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La Leopolda numero 10, la prima dall’addio al Pd e dal varo di Italia Viva? “Serve a cementare e a dare risonanza mediatica al nuovo profilo centrista di Matteo Renzi, autonomo e a destra del Partito democratico”. La scelta di Silvio Berlusconi di presentarsi in piazza San Giovanni, a Roma, insieme a Matteo Salvini e Giorgia Meloni? “Una strada, di fatto, obbligata. E poi il Cavaliere – che pure ha sbagliato a non occuparsi della sua successione – è rimasto coerente: è sempre stato l’uomo della federazione del centrodestra”. Il percorso all’opposizione del leader della Lega dopo la fine del governo gialloverde? “Nessuno ha mai contestato la capacità elettorale di Salvini ma la crisi d’agosto ha dimostrato che ha un problema di standing a livello internazionale e di gestione del potere a livello nazionale”. Nel sabato delle manifestazioni contrapposte e in contemporanea – con la decima Leopolda a Firenze e la piazza sovranista di Roma – Formiche.net ha chiesto all’ordinario di Storia contemporanea e direttore della School of Government della Luiss Giovanni Orsina di analizzare gli scenari politici di breve e di medio termine e le principali vicende che stanno caratterizzando sia la maggioranza di governo sia l’opposizione. A partire dalle sfide che si trovano di fronte Renzi e Salvini, oggi ancora protagonisti assoluti della scena dopo il confronto dei giorni scorsi da Bruno Vespa (qui le foto).

Che spartiacque rappresenta questa decima Leopolda nella storia politica di Matteo Renzi?

Renzi sta cercando di costruirsi una posizione autonoma e a destra del Partito democratico, in zona centrista direi. Il leader di Italia Viva sta tentando di qualificarsi come il rappresentante dei moderati e degli europeisti. Il profilo di Macron, per intenderci. E la Leopolda serve a cementare questo disegno, a rafforzarlo, a dargli risonanza mediatica. Come Renzi lo metterà poi a frutto è tutto da capire. Non lo sa nessuno e forse neppure lui. La situazione politica è troppo fluida per poterlo dire.

Ma secondo lei Renzi ha le caratteristiche per piacere agli elettori moderati di centrodestra che non si riconoscono nel messaggio lepenista di Salvini e Meloni?

Difficile che vinca questa scommessa. La partita è stata già giocata e Renzi l’ha persa. Qualcosa può attrarre, ma poco a mio avviso. Il suo profilo pubblico è logorato. Piace molto a minoranze piccole ma non a vaste maggioranze. La sua capacità attrattiva verso l’elettorato di centrodestra, secondo me, è fortemente ridotta.

Questo vuol dire che rimarrà all’interno del centrosinistra e alleato del Pd?

Renzi è un super tattico, ha colto l’occasione della crisi di agosto per tornare visibile e centrale all’interno del sistema politico. È stato bravissimo, diciamoci la verità. La sua è stata un’opera di altissima tattica politica. Tuttavia, ha pur sempre perso tutte le ultime elezioni e il suo gradimento nell’opinione pubblica è basso. Può però fare leva sul suo ruolo nel palazzo e da lì provare a ricostruirsi una credibilità nel Paese per far crescere i consensi. Ma se questo non dovesse accadere – e io penso che non accadrà – il suo posizionamento lo deciderà all’ultimo. Si sta preparando a qualunque evenienza e nel frattempo sta cercando di sfruttare al massimo questa sua posizione di membro della maggioranza con un ruolo, però, da corsaro.

Questo dovrebbe condurci a ritenere che Renzi non staccherà la spina al governo?

Per il momento direi di no. Certo, nel caso Giuseppe Conte cadesse, potrebbero esserci nuove elezioni oppure anche un nuovo governo. Questa seconda ipotesi non pensa dispiaccia affatto al leader di Italia Viva perché l’attuale presidente del Consiglio si qualifica e si definisce come leader moderato. I due, in pratica, si muovono nello stesso spazio politico. Conte per Renzi rappresenta un problema. Non per caso, d’altronde, Nicola Zingaretti ha subito blindato il premier. Il voto però non dovrebbe convenire a Renzi, almeno non a breve. Per questo la mia ipotesi è che continuerà a tirare la corda senza arrivare allo strappo, a meno che non ci sia la possibilità di strappare sul governo senza strappare sulla legislatura.

A Roma, invece, Berlusconi ha deciso di aderire alla manifestazione di Salvini. Si tratta di una scelta obbligata? Ha consegnato quello che rimaneva del centrodestra alla destra?

Sì entrambe le cose, direi. Berlusconi ha impedito per così tanto tempo il rinnovamento di Forza Italia, che la sua creatura ha finito con il deperirsi insieme a lui. Quando arrivi ad avere solo cinque o sei punti percentuali di consenso che cosa fai? A questo punto il Cavaliere non era più abbastanza forte per fare il corsaro come Renzi o di andare da solo. Per questa ragione, non aveva che due alternative: scegliere tra i due Matteo. E ha scelto. In ogni caso non è più lui a comandare: nel centrodestra decide Salvini ma se fosse andato con Renzi le cose non sarebbero state diverse da questo punto di vista. Tuttavia, Berlusconi sta mantenendo un forte elemento di coerenza: è sempre stato l’uomo della federazione del centrodestra. Da lì non si è mosso, è rimasto fedele a se stesso e al suo progetto politico. Certo, oggi non è più lui il capo.

Ma a proposito di centro, che prospettive pensa possa avere Carlo Calenda?

Ho personalmente apprezzato la sua coerenza durante la crisi di agosto ma chiaramente da quando è uscito dal Pd è diventato molto meno centrale. Al contrario di Renzi che è stato molto meno coerente ma che ha conquistato un ruolo fondamentale nello scenario politico. E poi ricordiamoci che si tratta di un’area piuttosto ridotta: gli elettori ormai vanno conquistati con provocazioni, con parole d’ordine forti. La scena pubblica è così rissosa che bisogna strillare. E strillare dal centro non è mai stato facile. Lo spazio è poco e a mio avviso è più semplice che ne diventi Renzi il leader.

 E l’altro Matteo? Cosa ci dice la manifestazione di oggi?

Giustamente ha organizzato un importante bagno di folla, ma d’altronde quello è sempre stato il suo punto forte. Che sappia stare in piazza e raccogliere voti lo sappiamo tutti. Nessuno ha mai negato la sua capacità elettorale. Deve però dotarsi di un profilo più governista: la crisi di agosto ha dimostrato che ha un problema di standing a livello internazionale e di gestione del potere a livello nazionale. Ora, a mio avviso, deve lavorare per una federazione del centrodestra con Meloni e Berlusconi e presentarsi come forza responsabile di governo.

Matteo vs Matteo. La Leopolda e la piazza di San Giovanni secondo il prof. Orsina (Luiss)

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