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Sono arrivati in Sardegna nei giorni scorsi sei velivoli F-35, accompagnati per l’occasione da un team di piloti e manutentori del 32° Stormo dell’Aeronautica militare. Per tre settimane, i caccia di quinta generazione saranno impegnati in un ciclo di addestramento avanzato che permetterà ai piloti del 13° Gruppo di Amendola di potenziare l’esperienza nelle numerose capacità operative già conseguite con il nuovo velivolo, tra cui quelle legate al suo impiego nel servizio di sorveglianza dello spazio aereo. Dopo l’Initial operational capability (Ioc) conseguita lo scorso novembre (prima Forza armata in Europa), l’Arma azzurra prosegue così i lavori verso la piena capacità operativa dell’avanzato velivolo.

LE ATTIVITÀ A DECIMOMANNU

I sei F-35 nella versione A (a decollo e atterraggio convenzionali) si sono rischierati presso il Reparto Sperimentale e di Standardizzazione di Tiro Aereo (Rssta) di Decimomannu, in provincia di Cagliari. Durante le tre settimane, verranno svolte varie tipologie di missioni di addestramento, sia diurne che notturne, in coordinamento con l’Rssta e il Poligono Interforze di Salto di Quirra. “Grazie alle caratteristiche cosiddette omniruolo del nuovo sistema d’arma, che lo caratterizzano come piattaforma di 5^ generazione rispetto a quelle multiruolo delle precedenti generazioni, in particolare per le capacità uniche del nuovo velivolo in termini di raccolta e gestione in tempo reale di dati (sensor fusion), è possibile esprimere contemporaneamente in volo tutta la gamma di capacità aero-tattiche in passato effettuate necessariamente con più tipologie di velivoli”, spiega la Forza armata in una nota.

NEL DETTAGLIO

In questo modo, i piloti possono quindi addestrarsi, nel corso dello stesso volo, a una vasta gamma di missioni, tra cui combattimento con altri velivoli (air-to-air), simulazione di ingaggio con armamento di precisione di obiettivi sul terreno, attività Isr (Intelligence, sorveglianza e riconoscimento) per raccolta dati a supporto delle operazioni, attività di supporto ravvicinato a forze terrestri e marittime, guerra elettronica. “Le missioni di addestramento verranno svolte a quote ed in porzioni di spazio aereo dedicate, all’interno delle quali, attraverso sofisticate tecnologie di simulazione di cui è dotato il velivolo, sarà possibile per i piloti addestrarsi anche a tattiche e procedure di combattimento aereo ed ingaggio di precisione di obiettivi sul terreno, ma senza prevedere l’utilizzo e lo sgancio di alcun tipo di armamento”, precisa l’Aeronautica.

LA REALTÀ VIRTUALE

Difatti, tutto sarà riprodotto da computer di bordo, il quale presenterà ai piloti le diverse tipologie di minacce in base agli scenari operativi che di volta in volta verranno simulati, e sempre in modo computerizzato il pilota potrà addestrarsi a fronteggiare e neutralizzare tali minacce in modo efficace. Tra l’altro, le capacità di virtual ed embedded training (addestramento al simulatore e addestramento virtuale a bordo del velivolo stesso) consentono di addestrarsi in totale sicurezza su tutte procedure, tattiche operative e sviluppo delle potenzialità del sistema d’arma, oltre che consentire una sostanziale riduzione di costi.

LA CAPACITÀ OPERATIVA INIZIALE

È in questo modo che i piloti italiani si addestrano all’impiego dell’avanzato F-35, ancora oggetto della “valutazione tecnica” del ministero della Difesa italiano per quanto riguarda ulteriori piani di acquisto. Ad ora, gli impegni italiani prevedono 90 velivoli (dopo la riduzione dai 131 già effettuata in passato). Dai vertici delle Forze armate sono sempre arrivata indicazioni importanti per un velivolo su cui l’Italia ha puntato per il futuro del suo potere aereo. A fine novembre, il nostro è stato il primo Paese europeo a dichiarare la capacità operativa iniziale (Ioc) per i suoi velivoli di quinta generazione, annunciato che il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Alberto Rosso ha dato durante il corso del Tactical Leadership Programme (programma internazionale) allora ospitato dalla base pugliese di Amendola. L’F-35, spiegava il generale, “è un nuovo sistema d’arma, che ha la capacità di gestire e analizzare una mole infinita di dati e di trasmetterla e condividerla con altri sistemi di comando e controllo a terra”. I molteplici impieghi del nuovo caccia di quinta generazione comprendono il dual use, poiché “anche altri dicasteri, altre Istituzioni potranno usufruire delle capacità incredibili di questa nuova macchina”.

Ecco come l'Aeronautica militare si addestra (in Sardegna) sugli F-35

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