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Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che “la Tunisia, l’Algeria e il Qatar, dovrebbero essere invitate alla Conferenza di Berlino sulla Libia e ne ha informato la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente russo Vladimir Putin e il premier britannico, Boris Johnson.

È uno degli elementi che esce dal racconto che i media locali fanno della visita lampo di oggi di Erdogan a Tunisi. Racconto parziale, denunciano i giornalisti locali, perché non a tutte le testate è stato permesso di assistere alla conferenza presidenziale congiunta.

Erdogan è diventato nell’ultimo periodo un player centrale sul dossier. Ankara appoggia apertamente, anche sul piano militare, il Governo di accordo nazionale, Gna, organo che da Tripoli cerca la pace da oltre tre anni e da otto mesi è sotto attacco del signore della guerra della Cirenaica, Khalifa Haftar, che sta cercando di prendere la capitale e conquistare il Paese. Tunisia e Algeria, così come il Qatar, sono altri Paesi che sono schierati — sebbene più informalmente — sul lato di Tripoli e stanno fornendo aiuti di vario genere al Gna.

“Sono convinto che la Tunisia fornirà contributi molto importanti e costruttivi a sostegno degli sforzi per un ritorno della stabilità in Libia”, ha detto il presidente turco. Erdogan ha ringraziato l’omologo tunisino per i suoi sforzi in questa direzione, ricordando l’incontro con i rappresentanti del Consiglio Supremo delle tribù e delle città libiche.

Erdogan ha parlato anche del protocollo d’intesa firmato tra Turchia e Libia, criticando la posizione di Atene. “La Grecia non ha voce in capitolo”, ha detto. “Stiamo agendo con Fayez al-Sarraj [capo del Consiglio presidenziale che muove il Gna, ndr] che ha un riconoscimento internazionale, il che non è il caso di Haftar”, ha continuato, attaccando coloro che mantengono legami o contatti con il generale Haftar. “Con quale legittimità sono presenti in Libia i 5 mila sudanesi e i 2 mila russi Wagner (società militare russa presente sul lato haftariano, ndr), cosa ci fanno lì?”, ha chiesto Erdogan parlando dei mercenari che infittiscono le truppe dell’est.

A proposito del possibile invio di soldati turchi in Libia, poi il presidente turco ha risposto: “Non siamo mai stati dove non siamo stati invitati. Se dovessimo essere chiamati, studieremo la questione”. “Gli sviluppi in Libia non riguardano solo la Libia, ma hanno gravi conseguenze negative per i Paesi vicini, principalmente la Tunisia”, ha affermato Erdogan in conferenza stampa. Ecco perché per il presidente turco, la Tunisia ha un ruolo importante nella ricerca di soluzioni alla crisi. “Abbiamo discusso dei passi da compiere per un cessate il fuoco e un ritorno a un processo politico in Libia”, ha detto.

Ma c’è anche una lettura più velenosa: Erdogan potrebbe aver chiesto all’omologo tunisino una via d’accesso alla Libia. Se il 7 gennaio il parlamento turco deciderà l’invio di truppe a sostegno di Tripoli, la pista dalla Tunisia sarebbe una logistica ottima per andare a combattere Haftar.

Oggi, sempre riguardo al dossier libico, telefonata mattutina (fonti della Farnesina dicono che c’è stata stamane alle 07:30) tra il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, con il collega russo, Sergei Lavrov. A quanto si apprende, al centro del colloquio ci sono stati i prossimi passi in vista della conferenza di Berlino. Ieri pomeriggio, invece, Di Maio ha sentito il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, per fare il punto sulla
situazione libica. Oggi Cavusoglu ha accompagnato Erdogan in Tunisia, insieme al collega alla Difesa e al capo dell’ultimo intelligence.

 

 

Erdogan a Tunisi cerca sponde per la Libia

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