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L’Italia sta sottovalutando il dossier energetico nel basso Adriatico e nello Ionio? C’è il rischio che l’attivismo di altri player, come Montenegro e Grecia, possa di fatto portare il nostro Paese a ignorare le potenzialità dello scenario che si apre lungo il costone balcanico e a poche miglia delle acque internazionali?

QUI MONTENEGRO

Il governo del Montenegro ha dato il via libera alla prima piattaforma petrolifera offshore a 22 chilometri dalla costa, ovvero all’esterno dalle acque territoriali del Paese. Lo ha confermato ufficialmente la Direzione per gli idrocarburi montenegrina. Nello specifico “in base all’accordo di concessione per la ricerca e produzione di idrocarburi nei settori 4, 5, 9 e 10, firmato con il consorzio italo-russo Eni-Novatek, nei mesi di novembre e dicembre dello scorso anno sono state eseguite riprese geofisiche in 3D di una superficie complessiva che si estende a 1.228 chilometri”. Altri due blocchi, il 26 e il 30, sono stati assegnati alla compagnia greca Energean, e hanno visto concludere le ricerche i cui risultati saranno diffusi entro il prossimo mese.

QUI GRECIA

Lo scorso 3 ottobre il Parlamento ellenico ha ratificato quattro concessioni che consentono la perforazione esplorativa e l’estrazione di idrocarburi nelle regioni del Mar Ionio (Sivota e Paxi) e nelle acque a ovest di Creta. La prima a Hellenic Petroleum SA per il blocco 10 nel Mar Ionio; la seconda alla Repsol Exploracion SA e Hellenic Petroleum SA nella regione “Ionio” della Grecia occidentale; la terza a Total E&P Greece BV, ExxonMobil Exploration and Production Greece (Crete) BV e Hellenic Petroleum SA per perforazioni esplorative offshore e diritti di produzione nella regione marittima “Southwest Crete”; e infine l’ultima a Total E&P Greece BV, ExxonMobil Exploration and Production Greece (Crete) BV e Hellenic Petroleum SA nella regione marittima “West of Crete”. I blocchi sono stati oggetti di gare internazionali sin dal 2013, ma solo quest’anno si è avuta luce verde.

IONIO

Sullo Ionio si affaccia la regione ellenica dell’Epiro, che con un prodotto interno lordo pro capite di 11.870 euro è una delle 20 regioni più povere d’Europa. Lì, nel porto di Igoumenitsa, potrebbero essere realizzate due nuove infrastrutture ad hoc: un centro logistico che “accolga” il nuovo settore degli idrocarburi (quindi chiatte, gasiere, camion dedicati) e un nuovo porticciolo turistico per 300 yacht.

Ma non è tutto: in quel fazzoletto di mare tra Santa Maria di Leuca e l’isole ellenica di Corfù, sfruttando anche i ritardi italiani, la Grecia ha affidato a Total, Edison e Elpa le trivellazioni su quel blocco 2 che comincia al largo di Corfù e finisce al limite col Salento. Si tratta del giacimento Fortuna Prospect che, se dovesse essere redditizio come tutti si aspettano, verrà sfruttato dalla Grecia che non solo incasserà le royalties ma venderà quel gas a Roma.

Intanto Roma ospita in questi giorni “Oil&nonoil – Energie, carburanti & servizi per la mobilità”, la quattordicesima edizione del forum sugli idrocarburi ospitato al Palazzo dei Congressi dell’Eur. In agenda i temi delle trasformazioni nella mobilità e nelle abitudini dei consumatori, la sostenibilità ambientale, la transizione energetica, i combustibili alternativi, l’anagrafe delle bonifiche.

twitter@FDepalo

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