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Si chiama Il Dragone ed è un’enorme nave petrolifera che batte bandiera liberiana e aiuterebbe al regime di Nicolás Maduro a vendere il petrolio venezuelano, nonostante le sanzioni internazionali. L’ultima volta che è stata individuata navigava lungo le coste della Francia. Poi, è scomparsa.

Secondo Bloomberg, sarebbe più una nave “fantasma”, come tante, che spegne il radar per evitare di essere rintracciata nelle acque del Venezuela, Paese dal quale avrebbe caricato circa 2 milioni di barili di petrolio destinati alla compagnia petrolifera statale russa Rosneft Oil.

“La pratica di spegnere i segnali di localizzazione è aumentata nell’ultimo mese – si legge sul sito della testata -, dopo che gli Usa hanno inseguito un’imbarcazione di proprietà cinese che avrebbe caricato greggio iraniano”. Le navi petrolifere stanno sfruttando sempre di più questa tecnica per evitare le sanzioni e cercare di risollevare la produzione di petrolio venezuelano, sprofondata dopo le sanzioni americane. Ad aprile il Venezuela aveva prodotto soltanto 644mila barili al giorno, la più bassa produzione della storia.

A novembre, però, sono stati caricati 10 milioni di barili, più del doppio del volume del mese precedente. E, evidenzia Bloomberg, “la metà di questi barili sono usciti attraverso navi che avevano spento i radar”, e sarebbero “arrivati in Cina e India”.

Dynacom Tankers, l’impresa che amministra Il Dragone, ha dichiarato con una nota che “da gennaio del 2019 nessuna nostra nave ha contratti con entità sanzionate dagli Stati Uniti e non ha infranto” nessun divieto. Non sono state fornite spiegazioni sul perché il radar della petroliera sarebbe rimasta spenta per tre settimane e non è stata smentita la sua presenza in Sudamerica.

Anche la russa Rosneft si è espressa sul caso, sostenendo che “tutte le nostre operazioni riguardanti il Venezuela si basano su contratti firmati ben prima dell’imposizione delle sanzioni statunitensi, e sono assolutamente in linea con tutte le norme internazionali”.

Di recente, gli Usa hanno posto nel mirino importatori ed esportatori cinesi come Zhuhai Zhenrong e Cosco Shipping per presunte operazioni con greggio iraniano. Anche queste navi avrebbero l’abitudine di spegnere i radar. La “scomparsa” di queste imbarcazioni è iniziata dopo che la compagnia Unipec, braccio commerciale della statale cinese Sinopec, vietò l’uso di navi che avessero operato in Venezuela negli ultimi 12 mesi.

La necessità di trasportare petrolio venezuelano è aumentata nell’ultimo mese dopo che la compagnia petrolifera statale del Venezuela sarebbe riuscita a recuperare alcuni clienti, tra cui l’indiana Reliance Industries e la tailandese Tipco Asphalt.

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