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In questi giorni, ricorrono gli 80 anni dell’inizio della seconda guerra mondiale, quando le armate tedesche passarono il confine della Polonia ed iniziarono una sanguinosa invasione in cui diedero prova di crudele razzismo con anche l’ordine di uccidere tutti i bambini che risultassero circoncisi in quanto ebrei. Ed senza dubbio doveroso che la stampa ricordi questa brutta, anzi bruttissima, pagina della storia d’Europa.

Ricorre, però, un altro anniversario, che riguarda pur sempre la storia europea e polacca: quello dell’invasione, il 17 settembre, della Polonia orientale da parte delle forze sovietiche staliniste. Per decenni è stato considerato politically correct non parlarne o parlarne poco sia perché a Yalta la Polonia era stata inclusa nell’area d’influenza russa sia perché nei Paesi occidentali c’erano importanti partiti comunisti, che facevano parte di ‘archi costituzionali’ e di alleanze parlamentari, sia perché tali partiti, dopo il 1989, cambiavano nome e entravano in coalizioni di governo.

Sarebbe stato imbarazzante ricordare loro – come ha fatto, ad esempio, Luciano Pellicani nel saggio Lenin e Hitler (Rubettino, 2009) – che nazisti e comunisti erano facce della stessa medaglia. Tanto più che per anni ed anni, i partiti comunisti in Europa occidentale erano stati finanziati dall’oro di Mosca. Ed è uscito da poche settimane un volume di uno storico di rango (Roger Moorhouse First to Fight , Boodley Hood, Londra) che sulla base di documenti inediti, materiale d’archivio e testimonianze, tratta in dettaglio del tradimento nei confronti dei polacchi da parte degli stessi britannici (che non intervennero tempestivamente con l’aviazione per paura di ‘danneggiare le proprietà private’), della imparità delle forze in campo, dello smembramento del Paese programmato e dell’invasione sovietica pattuita tra Mosca e Berlino.

Nel 1939, non si conosceva il patto Ribbrentop – Molotov ed il pretesto utilizzato da Stalin per motivare l’intervento era che lo Stato polacco si era dissolto ed occorreva ristabilire ordine ed impedire l’avanzata tedesca. Moorhouse documenta come i russi furono tanto brutali e violenti quanto i tedeschi. Ove non di più. Furono parimenti razzisti; anzi, ancora di più. Alla persecuzione contro gli ebrei, che aveva radici nella storia della Russia imperiale, aggiunsero la persecuzione di classe: tutti coloro le cui mani non avevano calli venivano uccisi in quanto rappresentanti dell’”ordine borghese” che si voleva annullare. Le “fosse di Katyn” testimoniano la volontà d’annientare un intero ceto. Sarà interessante vedere quali ‘grandi testate’ ricorderanno questo annivarsario e quanto rilievo gli daranno.

1939, quando (anche) i russi invasero la Polonia. Il commento di Pennisi

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