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La scorsa settimana Wang Qingzhou e Chen Yiyi, due cittadini cinesi, sono finiti a processo a New York per traffico di precursori del fentanyl, un oppioide che nel 2023 ha causato la morte di oltre 200 individui in media al giorno negli Stati Uniti. I due erano stati arrestati in un’operazione sotto copertura a giugno 2023 nelle Figi, espulsi dalla nazione insulare del Pacifico meridionale e successivamente arrestati negli Stati Uniti. Il loro processo è iniziato il 15 gennaio, presso la Southern District Court di New York. I pubblici ministeri sostengono che gli imputati e la società per cui lavoravano, Hubei Amarvel Biotech, abbiano spedito negli Stati Uniti più di 200 chilogrammi di precursori chimici illeciti correlati al fentanyl, una quantità che potrebbe produrre dosi letali del farmaco sufficienti a uccidere 25 milioni di persone.

Il fentanyl è uno dei temi più importante sull’agenda bilaterale. In un rapporto di aprile, la commissione per la Cina della Camera ha accusato direttamente Pechino di alimentare la crisi e dunque l’instabilità sociale americana tramite programmi per sostenere le aziende che esportano fentanyl e altre droghe illegali negli Stati Uniti. Accuse respinte dal governo cinese.

Ne hanno parlato sia il presidente statunitense Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping nella telefonata di venerdì sia i loro due vice, JD Vance e Han Zheng, che si sono incontrati ieri, alla vigilia dell’insediamento della nuova amministrazione americana.

Han ha spiegato che finché Stati Uniti e Cina “rispetteranno i principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione reciprocamente vantaggiosa, contribuiranno reciprocamente al progresso, apporteranno benefici ai due Paesi e forniranno importanti contributi alla pace e allo sviluppo nel mondo”. Lo riporta Xinhua. Han avrebbe inoltre sottolineato che “le relazioni economiche e commerciali sono questioni importanti di interesse comune per entrambe le parti” e affermato che i due Paesi, nonostante le differenze e le frizioni, “condividono enormi interessi comuni e spazio per la cooperazione” e possono “rafforzare il dialogo e la consultazione su questo”. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Trump avrebbe detto ai suoi consiglieri di essere intenzionato a recarsi in visita in Cina nei suoi primi cento giorni di mandato.

Si riparte dal lavoro degli anni alla Casa Bianca di Joe Biden che nel suo discorso di commiato sulla politica estera, la scorsa settimana, si è detto convinto che la Cina “non supererà mai” gli Stati uniti nella competizione strategica a lungo termine ma ha anche sottolineato come Washington e Pechino abbiano “gestito” le relazioni “in modo responsabile, evitando che degenerassero in conflitto”. “Abbiamo creato linee di comunicazione tra me e il presidente Xi, e tra i vertici dei nostri eserciti, per evitare malintesi”, ha spiegato. “Abbiamo trovato modi per collaborare, affrontare il cambiamento climatico, ridurre il flusso di fentanyl negli Stati uniti e, a proposito, le morti per overdose stanno diminuendo in tutto il Paese”.

A novembre 2023 Biden e Xi avevano concordato l’avvio di un Gruppo di lavoro bilaterale anti-narcotici, un meccanismo per coordinare gli sforzi bilaterali per contrastare la produzione globale e il traffico di droghe sintetiche illecite, compreso il fentanyl. Da allora qualche passo avanti è stato compiuto. Per esempio, a giugno le autorità americane hanno incriminato una rete legata a una “banca clandestina” che sostiene il cartello di Sinaloa. Un caso raro, in cui le autorità cinesi hanno collaborato. Ad agosto, invece, per la prima volta in sei anni la Cina ha deciso di imporre restrizioni sulla produzione dei precursori del fentanyl.

(Foto: White House)

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