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Una vertice “positivo” per l’Italia. È la sintesi del ministro della Difesa Lorenzo Guerini sul vertice della Nato che ha riunito negli ultimi due giorni a Londra i capi di Stato e di governo. Nonostante ci fossero tutti i presupposti per un appuntamento burrascoso, la dichiarazione finale dei leader alleati lascia trasparire una ritrovata compattezza. I temi spinosi restano tutti, dalle critiche di Emmanuel Macron al nodo della Turchia di Recep Erdogan, ma l’impressione (espressa su queste colonne anche da Fabrizio W. Luciolli) è che l’Alleanza abbia ri-centrato il proprio obiettivo.

LA STRADA INTRAPRESA

Una valutazione che emerge anche dalle parole di Guerini, che a ottobre aveva fatto il suo debutto alla Nato partecipando alla ministeriale Difesa proprio in preparazione del vertice di Londra. A ciò è da aggiungere la presentazione delle linee programmatiche del proprio dicastero, in cui il ministro ha affermato l’intenzione di rilanciare gli investimenti per la Difesa anche rispetto agli impegni alleati. Pur ammettendo l’impossibilità di raggiungere il 2% del Pil entro il 2024, ha detto che “il governo si sta muovendo verso un incremento dell’investimento destinato alla Difesa, così da tendere progressivamente alla media degli altri alleati europei in maniera credibile e sostenibile”, intorno all’1,55%. È “prioritariamente un’esigenza nazionale”, aveva spiegato, sebbene il segnale fosse rivolto anche all’esterno, dato che il tema è da anni sotto la lente di Stati Uniti e Nato. Il punto è difatti mostrarsi partner credibili, e per farlo occorre quantomeno invertire un trend che vede il budget stagnare da troppo tempo.

IL RILANCIO POLITICO

Anche questo è servito per mettere l’Italia al riparo dalle strigliate di Donald Trump, che comunque ha voluto vedere il bicchiere mezzo pieno sulla base dei dati presentati dal segretario generale Jens Stoltenberg. Per l’Italia il vertice di Londra è dunque andato bene, ha spiegato Guerini. “In primo luogo – ha fatto sapere con una nota – per la volontà di aprire una riflessione sulla Nato, che è alleanza forte e vitale ma che necessita di una opportuna revisione nel nuovo contesto in cui è chiamata ad operare”. Si tratta dell’incarico affidato al segretario generale per riunire un gruppo di esperti che ragionerà sul rilancio politico dell’Alleanza, complice anche l’intenzione di rispondere alle critiche a Macron. C’è però un limite evidenziato da Guerini: “Senza mettere in discussione le sue principali missioni: difesa collettiva, gestione delle crisi, sicurezza cooperativa”.

NATO E DIFESA EUROPEA

A ciò si lega l’altro punto evidenziato dal ministro a sostegno della “valutazione positiva”, cioè “la riaffermazione della complementarietà tra Nato e Difesa europea, i due pilastri della nostra sicurezza”. Tra le righe emerge la linea italiana rispetto all’interpretazione francese dell’idea di autonomia strategica del Vecchio continente, espressa da Guerini sin dall’insediamento quando annunciò l’adesione alla European Intervention Initiative (Ei2) lanciata da Emmanuel Macron vincolandola a un rafforzamento di Ue e Nato. Per la Penisola, la Difesa europea va bene, ma non dovrà produrre duplicazioni e sovrapposizioni con l’Alleanza Atlantica, né essere sostenuta dall’idea di un indebolimento del legame con l’altra sponda dell’Atlantico.

IL FRONTE SUD

Infine, ha spiegato Guerini, da Londra è arrivato “un successo dell’iniziativa italiana dei mesi scorsi”, cioè “la conferma della centralità del cosiddetto Fianco sud dell’alleanza, un’area strategica ed essenziale per la nostra sicurezza”. Il tema, ha notato il ministro, “è presente nelle conclusioni di questo summit ed è stato ribadito in numerosi interventi quest’oggi come fronte strategico del nostro comune impegno”. È un risultato che Guerini ha accolgo “con molta soddisfazione”. Difatti, ha detto concludendo, “coglie un punto che da tempo l’Italia aveva posto all’attenzione”.

L'Italia al vertice Nato. La valutazione (positiva) di Guerini

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