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Nel Mediterraneo orientale non c’è solo la constatazione che Ankara prosegue nella sua strategia di netta contrapposizione al blocco atlantico, ma anche la consapevolezza che, a questo punto della partita, il rischio di un incidente si fa sempre più vicino, come dimostra il caso del missile siriano caduto a Cipro e l’allerta delle forze armate greche.

Nicosia, Washington, Atene e Bruxelles, sono i nemici che Erdogan ha messo nel mirino e che anche ieri ha attaccato in maniera diretta. E se il perimetro di influenza turca non arretra significa che, parallelamente, i margini per una ricomposizione si restringono.

QUI ANKARA

Nuove minacce rivolte da Erdogan a Cipro e ai partners internazionali (Ue in primis) per la crisi del gas nel Mediterraneo orientale. Accusa Nicosia di aver agito in modo illegale, nonostante la gara per l’assegnazione dei blocchi a Exxon, Eni e Total sia stata regolare e nell’alveo del diritto internazionale. “Se alcune persone che non riconoscono la nostra legittimità allora sappiamo parlare la lingua che capiranno e sappiamo come farlo” ha detto.

Poi accusa l’Ue per l’adesione di Cipro perché non si comporta in modo onesto. “Come possiamo credere questa Ue? Questi non sono onesti. Tutti loro sono usurpatori”. E parla di “rapina” per la mancata consegna degli F35 Usa. Un panorama che è affiancato dal “traffico” militare nel Mediterraeo orientale dove operano mezzi e uomini di Usa, Francia, Grecia e Cipro mentre la Turchia prosegue negli sconfinamenti aerei sui cieli ellenici.

STRATEGIA

Sul gas Erdogan non si piega al diritto internazionale. Con l’arrivo della nave Yavuz nella Zee si completa la strategia scomposta di Ankara, che ha già inviato la prima nave di perforazione Fatih, impegnata in operazioni illegali di ricerca nelle vicinanze, in un fazzoletto di acque al largo di Cipro costellate anche da navi della marina turca.

La Grecia si sta dirigendo verso le elezioni politiche del 7 luglio con le proprie forze armate in stand by per un livello di allerta aumentato, mentre Atene ha concesso una licenza per esplorazioni sottomarine a largo di Creta a due players significativi come ExxonMobil e Total. Il tutto mentre ha ribadito l’isolamento internazionale del governo di Erdogan, che ormai guarda solo ad alleanze di sistema con i Fratelli Musulmani e le organizzazioni affiliate nella regione dopo l’inizio della Primavera Araba (mentre Tel Aviv e Il Cairo voltano da tempo lo sguardo altrove).

Nel frattempo la Turchia ha ordinato l’arresto di 122 militari tra Izmir, Konya e Istanbul sospettati di essere sodali della rete gulenista accusata da Ankara di aver orchestrato il fallito golpe del 2016.

Secondo il ministero della Giustizia turco le misure sono necessarie a causa della gravità della minaccia gulenista che la Turchia affronta quotidianamente.

QUI USA

Due giorni fa Eliot L. Engel, presidente della commissione per gli affari esteri della Camera, ha ribadito che la Turchia dovrebbe essere estromessa dal programma F-35 se dovesse procedere con l’acquisto dell’S-400. “Se la Turchia gestirà assieme l’S-400 e l’F-35, metterebbe a rischio la vita di tutti i futuri piloti americani e degli alleati. Il presidente Trump dovrebbe schierarsi con gli uomini e le donne che volano su questi aerei, non con un autocrate turco disperato per mantenere la sua presa sul potere”. Dopo il faccia a faccia in occasione del G-20 di Osaka, il presidente turco ha respinto le minacce di sanzioni statunitensi (“Siamo partner strategici con gli Stati Uniti. Come partner strategici, nessuno ha il diritto di interferire con i diritti sovrani della Turchia. Tutti dovrebbero saperlo “, ha detto Erdogan).

INDIETRO NO

Tuttavia Washington ha intrapreso una strada irreversibile, come dimostrano le parole nette pronunciate alla Reuters dal portavoce del Pentagono, Mike Andrews: “Alla Turchia non sarà permesso di avere entrambi i sistemi”.

Una conferma bypartisan alla posizione del Pentagono arriva sia dai Repubblicani che dai Democratici al Congresso anche se c’è chi sta facendo circolare nelle ultime ore un’ipotesi di accordo che contempli anche l’avquisto di Patriot, mentre secondo il quotidiano turco Cumhuriyet gli S-400 non sarebbero integrati alle unità radar della Nato in Turchia. Un tentativo quest’utimo di evitare in extremis il muro contro muro che però è oggettivamente protofanico nel Mediterraneo orientale, dove la destabilizzazione è costante anche a causa della nuova centrale nucleare costruita da Rosatom in Turchia e dal tentativo di Erdogan di prendere parte alla ricca ricostruzione in Siria. Due elementi che la Casa Bianca non vede con favore.

twitter@FDepalo

Cipro, Ue, Usa, Grecia. È sempre più Erdogan contro tutti

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