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Forse alla fine è andata proprio come doveva andare. La Tav si farà e questo per il Movimento Cinque Stelle è un brutto colpo. Aspettarsi però che le cose andassero diversamente sarebbe stato un errore dal momento che l’opera in questione si trova ormai in stato di avanzamento e dunque impossibilitata a essere fermata. Semmai c’è il risvolto politico, ovvero le ripercussioni sul rapporto che lega i due azionisti del governo, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Un tema affrontato direttamente da Formiche.net insieme a Riccardo Molinari, che per il Carroccio è capogruppo alla Camera.

Molinari, il M5S ha preso una bella batosta sulla Tav. C’è il rischio di non rialzarsi più?

In realtà è successo quello che sapevamo tutti, e cioè che alla fine il governo non aveva nessuno strumento per bloccare la Torino-Lione, semmai avrebbe potuto ricontrattare alcune spese e così è stato e questo è quello che ha riferito Conte in Aula. Certamente è un boccone amaro per il Movimento, loro si sono sempre battuti per bloccare l’opera. Ma da un punto di vista tecnico era impossibile fermare la Tav e questo noi lo diciamo da un anno, non da ieri.

Tav o non Tav Lega e Cinque Stelle però non fanno altro che litigare…sbaglio?

Diciamo che c’è un grande lavoro di mediazione dietro le quinte, indubbiamente abbiamo una dialettica molto vivace che ci portiamo dietro dalla fase pre-elettorale. Ma l’esperimento di governo va avanti, su questo ci sono pochi dubbi, abbiamo il compito di trovare la sintesi e risolvere i problemi di questo Paese e portare avanti i provvedimenti necessari.

Tra due mesi ci sarà da scrivere una manovra, la seconda gialloverde. Sarà meglio andare il più d’accordo possibile, non crede?

Speriamo che non ci siano problemi, anche perché noi vogliamo assolutamente abbassare le tasse al sistema produttivo e al contempo bloccare l’aumento dell’Iva e su quello c’è un accordo di massima con in nostri alleati e speriamo che regga. Stiamo in questi giorni iniziando ad approfondire la manovra proprio per cercare di dare delle risposte alle imprese che, meglio ricordarlo, si aspettano molto da noi.

Se parliamo di flat tax il ministro Tria qualche dubbio ce l’ha…

La cosa importante è che si arrivi a un punto di caduta, che è l’abbassamento delle tasse. Questo è quello che ci interessa anche perché onestamente sarà difficile pensare a una flat tax al 15% per tutti entro questa manovra. Ma il nostro target è quello, allargare la platea dei contribuenti a cui abbassare le aliquote.

Molinari, il M5S vorrà la sua parte della torta però. Voterete il salario minimo?

Il salario minimo lo voteremo e lo appoggeremo solo se servirà per quelle fattispecie contrattuali che non rientrano nella contrattazione collettiva e su questo posso dirle che i sindacati sono d’accordo con noi. Il rischio è che un salario minimo per legge che però entri nella contrattazione collettiva alla fine si traduca in un danno per i lavoratori più che in un vantaggio.

Parliamo di Europa. I rapporti tra Ursula von der Leyen e la Lega partono in salita…

Noi non abbiamo votato questo Presidente, è chiaro che avremo delle difficoltà. Noi abbiamo chiesto un commissario della Lega e speriamo di averlo. Il suo programma è perfettamente in continuità con le gestioni precedenti e questo è un problema. L’Italia avrà il suo commissario, la sua figura di peso, ma per noi sarà certamente più complicato avere una persona di fiducia in quel contesto politico.

 

 

 

 

 

 

La Lega dirà sì al salario minimo. A patto che...Parla Molinari

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