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Con una nuova intesa nel campo dei lanciatori, l’Europa si muove verso una strategia comune (e rispettosa degli interessi dell’Italia) di accesso allo Spazio. Parola di Michele Nones, vice presidente dell’Istituto affari internazionali (Iai), che Formiche.net ha sentito per commentare i due protocolli d’intesa arrivati questa mattina. Li hanno siglati l’Agenzia spaziale europea (Esa) e Arianespace con le due aziende che realizzano i futuri lanciatori del Vecchio continente: il gruppo franco-tedesco Ariane Group per Ariane 6, e l’azienda italiana Avio per Vega C. A una settimana dall’attesa ministeriale Esa di Siviglia, gli accordi riguardano la fase di produzione e utilizzo dei vettori, nonché gli aspetti relativi alle responsabilità tecniche e industriali in vari ambiti, come la conformità ai requisiti di alto livello nella vita utile, l’autorizzazione al lancio, la gestione della configurazione e la manutenzione di diversi asset. È la stessa agenzia continentale a ribadire l’invito a “uno sfruttamento efficace e complementare di Ariane 6 e Vega C, basato sulle rispettive prestazioni del lanciatore”.

Come legge il protocollo siglato oggi?

L’accordo odierno che ha coinvolto Arianespace, Avio ed Esa è una tappa fondamentale per costruire una strategia comune europea di accesso allo Spazio. Il rischio di una competizione intra-europea fra i due gruppi franco-tedesco e italiano è stata fino ad ora un punto di debolezza dell’Europa sullo scenario spaziale internazionale.

Perché?

Perché è evidente che Avio, attraverso il lanciatore italiano Vega, anche nella sua prevista crescita capacitiva e tecnologica, resterà comunque limitato alla messa in orbita fino a due tonnellate e mezzo ed entro i duemila chilometri. Al tempo stesso però l’evoluzione di Ariane 6, oltre a consentire il lancio di satelliti più pesanti o da collocarsi in orbite superiori, potrebbe permettere anche l’utilizzo per lanci entro la soglia dei duemila chilometri. Quindi, mentre c’è una possibile competizione di Ariane Group contro Avio, e quindi di Ariane 6 contro Vega, non vale il discorso contrario.

Ci avviciniamo a una strategia europea unica?

Certo. Avere definito, di comune accordo, un confine fra l’utilizzo di un lanciatore o dell’altro, consente oggi di proseguire sulla strada di una strategia comune europea nel settore dello Spazio. L’accordo è particolarmente importante per l’Italia perché vede riconosciute, innanzitutto, le sue capacità industriali e tecnologiche che sono state sviluppate nel corso degli ultimi vent’anni attraverso il lanciatore Vega e tutte le sue evoluzioni, premiando un’intuizione iniziale che è quella dell’allargamento del mercato dei satelliti verso i satelliti di dimensioni inferiori, fino ai mini-satelliti. Oggi il mercato spaziale si sta orientando in modo significativo verso questa fascia, anche grazie alle possibili costellazione che le moderne tecnologie consentono di gestire.

Tra l’altro, l’accesso allo Spazio e le future evoluzioni di Vega sono uno dei settori considerati prioritari dal governo italiano.

Infatti questa nuova attenzione nei confronti dell’Italia premia anche lo sforzo che il sistema-Paese ha fatto soprattutto nell’ultimo biennio attraverso la costituzione del Comitato interministeriale per l’aerospazio presso la presidenza del Consiglio, il quale ha riconosciuto la valenza strategica del settore e consentito di realizzare quel coordinamento tra dicasteri che era mancato in passato.Da ultimo, la ricostituzione dell’Intergruppo parlamentare Aerospazio ha confermato l’approccio bipartisan che deve caratterizzare l’attenzione allo sviluppo delle nostre capacità spaziali. È auspicabile che tutto questo venga coronato da un accordo al prossimo consiglio ministeriale dell’Esa di dicembre, che anche l’intesa odierna contribuisce ad avvicinare, eliminando una possibile criticità nel rapporto tra le maggiori potenze spaziali europee.

Si aspetta che dalla ministeriale arrivi una nuova garanzia di lanci istituzionali per i due vettori?

In questo nuovo quadro di collaborazione, sarebbe estremamente utile se venisse ulteriormente confermata e rafforzata da parte degli Stati europei la preferenza europea per i lanci istituzionali. Permetterebbe di creare condizioni di maggiori parità fra le imprese europee e quelle americane, russe, cinesi e giapponesi che si possono avvantaggiare dell’esclusività dei propri mercati interni e istituzionali.

Così l'Europa ascolta l'Italia sui vettori spaziali. Il punto di Nones (Iai)

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