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“Questa crisi è diversa dalle altre”. Vincenzo Scotti, più volte ministro Dc, volto protagonista di Prima, Seconda e Terza Repubblica, oggi presidente della Link Campus, ha le idee chiare sul divorzio gialloverde.

Professore, diversa in cosa?

Per la grande confusione politico-istituzionale che le fa da sfondo. Il tentativo di legare una riforma di grande peso istituzionale come quella sul taglio dei parlamentari a una trattativa politica è un chiaro sintomo.

Si arriverà al voto della mozione di sfiducia?

Capiremo nei prossimi giorni se c’è spazio per un’alternativa di governo. Ad oggi sembra prospettarsi un governo di legislatura, cioè un accordo politico che non dia vita a un semplice esecutivo di transizione.

E il famoso governo di scopo?

Sarebbe un regalo a Salvini. Durerebbe poco, non ci sarebbe un collante politico sufficiente ad affrontare i venti che spireranno, a cominciare dalla manovra, e permetterebbe alla Lega di iniziare da domani una campagna elettorale permanente. Con un accordo di legislatura invece Pd e M5S potrebbero mettersi al tavolo e scegliere il prossimo presidente della Repubblica, non è poco.

Pd e Cinque Stelle insieme. Era destino?

Era una delle strade percorribili all’indomani delle elezioni politiche. Ho sempre ritenuto fosse quella giusta, ma serviva un’iniziativa politica del Pd coraggiosa che non c’è stata. Eppure un dialogo era possibile. Con la giusta formula avrebbero potuto trovare la sintesi fra un partito portatore di un’eredità politica del passato e un movimento di cambiamento, fra “élites” e “popolo”. I Cinque Stelle avrebbero completato il passaggio da movimento di pura pulsione a forza istituzionale.

Che bilancio fare dell’esperienza gialloverde?

Questo governo non aveva coesione strategico-politica. C’era un contratto che garantiva un equilibrio politico, ma era un equilibrio fragile che non sarebbe sopravvissuto alla legislatura.

Salvini ha aspettato troppo?

Le elezioni locali e regionali prima e quelle europee avevano già reso chiara l’ineluttabilità della frattura. Salvini poteva rompere subito dopo, non c’era più ragione di stare insieme. Ha deciso di aspettare, assumendosene i rischi.

Che dire dell’altro Matteo? Renzi si è confermato un abile stratega politico?

E quale sarebbe la sua strategia? Io non ne vedo una visione. Se c’è, è molto occasionale, legata agli umori del momento. Renzi dice che lo scopo del governo nascituro dovrebbe essere evitare l’Iva. E questa sarebbe una strategia di lungo periodo per il Paese? Se non ci sono presupposti per un governo politico, con un programma condiviso, l’unica alternativa sono le elezioni.

Oppure un Conte-bis. L’avvocato è spendibile per un secondo mandato?

Un Conte bis non avrebbe più una base politica a sorreggerlo. Il presidente a Foggia ha spiegato che lavora nell’interesse del Paese e non dei partiti. Ha dimenticato però che proprio grazie alla designazione dei due partiti di maggioranza ha potuto varcare la soglia di palazzo Chigi. Vi ha trascorso più di un anno grazie a una designazione politica. Ora che è venuta meno rimane una figura autorevole, ma pur sempre un privato cittadino.

Accordo politico (di legislatura) o meglio le elezioni. Parla Enzo Scotti

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