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Mentre fuori dal Parlamento erano radunati sostenitori del presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidó – e a pochi passi da Piazza Venezia, invece, quelli di Nicolás Maduro – la delegazione del presidente autoproclamato in missione in Italia rispondeva alle domande della stampa, a seguito degli ultimi incontri con diverse forze politiche italiane.

Rodrigo Diamanti, responsabile in Europa per gli aiuti umanitari, ha ringraziato prima di tutto per il sostegno dei partiti e le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Lui ha chiarito di cosa si tratta la crisi venezuelana. Una scelta tra la libertà di un popolo e l’imposizione di un regime”. Ha riferito, poi, che all’incontro in Vaticano la Santa Sede ha confermato il sostegno perché quest’anno si svolgano elezioni libere, con un nuovo sistema elettorale, in Venezuela.

Ugualmente, il presidente e fondatore di Un Mundo Sin Mordaza, ha ringraziato il ministro degli Affari esteri, Enzo Moavero Milanesi,  per il riconoscimento dell’Assemblea Nazionale come “unico organo legittimo del Venezuela”. In questo modo Maduro non è più il presidente legittimo del Paese e diventa urgente il ritorno alle urne. “Questo è un passo molto importante per noi – ha aggiunto Diamanti –. Tutte le forze politiche italiane, tranne una, riconoscono Guaidó come presidente ad interim […] Il governo italiano sia dalla parte della libertà […] La neutralità può diventare indifferenza. Il popolo venezuelano vuole essere libero come lo è il popolo italiano”.

Il presidente della Commissione esteri dell’Assemblea Nazionale, Francisco Sucre, ha dichiarato che per la delegazione è molto importante riuscire a comunicare al popolo italiano, con il quale ha avuto storicamente un rapporto stretto, cosa sta succedendo in Venezuela: “Noi siamo dalla parte giusta. Dalla parte di chi vuole far ritornare prosperoso il Venezuela. Abbiamo il sostegno di gran parte dei parlamentari italiani”. Resta però lo sconcerto del perché il Movimento 5 Stelle – ammettendo esplicitamente in Parlamento che non sostiene Maduro e che il Venezuela deve tornare ad elezioni – si rifiuta ancora di dare legittimità a Guaidó. “Questo gruppo parlamentare – ha sottolineato – è andato oltre gli interessi dei venezuelani e degli italiani residenti in Venezuela, che sono 200mila, più 2 milioni di cittadini che hanno origini italiane”.

“Guaidó è riconosciuto da 52 Paesi – ha ricordato Sucre – e da diverse istituzioni, tra cui la Banca Interamericana di Sviluppo, l’Organizzazione di Stati Americani e la Banca Mondiale”. Ha detto che l’agenda è molto chiara: fine dell’usurpazione del potere – grazie alla pressione internazionale e anche interna, con i venezuelani in piazza -, governo di transizione e convocazione di elezioni libere: “Vogliamo elezioni come quelle svolte in Italia, domenica in Abruzzo. Dove tutti i candidati e i partiti politici possono partecipare. Quello non l’abbiamo avuto in Venezuela a maggio del 2018”.

La crisi del Venezuela si è trasformata in una minaccia alla stabilità regionale e anche dell’Europa, secondo Sucre. Perché la dittatura di Maduro “non è una dittatura tradizionale. È un regime che promuove esplicitamente attività criminali come il traffico di droghe. E permette la presenza di gruppi terroristici come Hezbollah, Eln e Farc nel territorio venezuelano. Ora il Venezuela è un santuario per la criminalità organizzata”.

L’ex sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, ha ricordato che è stato prigioniero politico del regime di Maduro per 1000 giorni “solo per il fatto di opinare”. Ha detto di volere avere l’opportunità di raccontare “tutto quello che sta succedendo nel Paese. Il Venezuela vive una catastrofe multipla. Di dimensioni maggiori rispetto a quella degli Stati Uniti nel 1929 e della Spagna durante la guerra civile. In Venezuela c’è carestia. Mentre con Chávez il 40-45% della popolazione era in stato di povertà, oggi quella cifra è al 90%. Con il salario minimo non si può comprare nemmeno il 5% della cesto alimentare […] Uno dei problemi più gravi è la sicurezza. In questi anni sono morte più di 400mila persone”.

Ledezma ha ribadito che la crisi non è precipitata perché gli Stati Uniti vogliono prendersi il petrolio venezuelano: “Il petrolio l’hanno venduto Chávez e Maduro agli Usa, così come alla Cina e alla Russia, e lo regalano a Cuba e Nicaragua […] Qui non si tratta di un dibattito ideologico. O destra e sinistra. È un dibattito tra il bene e il male. Si tratta di stare dalla parte di chi rappresenta il terrorismo e il narcotraffico, chi commette crimini contro l’umanità. Dalla parte di un modello economico che non è servito al Venezuela e non funzionerà per nessuno […] Se non vi duole quello che succede ai venezuelani, non siate indifferenti a quanto stanno vivendo gli italiani […] Al Movimento 5 Stelle dico due frasi popolari: ‘Hay amores que matan’ (ci sono amori che uccidono) e ‘dime con quién andas y te diré quién eres’ (dimmi con chi vai e ti dirò chi sei)”.

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