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È Matteo Salvini ad avere le redini del governo, nonostante la maggioranza parlamentare dia ai 5 Stelle un numero di seggi maggiore. A crederlo è Lorenzo Pregliasco (a sinistra nella foto), co-fondatore di YouTrend, docente e analista politico che in una conversazione con Formiche.net ha interpretato gli ultimi dati sul consenso elettorale delle forze di governo e dei partiti di opposizione. “Questo governo è più sacrificabile per Salvini che per i 5 Stelle e in termini negoziali questo dà alla Lega un peso superiore a quello che effettivamente ha in Parlamento”.

Partiamo dalle forze di governo: sembra che l’esecutivo abbia un consenso che supera il 53%. A cosa è dovuto questo dato?

Sì, dalle ultime rilevazioni della supermedia, facendo una somma delle due forze di governo si supera il 53%. A cosa è dovuto? Al fatto che per motivi diversi una parte dell’elettorato, che è la maggioranza, a oggi considera questo governo l’opzione migliore o quella che anche per carenza di alternative risulta più votabile. I social ci abituano a vedere solo quella parte di consenso “tifoso”, militante, ma la realtà è che quando parliamo di grandi numeri, ossia nelle analisi dell’elettorato, i tifosi sono solo una parte. Ci sono anche elettori che considerano questo governo il meno peggio.

Vale anche per i partiti che compongono il governo?

In parte. Nello specifico, la Lega fa questo gioco sulll’elettorato di centrodestra, ossia a guardare a Salvini non sono solo i tifosi, ma anche coloro che lo considerano l’unica alternativa. Mentre i 5 Stelle sono in una situazione un po’ più precaria, perché c’è un trend discendente ormai da tempo e credo che le europee abbiano accelerato un possibile punto di non ritorno. Effettivamente i 5 Stelle rischiano di diventare non dico marginali, ma comunque di avere un tetto di consenso che potrebbe renderlo meno protagonista nei prossimi sviluppi.

Le due forze di governo sono impegnate, in questi giorni, in uno scontro sulla questione migranti, vediamo l’intervista odierna della ministra Trenta. Come rispondono, gli elettori, a questo scontro?

Io credo che ne guadagni Salvini più che i 5 Stelle, per due motivi. Il primo è che ha una linea molto chiara sull’immigrazione. Può essere condivisa o meno, ma indubbiamente ha il pregio di essere chiara, cosa che ai 5 Stelle manca, e forse anche su altri temi. Diciamo che sull’immigrazione la forza guidata da Di Maio è in difficoltà, non ha un’identità definita e anche un elettorato che al suo interno è più diviso rispetto a quello della Lega, questo lo mostrano anche gli ultimi sondaggi. Questo fatto fa sì che ogni volta che si parla di immigrazione Salvini ha il beneficio di essere considerato un leader politico che ha una sua linea precisa e una sua credibilità, mentre al contrario i 5 Stelle patiscono il fatto di andare un po’ a rimorchio. È chiaro che più si parla di immigrazione più la bilancia pende a favore della Lega nell’alleanza di governo.

Matteo Salvini, con il consenso che ha raggiunto, potrebbe avere l’interesse di far cadere il governo?

Penso che ci siano delle cose che gli vanno bene e delle altre che gli vanno meno bene. La somma dei fattori lo porta a restare al governo. Intendo dire che non credo abbia una visione univoca, ma soppesando i vari eventi ha pensato di restare al governo. La mia lettura è che è chiaro che per il Movimento 5 Stelle questa sia l’unica opzione possibile per stare al governo, ed era chiaro già dopo le elezioni. Questo rende Di Maio e la leadership dei 5 Stelle molto più condizionabile sull’agenda politica.

In che senso?

Nel momento in cui Salvini sa che i 5 Stelle faranno di tutto per restare al governo sa di avere un po’ più di margine di manovra. Insomma, questo governo è più sacrificabile per Salvini che per i 5 Stelle e in termini negoziali questo dà alla Lega un peso superiore a quello che effettivamente ha in Parlamento. Questa è un po’ la situazione in generale, poi ci sono singole questioni che farebbero pensare che a Salvini converrebbe un governo diverso da questo. Credo però che quest’anno sarà piuttosto complesso vedere una elezione anticipata, e lo dico da tempo.

In tutta questa situazione come sta l’opposizione? Partiamo dal Pd…

Mi pare che l’elemento della leadership di Zingaretti sia sicuramente positivo. Il Pd arrivava da un anno di assenza di guida del partito e in questo senso Zingaretti, con le primarie vinte molto bene, con le europee che sono andate discretamente, così come le amministrative, si può porre come un interlocutore con una parte importante dell’elettorato. È chiaro che quello che sta attraversando il Pd è una fase di riassestamento che richiede un po’ di tempo, ma questo è normale in politica. Lo stesso Salvini, che oggi citiamo come esempio sotto il profilo della comunicazione, non si è inventato questa strategia in un mese, ma ha alle spalle un percorso di anni. La mia impressione è che il Pd ora abbia dalla sua parte la spinta positiva della leadership nuova, ma non possa ancora competere per il governo nazionale. Ha bisogno di tempo e di messaggi forti.

Invece Forza Italia, secondo la vostra supermedia, è l’unico partito a crescere nelle ultime due settimane. Un inizio di risalita?

Sì, è in crescita, ma si tratta comunque di un dato più basso rispetto a quello delle europee. In questo senso, quindi, il trend è un po’ preoccupante, perché alle europee aveva tenuto Fratelli d’Italia un paio di punti sotto, 2,3 punti, ora invece ha solo un punto di differenza. Io vedo, nel caso di Forza Italia, una progressiva marginalizzazione, se venisse poi superata da Fratelli d’Italia equivarrebbe a una sorta di preludio di sparizione. Vedremo i passaggi che ci saranno, ma non sono convinto che la crisi sia risolvibile con nomine di coordinatori e forse neanche con un congresso, come è stato annunciato. Forza Italia è un partito che vive – o ha vissuto – della sua leadership, cioè quella di Berlusconi. Nel momento in cui è appannata, non è più presente per vari motivi, non son sicuro che Forza Italia possa sopravvivere.

Se si votasse domani, ci sarebbero i margini per un governo alternativo a quello gialloverde?

Io credo che le opzioni siano due: o un altro governo gialloverde, o un governo di centrodestra – Lega da sola, Lega con Fratelli d’Italia, Lega con Forza Italia, dipenderà delle alleanze -, ma in base ai dati di oggi e nel breve e medio termine francamente fatico a vedere soluzioni di governo alternative a queste due, perché non ci sono i numeri.

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