero Opec. Il prezzo del Brent ha guadagnato l’1,34% domenica scorsa per raggiungere i 66 dollari al barile. Il benchmark internazionale è stato scambiato a 65,62 dollari al barile. Il benchmark americano West Texas Intermediate è aumentato dell’1,25% domenica scorsa per salire a $9,66 dollari al barile e lunedì è stato scambiato a 59,19 al barile.

Tutti i players mondiali stanno intensificando gli sforzi al fine di trovare una soluzione politica al conflitto: infatti la vicina Algeria ospiterà un incontro tematico a cui parteciperanno i principali diplomatici di Tunisia, Egitto, Sudan, Ciad, Niger e Mali. Obiettivo trovare “una soluzione politica alla crisi attraverso un dialogo inclusivo tra tutte le parti”.

QUI NOC

I numeri di Noc hanno fatto registrare a dicembre 2019 un aumento del 23% dei ricavi mentre i ricavi totali del 2019 hanno fatto segnare un calo dell’8,4% rispetto al 2018. Il fatturato a dicembre è stato di circa quasi 2,2 miliardi di dollari, con un aumento di circa 405 milioni rispetto a novembre 2019, principalmente a causa di un aumento del prezzo del petrolio di circa 5,42 dollari al barile. I ricavi annuali del 2019, pari a a 22.495 miliardi di dollari, sono stati dell’8,4% circa in meno rispetto alla cifra del 2018 (di 24,55 miliardi di dollari). I numeri riflettono un calo del prezzo del petrolio, da una media annuale di 69,78 dollari al barile nel 2018 a 63,83 nel 2019. I ricavi di NOC provengono dalle vendite di gas naturale, petrolio greggio e prodotti derivati ​​assortiti, oltre alle tasse e ai canoni ricevuti dai contratti di concessione.

 

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