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Tanto tuonò che… alla fine non piovve! Dopo una settimana di passione fra Strasburgo e Roma, il governo prende atto di non avere alternative. Né alternative ne ha il Capo dello Stato. Sei protagonisti dell’attuale fase politica, come i personaggi del noto dramma di Luigi Pirandello, sono ancora tutti in cerca d’autore.

MATTEO SALVINI

Tutte le contraddizioni di questi giorni sono sembrate alla fine condensarsi nella sua persona. Ha cercato di giocare la sua partita in Europa, facendo pesare i suoi 28 voti in Parlamento con una von der Leyen che proprio sul filo del rasoio si giocava la presidenza della Commissione e che, in un primo momento, non ha declinato l’aiuto interessato dell’italiano. Mentre sui tavoli europei lavoravano Giuseppe Conte e il suo uomo di fiducia, Mauro Zanni, a Roma Salvini invitava Giancarlo Giorgetti a preparare le valigie (promoveatur ut amoveatur?). Poi, quando Vdl, assicuratasi i voti piddini e grillini, lo ha scaricato, in extremis il “Capitano” ha avuto uno scatto d’orgoglio e ha detto ai suoi di riaffancarsi a Marine Le Pen e agli altri del suo gruppo e di quelli affini. Votando contro, ha però fatto saltare le negoziazioni di Conte e ha in definitiva compromesso il posto di commissario europeo per il suo Giorgetti. Al danno si è poi unita la beffa di trovarsi i suoi alleati-avversari a Cinque Stelle decisivi per l’elezione della delfina di Angela Merkel e nella stanza dei bottoni di Strasburgo. Che si sia trovato accerchiato o che sia stato accerchiato, a questo punto poco importa: il risultato non cambia. Salvini è oggi in Italia un uomo vincente e isolato al tempo stesso, con la forza teorica per fare la rivoluzione che ha promesso ma con le strade politiche da percorrere impervie o addirittura sbarrate. Il logoramento, ovvero la cottura a fuoco lento, è dietro l’angolo.

LUIGI DI MAIO

Nessuno meglio di lui si trova ad agio con la politica liquida dei nostri tempi. Senza particolari tabù ideologici, senza l’obbligo della coerenza, con la stessa faccia tranquillizzante e il sorriso di ragazzino sveglio e innocente di sempre, passa dai gilet gialli a Macron, dall’antieuropeismo al voto per il candidato di sistema, con la stessa facilità con cui un attore cambia abito di scena. Se l’obiettivo in politica è sopravvivere, Di Maio ci riesce alla grande. E riesce pure, con la complicità sapiente di Conte che gli fa da spalla fingendo di non fargliela, a sferrare bei colpi al suo avversario-alleato. Un democristiano in salsa postmoderna e postpolitica, direi. E, nel frattempo, i suoi temi (ad esempio il “salario minimo”) si fanno spazio anche a livello europeo. Quanto ai nemici interni, li tiene a bada ricordando implicitamente loro che, se cadesse tutto, cadrebbe senza garanzie anche il seggio su cui sono seduti.

SERGIO MATTARELLA

Per alcuni non gioca nessuna partita personale, per altri è al centro di ogni complotto. Quel che è certo è che, come l’oracolo di Delfi, non dice né nega ma solo accenna. Sono cenni ambigui e timidi, ma tutti ne dipendono e tutti si chiedono come si comporterebbe in caso di crisi del governo. È evidente però che la vera partita si giocherà fra due anni sul nome del suo successore: moriremo eurodipendenti con Draghi sul Colle più alto o tenteremo una via italiana al “cambiamento” in un caotico mix di Russia, Cina, Trump (rieletto)?

GIUSEPPE CONTE

È il vero vincitore di tutte le partite. Si muove con destrezza politica pur essendo l’unico non politico fra i nostri sei personaggi. Anche lui in fondo è un democristiano, ma vecchia maniera, e perciò dà sicurezza e tranquillità agli italiani. Non ha un partito, ma potrebbe crearselo. Non è fra i candidati al Colle, ma potrebbe arrivarci. Era un “notaio”, ma ora detta la linea e batte pure i pugni sul tavolo quando i suoi lo fanno arrabbiare. Sa di non avere alternative e di potersi comunque giocare più carte. Per ora gioca Mattarella con Salvini e Salvini con Mattarella. Quanto a Di Maio, beh sa di essergli indispensabile. Ha trattato in Europa in condizioni disperate ed è riuscito pure ad avere credito e forse, vedremo, anche qualche risultato. Un grande regista, ma non può ancora permettersi di essere l’autore unico di cui sono in cerca tutti i personaggi di questa storia.

NICOLA ZINGARETTI

Il suo PD è appesantito dalle idee del secolo scorso e da tante fratture interne, che egli ha saputo finora mascherare al massimo. Nascondendo le divisioni sotto il tappeto, si è posto come la forza unica di opposizione e ha invertito la rotta declinante. L’Europa lo ha aiutato eleggendo un suo uomo al Parlamento di Bruxelles: gli sarà di aiuto in patria! L’impressione è però che tutto questo non sia sufficiente e che il Pd, che non detta l’agenda, non sarà capace di nessun colpo d’ala. Cerca i Cinque Stelle, al contrario dell’oppositore interno Matteo Renzi, ma è difficile che il corpaccione pachidermico del suo partito possa integrarsi con la vitalità postpolitica di Di Maio e compagni.

SILVIO BERLUSCONI

In verità, il Cavaliere non è in cerca di un autore perché vorrebbe restare lui l’unico autore di sé stesso. Solo che la realtà attorno a lui è cambiata radicalmente  e il suo elettorato pretende scelte che lui non sa fare. Vive nel ricordo di un passato che non c’è più e, intanto, il consenso al suo partito si assottiglia. Alla fine potrà pure neutralizzare, come sta facendo, l’insidia che gli viene da Giovanni Toti, ma il problema politico resta tutto: quella che fu la sua base elettorale di un tempo, ammesso che non sia già passata con la Lega, vorrebbe fare l’ala liberale e borghese-produttiva di una coalizione a guida Salvini. Che è a destra l’unica oggi possibile. Dio sa quanto la destra, e anzi l’Italia, ne avrebbero bisogno!

Da Salvini a Berlusconi. Sei personaggi in cerca d'autore

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