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L’Argentina è di nuovo nei guai. Sempre più vicino al default, il Paese sudamericano è ancora una volta con i conti in rosso. Il bond a 100 anni vale solo 38 centesimi e la situazione economica e finanziaria ha spinto il Fondo monetario internazionale a convocare per il 6 settembre una riunione d’urgenza per cercare di approvare un nuovo piano di salvataggio.

L’ITALIA NON CI STA

Una strategia per cercare di salvare (un’altra volta) l’Argentina. Secondo il quotidiano argentino Pagina 12, Italia, Svezia e Paesi Bassi si sarebbero opposti venerdì, durante un incontro straordinario del vertice dell’organizzazione internazionale.

Dietro alla negativa di approvare il prestito ci sarebbero delle violazioni compiute dal governo del presidente Mauricio Macri ad alcuni termini del programma concordato. Prima di impegnare altre risorse (circa 5,4 miliardi di dollari) per il salvataggio dell’Argentina, vorrebbero aspettare l’esito delle elezioni presidenziali del 27 ottobre.

IL RITORNO DEL PERONISMO

Elezioni che molto probabilmente porranno fine all’era Macri in Argentina. Secondo alcuni esperti e analisti, è praticamente impossibile che, nonostante gli sforzi e le ultime manifestazioni di sostegno a Buenos Aires, Macri riesca a ribaltare la situazione attuale dei sondaggi: ha soltanto il 32% del consenso popolare, superato dal candidato peronista Alberto Fernández con il 47%.

Una tendenza che, purtroppo, rischia di replicare “la barbarie del Venezuela” in Argentina. L’avvertenza è stata lanciata dallo scrittore e premio Nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa. In un articolo intitolato “Un democratico retrocesso della civiltà alla barbarie”, pubblicato sul quotidiano argentino La Nación, l’autore analizza lo scenario partendo dalla crisi venezuelana.

“La demagogia, il populismo e il socialismo, parenti molto vicino – scrive Vargas Llosa riferendosi al Venezuela – l’hanno retrocessa ad una forma di barbarie che non ha precedenti nella storia dell’America latina e forse del mondo”. Secondo lo scrittore, il panorama politico della regione si trova in una strada che l’allontana dal progresso.

“Per disgrazia – ha continuato – non solo il Venezuela ritorna alla barbarie. L’Argentina potrebbe imitarla se gli argentini ripetono la follia furiosa di queste elezioni primarie nelle quali hanno rifiutato Mauricio Macri dando 15 punti di vantaggio alla coppia Fernández-Kirchner”.

La spiegazione di questo “delirio”, come lo definisce l’intellettuale è “la crisi economica che il governo di Macri non è riuscito a risolvere e ha duplicato l’inflazione”. E perché è fallito? “Penso per il ‘gradualismo’, l’impegno del team di Macri di non esigere più sacrifici ad un popolo stremato dagli oltraggi dei Kirchner”.

ALLEANZA CON LA RUSSIA?

Intanto, l’ombra di Putin continua ad allargarsi in America latina. L’ambasciatore argentino a Mosca, Ricardo Lagorio, ha riferito all’agenzia Sputnik i colloqui tra rappresentanti della compagnia petrolifera statale Argentina Ypf e del colosso energetico russo Gazprom.

I due stanno preparando un progetto congiunto di esplorazione nel settore del gas naturale: “Siamo molto vicini alla firma di un accordo, e le due compagnie stanno lavorando sodo per finalizzare gli ultimi dettagli al più presto”. Gazprom aveva dichiarato all’agenzia argentina Telam che il gruppo “sta considerando la possibilità di avviare progetti in Argentina, inclusi progetti in relazione con lo sviluppo di riserve di gas non convenzionale”.

Incubo argentino. C’è rischio di un’altra Venezuela?

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