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Colpo di scena o sceneggiata? Andrea Crippa, giovanissimo vicesegretario federale della Lega e uomo molto vicino a Matteo Salvini, sgancia la bomba il penultimo giorno della crisi, che per definizione è quello delle sorprese last minute. “Ci hanno contattato nove senatori M5s. Se gli diamo un seggio, votano no a Conte” ha detto all’Adnkronos. Tanto è bastato per creare il panico fra gli onorevoli a Cinque Stelle, già col fiato sospeso per la votazione della piattaforma Rousseau che domani deciderà le sorti del governo giallorosso in fasce. Il parterre è vario, spiega il numero due del Carroccio. “Eletti del Movimento, provenienti dal Sud ma anche dal Nord e centro Italia, Puglia, gente che non è stata al governo gialloverde, senatori che ora chiedono di avere una candidatura per un seggio con la Lega alle prossime elezioni”.

Il telefono scotta, insomma, per le chiamate di chi ha vissuto la stagione gialloverde come spettatore passivo, soldato semplice in attesa di una promozione che non è arrivata. La Lega è pronta a tutto, anche ad accettare i fuoriusciti, rassicura Crippa. “Valutiamo caso per caso, faremo scelte che saranno basate su quanto queste persone hanno fatto per i temi cari alla Lega: dalla legittima difesa, alla immigrazione, alle misure sulle tasse”. Poi l’affondo definitivo. I pentastellati a palazzo Madama pronti a saltare sul carro leghista potrebbero essere più di nove: “quelli che ho sentito mi hanno fatto capire che non parlano solo per loro stessi, ma che ci sono altri pronti a seguirli”.

Le prime scosse sismiche nel gruppo M5s sono state già registrate. Le sirene del giovane leghista non passano inosservate. C’è chi, come Paola Taverna, risponde per le rime a quelli che definisce “annunci fantapolitici”: “Stiano tranquilli, il Movimento Cinque Stelle è compatto. E sicuramente non è in vendita”. Si accoda Stefano Patuanelli, capogruppo al Senato e grand commis delle trattative giallorosse: “sono terrorizzati”. E se Vito Crimi definisce le parole di Crippa “infondate e senza senso”, Mauro Coltorti ribattezza l’operazione: non è altro che “un becero mercato delle vacche”.

Difficile capire se dietro la mossa last minute del Carroccio ci siano effettivamente fatti e numeri. Certo se fosse confermata la notizia peserebbe come un macigno sulla gestazione del governo Pd-M5s. Il Conte due ha un certo margine alla Camera, ma numeri molto risicati al Senato. Complice l’esclusione (inaspettata) dalle trattative di Leu, che tramite il leader Pietro Grasso si è tirata fuori due giorni fa augurando “buona fortuna” a dem e grillini.

A palazzo Madama la battaglia sarà più dura del previsto. Ammesso che fra i dem non si registri alcuna defezione, Pd e M5s al completo conteranno su 158 voti. Ne servono 161. Ovvero la maggioranza è appesa non solo alla disciplina di partito, ma anche e soprattutto ai voti dei “piccoli”. Escluso Leu, divengono fondamentali i voti degli ex M5s fuoriusciti per dar battaglia alla Lega: Nugnes, De Falco, De Bonis, Martelli, Buccarella. E poi ancora gli “attendisti” del Gruppo Misto e delle Autonomie, da Giorgio Napolitano a Elena Cattaneo, da Riccardo Merlo a Pier Ferdinando Casini. Se l’operazione Crippa dovesse andare in porto i numeri per la fiducia potrebbero venir meno. Anche perché c’è un senatore M5s che il leghista non ha nominato ma ha già fatto capire di volerne stare fuori: Gianluigi Paragone. Il giornalista è stato il primo critico dell’accordo col Pd e ha annunciato che domani su Rousseau voterà un no convinto al governo giallorosso.

Il mercato delle vacche è aperto. Mossa disperata della Lega?

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