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Stati Uniti e Cina sono di nuovo molto vicini a chiudere il primo step di un accordo commerciale. La cosiddetta “Fase-1”, così la chiamano gli americani, è stata discussa ieri durante una conferenza telefonica. Da Pechino parlava Liu He, vicepremier a cui il presidente Xi Jinping ha affidato la gestione dei fondamentali dossier economici, ivi compresa la trade war con gli Usa. Dall’altro lato del telefono c’erano il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, e il rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, Robert Lighthizer. I negoziatori che  Donald Trump ha incaricato per la delicatissima pratica; il primo più disponibile, l’altro un mastino anti-cinese.

I PASSI IN AVANTI

Stamattina il ministero del Commercio cinese ha confermato che sono state sostanzialmente completate le “consultazioni tecniche” su alcune parti dell’accordo commerciale. Le due potenze sono dunque pronte a elevare il documento sintetizzato verso il passaggio successivo: la firma di carattere politico. Che dovrebbe avvenire il mese prossimo, quando in Cile Trump e Xi saranno di nuovo faccia a faccia.

Per predisposizione mentale e culturale, l’americano affronta questi bilaterali sempre ottimamente disposto, e considerando che tra le sue priorità c’è chiudere un accordo con un nemico/rivale dell’America prima della fine del mandato, al momento il quadro generale è di quelli positivi.

I TEMI DI DISCUSSIONE

Se i prodotti agricoli sono una delle principali aree di discussione (da definire le quantità di acquisto cinese per calmierare lo sbilancio commerciale), sul tavolo c’è molto altro. Almeno secondo le volontà degli Stati Uniti (nota: qui inteso in senso generale, sebbene alla Casa Bianca ci sia più disponibilità a un’intesa per la ragione sopra citata, mentre al Congresso e in altri apparati si tiene più il punto).

Le discussioni e le necessità Usa ruotano attorno alle riforme del sistema di gestione dell’economia cinese. Su tutto i supporti statali cinesi che alterano il mercato e che vanno dalla concorrenza sleale fini agli aiuti alle proprie ditte tramite attività di spionaggio, fino alle manovre monetarie per sostenere le esportazioni.

UN CONFRONTO DURATURO

Secondo il New York Times, Washington potrebbe aver intenzione di riabilitare parzialmente Huawei, fornendo alla ditta cinese forniture di beni non sensibili. Huawei è sotto un blocco politico-commerciale perché le sue attività vengono considerate rischiose per la Sicurezza nazionale, favorendo lo spionaggio cinese.

Su tutto resta un dubbio: non è chiaro quanto Pechino accetterà di esporsi, non è chiaro quanto peso avrà l’accordo nel medio periodo. Rimane piuttosto possibile in un futuro a più lungo termine, al di là dell’intesa in costruzione, che la postura strategica americana riguardo alla Cina non cambierà troppo. Il confronto va oltre il commercio.

Usa-Cina, nuovi passi verso l'intesa commerciale. Ma i nodi restano

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