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Berlusconi ci regali il suo ultimo colpo, avvicinando la Lega al Ppe: ne beneficerà il sistema-Paese italiano. Ne è convinto il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, che affida a Formiche.net la sua lettura sul momento di “piazza” delle Sardine che dopo Girotondi e Popolo Viola tormenta la sinistra, senza lesinare qualche consiglio ai players politici.

Si plaude alla piazza delle sardine ma poi si definisce truce quella di Salvini. Come mai?

È il vecchio schema per cui la piazza o è di sinistra o non è. In questo senso però mi sembra tutto terribilmente vecchio, anche le sardine.

Perché?

Scendere in piazza per dire che Salvini e il centrodestra non hanno diritto di cittadinanza è la roba più vecchia degli ultimi vent’anni. Allora ricordo che c’erano i Girotondi o il Popolo Viola contro Berlusconi: per rifare questo bastava Saviano. Non vedo una sola idea nuova nel movimento ittico. Quella piazza forse parla per distrarre dai disastri della maggioranza.

Il peso specifico della piazza crede sia direttamente proporzionale alla crisi dei partiti?

Le sardine fanno da coperta ai problemi del Pd e del M5S. È anche una piazza molto enfatizzata, ma attenzione: non ho nulla contro le piazze, soprattutto se pacifiche, quindi ben vengano. Però questi settemila in piazza a Bologna o Rimini mi fanno pensare che anche il Chievo Verona ha settemila spettatori allo stadio, ma non per questo vince il campionato. Non è quel numero che può sopraffare il dato delle urne. Che ci siano settemila persone contrarie al fatto che il centrodestra vinca le elezioni in Emilia Romagna mi sembra normale, forse sono anche poche.

Come legge il nuovo patto Grillo-Di Maio?

Mi sembra finto, un patto difensivo e per comprare tempo, per evitare la spaccatura violenta e non un patto per il futuro. Punta solo allo status quo presente.

Al di là di quale sarà la nuova legge elettorale, vede idealmente un potenziale bipolarismo tra il Pd che punta ai voti dei grillini e il destracentro che tocca il 50%?

Spero che ci sia un ritorno al bipolarismo, perché il non-bipolarismo soprattutto in Italia ha senso se c’è un sistema a doppio turno. Altrimenti non c’è un governo espressamente votato o quantomeno indicato dai cittadini. È da sette anni che non ce n’è uno: questa la madre di tutti i nostri problemi, perché se un esecutivo non ha il consenso maggioritario ha il fiato corto. Non a caso sono durati tutti poco più di un anno.

La proposta riformatrice di Giorgetti pensa sia tarata solo sulla legge elettorale?

Penso che in questo momento sia tutto tarato sulla legge elettorale e sul breve periodo, non vedo proposte di ampio respiro. Queste ultime presuppongono, non dico una pace, ma almeno una stabilità politica e un patto tra una maggioranza chiara ed una opposizione altrettanto chiara. Solo a quel punto è possibile abbozzare delle riforme. Adesso credo si stiano organizzando per andare al voto quanto prima e ognuno tenta di portare acqua al proprio mulino.

La foto di Grillo con l’ambasciatore cinese in Italia solleva dubbi sul posizionamento atlantico italiano?

Ciò che sta passando come un fenomeno di colore o tutt’al più personale, credo sia una delle cose più inquietanti che ci tocca vedere in Italia. Trovo molto pericoloso giocare con la collocazione dell’Italia sullo scacchiere internazionale. Mi piacerebbe sul punto conoscere la contropartita: non scendiamo dal pero, ma i cinesi non fanno nulla gratis. Si muovono solo nel loro interesse e sono disposti a investire su questa strategia. L’idea che il capo del partito con la maggioranza relativa in Parlamento sposi in modo così acritico l’egemonia imperialista della Cina mi fa paura.

Riuscirà Berlusconi a fare da pontiere tra Ppe e Lega?

Me lo auguro nell’interesse di Salvini. Non credo che Berlusconi in questo momento sia in grado di ribaltare i rapporti con la Lega, ma ci può regalare un ultimo colpo: convincere la Lega a incorniciarsi all’interno di uno scacchiere più moderato e più utile al sistema-Paese italiano. Questa domanda si lega molto al Grillo cinese: l’Italia deve diventare un player significativo dell’Europa, senza cedere alle tentazioni cinesi o russe. Quindi Salvini, anche in un’ottica governativa, può tentare di realizzare ciò non alleandosi con Romania o Ungheria, ma trovando punti di intesa con i Paesi forti europei. Quindi esclusivamente all’interno di un gioco di alleanze di cui il Ppe è oggi come oggi perno centrale.

twitter@FDepalo

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