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Paura coronavirus, emergenza sanitaria ed effetti sull’economia. Il mondo si è trovato improvvisamente alle prese con un allarme che sta ancora cercando di gestire. L’Italia è stato il Paese più colpito dopo la Cina e la Corea del Sud, anche se gli ultimi dati dicono che il Covid_19 sta arrestando la corsa ai contagi. Dall’inizio dell’epidemia più di 2.000 casi di contagio nel nostro Paese, 149 guariti e 52 deceduti.

Ma gli italiani colpiti dalla quarantena e non, cosa pensano di tutto quello che è accaduto finora? Nella sua ultima rilevazione Swg ha cercato di capire l’opinione che la popolazione italiana si è fatta sulla gestione della crisi e le relative ripercussioni economiche.

LE 4 FASI DELL’EMERGENZA

Per capire il pensiero degli italiani sulla questione Covid_19 bisogna partire da come il mondo ne è venuto a conoscenza. Nella prima fase il contagio sembra essere circoscritto in Cina, a Wuhan e in Hubei. Le notizie che arrivano frammentate hanno favorito un certo distacco nell’apprendere le notizie “da lontano” di una strana polmonite.

Intorno a fine gennaio, dopo che il 31 dicembre 2019 l’epidemia era stata segnalata dalle autorità cinesi all’Oms, gli aeroporti internazionali cominciano ad attivare controlli sistematici sui voli in arrivo da Wuhan, fino alla decisione di chiudere i voli dalla Cina, presa dall’Italia.

Da qui entriamo quindi alla seconda fase in cui il virus esce dai confini del Dragone, anche se si associano ad esso solo i cinesi. L’Osservatorio Swg già il 4 febbraio aveva sentito gli italiani sul tema e il 62% dichiarava di essere preoccupato, il 37% ammetteva di avere cambiato alcune abitudini e il 49% esprimeva soddisfazione per l’operato del governo.

Su tutti, i cambiamenti adottati come “precauzione” evitare ristoranti asiatici, avere contatti con persone asiatiche e l’annullamento di prenotazioni turistiche. È il 30 gennaio quando due turisti cinesi in Italia sono positivi al virus.

Da questo momento in poi l’Italia entra nella terza fase, quella della grande paura dopo che vengono individuati i primi contagiati e il 21 febbraio viene confermato il primo caso del focolaio di Codogno. Assalto ai supermercati, zone in quarantena, crollo della fiducia è quello che si respira nell’aria. Momento durante il quale anche i media tendono a toni allarmistici.

Ma le preoccupazioni di amministratori e cittadini sugli effetti del virus rispetto all’economia locale e nazionale fanno virare la comunicazione verso altri toni, facendo entrare l’emergenza nella quarta fase. Il contagio fa meno paura, secondo Swg, ma crescono i timori per le conseguenze economiche. Tanto che il 27 febbraio il sindaco di Milano Giuseppe Sala lancia l’hashtag #milanononsiferma proprio per contenere il blocco dell’economia subito dalla città. Il governo intanto il primo marzo emette il Dpcm per intervenire sull’emergenza.

PAURA PER L’ECONOMIA

Una volta recepite le raccomandazioni del ministero della Salute sui comportamenti da tenere, il timore per l’economia ha preso il sopravvento sul contagio, tanto che alla fine di febbraio si segnala un picco di pessimisti rispetto all’economia del nostro Paese.

Tra il 20 e il 24 febbraio le notizie che si rincorrono sull’emergenza del coronavirus, sugli effetti economici e turistici del Paese, hanno inciso in maniera significativa sullo stato d’animo degli italiani, inducendoli ad essere più pessimisti nei confronti proprio del futuro dell’economia dell’Italia.

SWG 8

Il 32% degli intervistati Swg sostiene che si stanno prendendo tutte le misure necessarie, ma il 31% dei lombardi – la Lombardia è la Regione più colpita dal coronavirus – pensa che si stanno prendendo misure eccessive, non giustificate dalla situazione.

E sulla gestione della crisi, anche se all’inizio Regioni e Stato hanno arrancato nel trovare un coordinamento efficiente, gli italiani oggi sostengono, che pur preoccupati per i danni all’economia e al Paese (60%), ora si sta procedendo bene (68%).

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PREOCCUPAZIONE PER IL LAVORO, DIFFIDENZA VERSO I SOCIAL, FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI

Ad oggi il vero allarme per gli italiani non riguarda l’emergenza sanitaria, solo il 33% ritiene infatti possa contrarre il coronavirus, il 41% si aspetta che le vittime siano poche centinaia e il 44% considera che l’allarme possa rientrare in pochi mesi.

Interessante anche il dato sulla credibilità dei mezzi d’informazione. Su tutti la Protezione civile al 78%, di seguito il ministero della Salute al 76%. Fanalino di coda i social media con una credibilità pari al 16%, molto bassa.

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Il vero problema percepito ad oggi è il lavoro. Il 53% delle persone intervistate si sono dichiarate preoccupate per la propria azienda/attività per eventuali contraccolpi a causa del coronavirus. Si respira quindi un vero e proprio timore di danni economici e occupazionali.

Coronavirus, ecco cosa preoccupa gli italiani. I dati Swg

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